Sequestra l’iPhone alla figlia che per vendetta la avvelena

Hi-Tech
Boulder County, Colorado
Boulder County, Colorado

Difficile essere genitori al giorno d’oggi, non solo per i numerosi pericoli che la società moderna ha proliferato, ma anche per il complesso rapporto tra genitori, figli e la moderna tecnologia.

Dopo i registri scolastici elettronici, le app pensate affinché i genitori possano controllare i figli e altri strumenti simili, sembra che la cosa più complicata oggi sia riuscire ad insegnare educazione e disciplina agli adolescenti che ormai vivono sempre più sui social e sempre meno nella realtà.

Lo ha capito a sue spese una giovane mamma del Colorado,  che aveva sequestrato l’iPhone alla figlia dodicenne come punizione. Per ripicca – e soprattutto per riavere il suo inseparabile smartphone – la ragazzina per settimane ha tentato di avvelenare la madre con la candeggina. La donna da diverso tempo sentiva infatti uno strano odore di varechina provenire dai bicchieri con cui beveva durante i pasti, ma ovviamente non poteva immaginare che fosse essere un tentativo di avvelenamento da parte della figlia, la quale, peraltro, si era giustificata dicendole che aveva usato la candeggina per lavare i piatti.

A causa dei suoi continui malesseri la donna si è recata in ospedale per una visita medica al fine di appurare la ragione dei suoi strani sintomi, e lì ha avito la sconcertante rivelazione: avvelenamento da candeggina. Insospettita, la madre ha affrontato la figlia che, dopo essere stata interrogata anche dallo sceriffo, alla fine ha confessato. La sua era una vendetta vera e propria per essersi vista requisire l’iPhone, di cui non poteva fare a meno.

Il carcere minorile di Boulder County
Il carcere minorile di Boulder County

La ragazzina è ora tenuta in custodia in un carcere minorile, ma l’accusa che pende sul suo capo è pesante: tentato omicidio di primo grado. Fortunatamente, il diabolico piano è andato in fumo perché le quantità di candeggina ingerite dalla mamma non erano sufficienti ad ucciderla, sebbene abbia rischiato a più riprese, ed a sua insaputa, di essere avvelenata mortalmente.

Una vicina di casa della donna ha dichiarato che, avendo anche lei due figli adolescenti, è solita sequestrargli i telefonini per un breve periodo di tempo, poiché nota un attaccamento che è molto simile ad una dipendenza vera e propria “Lo faccio occasionalmente, ma hanno sempre reagito abbastanza bene, fortunatamente.” Evidentemente la mamma avvelenata non si era resa conto che invece la situazione fosse così fuori controllo.

Un episodio senz’altro “al limite” ma che impone una riflessione sul potere che i dispositivi tecnologici moderni hanno sui ragazzi, soprattutto i giovanissimi, che probabilmente alla loro età non hanno ancora ben chiara la differenza tra mondo reale e mondo virtuale e soprattutto hanno sempre più difficoltà ad accettare un “no” come risposta.

Gisella Calabrese