Formia / Rifondazione Comunista: “L’emergenza abitativa va risolta subito”

Formia Politica

FORMIA – “Più volte abbiamo lanciato – in questi anni – l’allarme circa la necessità di realizzare nuovi alloggi di edilizia popolare per soddisfare la fame abitativa degli strati sociali meno abbienti. Sono oltre 200 le famiglie che hanno fatto richiesta di un alloggio popolare e che da anni aspettano che qualcuno si degni di dare una risposta alla loro disperazione, aggravata da una crisi economica che toglie lavoro e reddito (in assenza di politiche occupazionali degne di nota)”. Lo dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia.

“Non è dato invece sapere – prosegue la nota – invece il numero di famiglie che è a rischio sfratto, in quanto non ci sono dati disponibili. Di certo il problema esiste, visto che dicembre scorso è stata pubblicata sul sito del comune di Formia la determinazione n.603/2015 avente come oggetto “Contributo economico straordinario primo ricovero per nucleo familiare sfrattato”, con la quale l’allora dirigente del settore Servizi Sociali e Integrazione Socio Sanitaria, stanziava 1500 euro per di sostenere il nucleo familiare in questione nel pagamento delle spese per un alloggio provvisorio e temporaneo, in attesa di altra e definitiva soluzione per un periodo presunto di mesi 4.

Al di là del singolo caso – comunque grave – la lettura della determinazione n.603/2015 ci aiuta a far emergere una realtà drammatica, spesso dimenticata.

Infatti nella nostra città – è scritto a chiare lettere nella determinazione – esiste una gravissima emergenza abitativa e che questa sta colpendo duramente molti nuclei familiari anche con figli minori, tanto grave da aver assunto i connotati di una vera e propria emergenza sociale.

Lo conferma il fatto che esiste una lunga lista di cittadini di attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Questa fame di edilizia popolare non può essere soddisfatta in quanto l’attuale patrimonio di edilizia residenziale pubblica non è sufficiente, neanche nei casi in cui è stato effettuato uno sfratto esecutivo.

Sia presso i Servizi Sociali comunali che presso la Segreteria del Sindaco vengono rappresentate “drammatiche situazioni di emergenza che possono sfociare in gravi condizione di rischio per la salute dei cittadini coinvolti e in molti casi anche per i minori, soprattutto con l’approssimarsi della stagione fredda”, a causa dell’impossibilità di pagare l’affitto.

Molti nuclei familiari sono alle prese con intimazione di sfratto o con sfratto esecutivo per morosità pregresse per l’impossibilità di pagare l’affitto in quanto alle prese con difficoltà economiche.

Gli sfratti sono infatti una delle principali componenti del dramma sociale dell’emergenza abitativa e nell’ultimo decennio hanno fatto registrare una preoccupante ascesa.

Veniamo anche a conoscenza che è stata firmata dal sindaco un’ordinanza sindacale “con la quale, al fine di sopperire all’emergenza prima evidenziata e nelle more di reperire, con procedure di evidenza pubblica, alcuni alloggi per sostenere le famiglie in difficoltà, ordina che per i nuclei familiari colpiti da sfratti senza alcuna possibilità di alloggio, situazione di persistente mancanza di condizioni alloggiative minime, nuclei familiari con bambini, in via provvisoria e temporanea vengano accolti in strutture alberghiere”.

L’assenza di interventi per dare una casa a chi non se la può permettere non si può che intendere è in fin dei conti figlia dell’attuale pensiero dominante che vede lo stato sottrarsi alle proprie responsabilità per dare spazio al libero mercato. A pagare le conseguenze di ciò sono i ceti meno abbienti abbandonati al loro destino, spesso costretti ad elemosinare qualche spicciolo – non solo in senso economico – per sopravvivere.

Questo fenomeno non riguarda più solo i disoccupati ma anche chi pur lavorando (e sono tanti) percepisce un reddito inferiore alla soglia di povertà, i cosiddetti “working poor”.

Quella degli sfratti e, più in generale l’emergenza abitativa, è un dramma sociale che va peggiorando di giorno in giorno e lede i diritti delle persone. Le istituzioni sono chiamate a dare risposte strutturali, prima di tutto con un piano di edilizia popolare, di cui crediamo debba farsi portavoce l’attuale amministrazione.

Non bastano le mance che vengono elargite dagli enti locali, vedi la graduatoria del “piano d’intervento per il sostegno abitativo” pubblicato sull’albo pretorio comunale che ha riguardato la concessione di in contributo di 2mila euro a 39 famiglie del sud pontino. Nel frattempo a chi vive il dramma abitativa chiediamo di non mollare e di esternare la proprio rabbia con maggior vigore, affinché giungano delle risposte nell’immediato”.