Minturno / Dimissioni Graziano, PD: “Un fallimento politico ed economico”

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MINTURNO – I debiti fuori bilancio sono solo la punta dell’iceberg, che ha determinato le dimissioni di Paolo Graziano. Un elenco infinito di illegalità, incompatibilità e malessere. Un’aria pesante che si respira a pieni polmoni nel palazzo ormai da tempo. Dipendenti sfiduciati come una parte dei consiglieri di maggioranza e dipendenti arroganti come l’altra parte della maggioranza”. Lo dichiarano in una nota giunta i consiglieri comunale del Partito Democratico di Minturno, Mimma Nuzzo e Gerardo Stefanelli, e il segretario del PD locale Franco Esposito, che intervengono sulle recenti dimissioni del sindaco Paolo Graziano.

Nella nota gli esponenti del centrosinistra elencano tutta una serie di situazioni che hanno determinato il “fallimento amministrativo” del primo cittadino: “Un lungomare al buio da giorni nel periodo di Ferragosto: immagine plastica di un’amministrazione incapace di affrontare anche soltanto l’ordinaria amministrazione. In questo sfascio totale le dimissioni del sindaco Graziano. Nessun rimpianto e nessuna responsabilità politica da parte nostra”.

“Abbiamo offerto – prosegue la nota del PD – la nostra collaborazione su temi generali e importanti senza accettare poltrone. Abbiamo chiesto di intervenire sulle priorità del paese e di condividere decisioni concrete e scomode. Avrebbero avuto tutto il nostro appoggio al solo scopo di avviare la ripresa economica del territorio, ma solo attraverso il rispetto delle regole e delle persone. Abbiamo fatto la nostra parte con la Regione Lazio, ottenendo i finanziamenti per completare la pubblica illuminazione sul lungomare, per la strada di Tufo, per il pagamento degli stipendi agli Lsu.

Abbiamo fortemente sollecitato i nostri rappresentanti istituzionali alla regione sul problema dell’allevamento delle cozze e degli ultimi reperti archeologici sottratti in malo modo alla nostra comunità. Sembra solo ieri che Paolo Graziano paventava spavaldamente rinnovamento e cambiamento: ancora più drammatica la caduta, quando si deludono i giovani. Si parla di motivazioni personali: così si dice, quando non si vuol dire la verità. E sono motivazioni personali solo quando il gigante da affrontare è molto più forte e perciò imbattibile”.

Il Partito Democratico di Minturno ribadisce che “si è arrivati ad un bilancio così importante senza neanche una seduta di commissione sui temi ad esso collegati e senza portare il piano triennale delle opere pubbliche all’approvazione del Consiglio Comunale”.

“Si è volutamente ignorato – prosegue la nota – la relazione di giugno dei Revisori, inviata alla Procura Generale della Corte dei Conti per denunciare la questione dei debiti fuori bilancio, una relazione che lasciava prefigurare questo parere. La principale responsabilità è del Sindaco, dell’assessore al Bilancio e del Presidente della Commissione Bilancio, che avrebbero dovuto procedere, come più volte richiesto dai due consiglieri di opposizione, a incontri preparatori alla formazione di un documento così importante in un momento così delicato. Invece si è pensato di andare avanti, continuando a nascondere sotto il tappeto i problemi e approvando il documento fuori tempo massimo, per comprimere temporalmente ogni spazio critico o di approfondimento soprattutto da parte della maggioranza. Della serie ‘O si approva così o tutti a casa’: un ricatto dell’esecutivo ai consiglieri. Alla fine, davanti al parere sfavorevole del collegio dei revisori, parte dei consiglieri di maggioranza non se l’è sentita, per ora, di andare avanti.

Le relazioni dei revisori, quelle tardive della Segretaria Generale, le dimissioni sottovalutate del Presidente del Nucleo di valutazione, come quelle precedenti di altri funzionari chiave di un’amministrazione pubblica e le sentenze della corte dei conti testimoniano il caos amministrativo che regna al comune di Minturno, caos al quale l’amministrazione non ha mai dato segnale concreto di attenzione e di volontà di risoluzione. Un fallimento politico, amministrativo ed economico percepito dalla gente prima ancora che dai consiglieri di maggioranza”.