Minturno Cambia, Gennaro Orlandi: “Bisogna investire nelle politiche giovanili”

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MINTURNO – Gennaro Orlandi, 26 anni, laureato in Scienze della Pubblica Amministrazione, candidato al consiglio comunale di Minturno per la lista “Minturno Cambia”, a sostegno di Gerardo Stefanelli, è uno dei più giovani candidati in questa tornata elettorale.

Ti abbiamo visto in conferenza stampa al fianco del candidato sindaco Maurizio Faticoni, avversario di Gerardo Stefanelli e quindi tuo avversario. Come mai?
Perché a volte penso che “metterci la faccia” sia davvero importante. E quanto è successo negli ultimi giorni mi ha davvero impressionato negativamente. D’accordo con Gerardo, sono andato in rappresentanza di Minturno Cambia e della nostra coalizione per manifestare la nostra solidarietà da cittadini di Minturno. Al di là degli steccati politici, è giusto che in una campagna elettorale dai toni un po’ troppo accesi, si sia pronti ad unirsi e fare fronte comune per denunciare episodi che non appartengono a questa città. Naturalmente ciò non significa che abbiamo qualcosa da condividere politicamente con quel progetto politico. Gerardo è stato molto chiaro sul punto: nessun accordo con altre forze politiche, né ora, né al ballottaggio.

Sei tra i candidati giovani di questa tornata elettorale. Ma com’è oggi essere giovani a Minturno?
Innanzitutto, non è facile. Anche perché non siamo in tanti. Molti miei coetanei tornano qui solo per qualche weekend o nei mesi estivi. La maggior parte di noi ha dovuto lasciare il paese, spesso non per scelta ma per pura necessità. Qui infatti il lavoro è poco e chi ne ha possibilità e voglia cerca soluzioni altrove.

E quelli che invece restano a Minturno?
Beh, vivono una città che non li considera abbastanza. Mancano dei centri di aggregazione in cui i ragazzi possano socializzare ed essere impegnati, anche svagandosi, in maniera costruttiva. Le poche iniziative in tal senso, nate dalla buona volontà di cittadini e associazioni o dall’impegno sociale della Chiesa, non bastano a garantire una “offerta” sufficiente. Come conseguenza, tanti, troppi vivono la propria gioventù sulla strada, e la strada di oggi non è più quella dei nostri genitori. Oggi è molto più facile “perdersi” e diventare un problema per la comunità, invece che una sua risorsa.

C’è qualcosa che la politica può fare per questo disagio giovanile?
Io credo, anzi noi crediamo, che l’unica vera arma di una collettività contro questo malessere sia l’investimento nella cultura, intesa a tutto tondo. Perciò con Minturno Cambia e con Gerardo Stefanelli proponiamo una serie di iniziative facilmente concretizzabili e dal costo ragionevole, a coprire principalmente tre tematiche: Cultura della Conoscenza, con l’apertura di una biblioteca comunale e di uno o più centri polifunzionali (teatro, musica, arti figurative…) da “impiantare” in strutture inutilizzate di proprietà del comune, garantendo i servizi minimi e facendo leva sull’apporto delle associazioni e sulle donazioni dei cittadini (libri e video, supporti e hardware informatici, strumenti musicali, ecc.). Cultura dello Sport, con investimenti in supporto delle iniziative e delle associazioni impegnate specificamente nello sport amatoriale giovanile, cercando anche di valorizzare gli sport minturnesi per tradizione (pallavolo, basket e calcio) e vocazione (vela e sport del mare). Cultura della Comunità, con un programma di piccoli eventi da istituire in collaborazione con gli attori sociali presenti sul territorio, al fine di ricostruire a Minturno un senso di comunità e di appartenenza che vada ben oltre il campanilismo sportivo o quello, francamente incomprensibile, di quartiere.

Una proposta che senti particolarmente “tua”?
Il mio impegno, da consigliere o semplice cittadino, sarà rivolto in prima istanza alla partecipazione di Minturno al progetto/esposizione “Memorie Urbane”. È una suggestiva e a suo modo davvero geniale iniziativa che ha portato negli scorsi anni diversi centri a noi vicini (Gaeta per prima) a “sfruttare” le opere di giovani artisti della street art per riscoprire e recuperare aree abbandonate del tessuto urbano (a costi irrisori). Perché con le “bombolette” si può anche abbellire un paese, anche se non ci siamo abituati.