Fondi / Just Play, la presentazione del film che racconta l’esperienza della scuola di musica Al Kamandjiati in Palestina

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Dimitri Chimenti
Dimitri Chimenti

FONDI – L’esperienza della scuola di musica Al Kamandjiati in Palestina raccontata nel film Just Play per la regia di Dimitri Chimenti, una pellicola che esplora le speranze, i punti di vista e le vite di uomini, donne e bambini che della musica fanno un mezzo di libertà e di liberazione.

Giovedì 9 luglio alle ore 20.00 nella Sala Lizzani del Chiostro di San Domenico, un’occasione speciale per incrociare di nuovo l’esperienza di Al Kamandjiati, la scuola di musica palestinese che lavora in favore dei bambini dei campi profughi. Nel corso della presentazione, inoltre, l’associazione Cultura è libertà promuoverà una raccolta fondi in favore del progetto Liutai a Gaza.

Il cast del film è composto da Ramzi Aburedwan, violinista palestinese nato e cresciuto nel campo profughi di

Ramzi Aburedwan
Ramzi Aburedwan

Al Amari, Ramallah. L’adolescenza di Ramzi è segnata dalla violenza, a 11 anni viene ferito a una gamba, a 17 un vicino gli regala una viola e la sua vita cambia corso. Nel 1998, Ramzi vince una borsa al Conservatoire National de Region d’Angers, in Francia e da lì suona ovunque, esibendosi con famose orchestre come la East West Divan orchestra e Muti. Nel 2002, assieme a un piccolo gruppo di attivisti francesi crea l’associazione Al Kamandjâti (“il violinista” in arabo) e l’avventura ha inizio.

Oday Khatib
Oday Khatib

Oday Khatib è un cantante di diciannove anni ed è il più anziano allievo di Al Kamandjâti. Ha attraversato campi rifugiati, villaggi e città della Palestina, cantando per migliaia di persone. Ha tenuto concerti in mezza Europa, ma gli è impossibile ottenere un permesso per esibirsi a Gerusalemme.

 

Sandy Tolan si è occupato spesso di Palestina e Israele ed è l’autore di “The Lemon Tree: An Arab, A Jew, and the

Sandy Tolan
Sandy Tolan

Heart of the Middle East”, un libro che Il Washington Post ha giudicato “straordinario” inserendolo tra le migliori opere del 2006.

Just Play non parla di occupazione, non parla di conflitto e non è neppure un film sulla musica. Questi sono tutti elementi della storia, ma il film parla di qualcosa di diverso. Questo film narra di un gruppo di uomini e donne che lavorano con Al Kamandjati, un’associazione culturale franco-palestinese che conduce un programma di educazione musicale in un territorio che dai campi rifugiati del Libano arriva sino alla Striscia di Gaza. Questo film esplora le speranze, i punti di vista e le vite di uomini, donne e bambini che della musica fanno un mezzo di libertà e di liberazione.

“Durante le riprese nei Territori Occupati non ho sentito spari né esplosioni – ha raccontato il regista Chimenti – in quelle settimane nessun evento eclatante ha occupato le prime pagine dei giornali. Non è successo niente ed è a quel niente che ho guardato, a ciò che sta sotto la linea del discorso, alla vita normale quando tutto è anomalia e sul fondo della vita normale ho trovato una parola che torna come un brusio: tasrih, permesso in arabo.

Serve un permesso delle forze occupanti per stare dove stai e uno per andare altrove, uno per vivere con la tua famiglia e uno per non viverci, uno per scavare un pozzo e uno per coltivare la tua stessa terra e uno per lavorare e uno per raggiungere l’ospedale e uno per cantare con la tua orchestra e uno per andare al mare. E c’è sempre un motivo per il quale il permesso non viene concesso o viene revocato all’ultimo momento oppure per averlo devi fare mille trafile e alla fine rinunci o ne hai abbastanza e ti ribelli e non chiedi il permesso a nessuno e se ti beccano carcere, multe, espropri, ordini di demolizione, ritorsioni, punizioni.”