Mare inquinato, i dati di Goletta Verde 2015: criticità a Formia, Gaeta e Minturno

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Prelievo alla foce del Torrente Longato a Gaeta
Prelievo alla foce del Torrente Longato a Gaeta

SUD PONTINO – Su sette campionamenti effettuati da Goletta Verde lungo le coste della provincia di Latina, tre sono risultati fortemente inquinati e figurano tutti nei tre Comuni più grandi del golfo. Entro i limiti le cariche batteriche negli altri prelievi.

Sono alcuni dei risultati emersi da “Goletta Verde”, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati.

Nel corso dei rilievi, sono risultati fortemente inquinati i punti di prelievo alla foce del torrente Longato in località Torre San Vito a Gaeta, alla foce del Rio Recillo a Minturno e quello alla spiaggia presso Rio Santacroce in località Gianola di Formia. Entro i limiti le cariche batteriche presenti nei campioni prelevati alla Foce Verde di Latina; alla foce del canale Caterattino di Sabaudia; alla foce del canale Sisto a Terracina e alla foce del canale Sant’Anastasia di Fondi.

Prelievo alla foce del Rio Recillo a Minturno
Prelievo alla foce del Rio Recillo a Minturno

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 22 e il 23 luglio scorso. “I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) – spiegano da Legambiente – e abbiamo considerato come ‘inquinati’ i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e ‘fortemente inquinati’ quelli che superano di più del doppio tali valori”.

“Sulla sfida della depurazione si gioca il futuro del nostro Paese e di questa regione – dichiara Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente -. L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è, bene specificarlo, è quello di individuare i punti critici di una regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. È quindi un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né Legambiente assegna patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

Prelievo nella spiaggia presso la foce del Rio Santacroce a Formia
Prelievo nella spiaggia presso la foce del Rio Santacroce a Formia

Anche nel Lazio abbiamo quindi messo sotto osservazione prevalentemente foci di fiumi e torrenti, ma che si trovano in tratti di costa o su spiagge molto frequentate e che quindi possono diventare elementi di criticità per gli stessi bagnanti. Punti che, in molti casi, sono stati segnalati al nostro servizio Sos Goletta dagli stessi cittadini che chiedevano maggiori controlli su tratti di spiaggia e scarichi sospetti”.

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente.

“Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche.A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare”.

Non va meglio sul fronte dell’informazione ai cittadini. “La vigente direttiva sulle acque di balneazione – concludono dall’associazione ambientalista – impone ai Comuni di divulgare informazioni sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in nessuno dei punti campionati i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa”.