MINTURNO – Il mistero nel mistero. L’ufficio servizi cimiteriali del comune di Formia è stato travolto da una valanga di telefonate di colleghi giornalisti che da ogni angolo d’Italia hanno chiesto per l’interna giornata di martedì informazioni sul particolare contenuto in un dispaccio dell’Ansa dopo le anticipazioni del principale quotidiano della Calabria, la “Gazzetta del sud”: nel cimitero formiano di Castagneto sarà riesumata, per ordine del Pm Sara Parezzan, la salma di un ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, scomparso in circostanze misteriose nel 2022 a Dubai insieme alla madre Raffaella De Carolis.
Il comune di Formia ha escluso di aver ricevuto alcun ordine da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria di autorizzazione alla riesumazione del corpo di Matacena junior ma, di fronte alle continue richieste di chiarimenti degli organi d’informazione, ha deciso di verificare l’elenco dei deceduti dal 2022 in poi ma – stando ai primi controlli – del cadavere del compianto parlamentare di Forza Italia non c’è traccia nei camposanti di Castagneto, Maranola e Castellonorato. La svolta c’è stata nel pomeriggio: la Dda, coordinata dal procuratore Giuseppe Lombardo, ha chiesto la riesumazione della salma di Matacena che riposa nella cappella di famiglia dell’ex compagna, la presentatrice Rai Alessandra Canale, in un cimitero del sud pontino: ma non è quello di Formia, bensì quello di Minturno.
Il cadavere dell’ex deputato azzurro, unitamente a quello della madre, sarà sottoposto ad accertamenti tossicologici. Entrambi sono morti a Dubai nel 2022 dove l’ex parlamentare di Forza Italia si trovava in stato di latitanza da nove anni e tre mesi, dopo essersi sottratto all’arresto e alla condanna in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il quotidiano la ‘Gazzetta del Sud’ madre e figlio sono deceduti a distanza di pochi mesi: la donna il 18 giugno 2022, mentre l’imprenditore reggino il 16 settembre dello stesso anno. Nei mesi successivi alla morte del noto armatore, ufficialmente stroncato da un infarto, si erano rincorse voci si una possibile indagine da parte degli uffici inquirenti reggini e romani per accertare se Matacena fosse realmente deceduto per cause naturali. Voci, però – ha sottolineato ancora il quotidiano di Reggio Calabria -, che erano state smentite in modo perentorio dall’ultima moglie di Matacena, Maria Pia Tropepi (attualmente indagata), che tramite il suo legale ha inviato una nota alla stampa.
La donna aveva opposto anche un netto rifiuto alla richiesta della famiglia sul rimpatrio della salma del marito: per la Tropepi, originaria di Gioia Tauro e di professione medico, infatti, Matacena aveva espresso il desiderio di essere cremato. Intanto, nell’aprile 2023 era giunta a Reggio Calabria la salma della De Carolis mentre di quella dell’armatore non era avuta notizia. Almeno fino a quando la procura di Reggio Calabria non abbia chiesto l’esumazione di entrambe le salme “al fine di procedere all’esame autoptico del cadavere – si legge nell’atto citato dal quotidiano – al fine di accertare le cause della morte nonché la sussistenza di eventuali responsabilità penali causalmente ricollegabili al decesso”. Che si debba occupare della riesumazione di Matacena l’ha confermato una delle note tossicologhe italiane: si tratta della professoressa sorana Maria Chiara David, nominata insieme al professor Aniello Maiese, docenti entrambi all’università la Sapienza.
Le smentite del comune di Formia hanno convinto i Carabinieri a indirizzare le ricerche a Minturno per verificare il luogo di sepoltura nel sud pontino del figlio dell’ex presidente della Reggina Calcio . Un indizio l’aveva offerto la stessa “La Gazzetta del sud” nel momento in cui scriveva che la salma di Matacena è giunta integra lo scorso anno ed è tumulata “..nella cappella della famiglia della conduttrice della Rai Alessandra Canale” che l’ex parlamentare aveva sposato e da cui aveva avuto un figlio.
La signora Tropepi è difesa dall’avvocato Attilio Parrelli del foro di Reggio Calabria. Ora deve far fronte alle accuse ipotizzate dalla Dda e cioè che Matacena, dopo essere stato latitante per nove anni e tre mesi sottraendosi all’arresto e alla condanna in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, nel giugno 2023 sarebbe tornato ad essere un uomo libero perché la sua condanna, allo scadere dei dieci anni, sarebbe diventata inesigibile, quindi annullata. Nei mesi successivi alla morte del noto armatore (il papà è stato il fondatore della compagnia dei traghetti Caronte) ufficialmente stroncato da un infarto, si erano rincorse voci si una possibile indagine da parte degli uffici inquirenti reggini e romani per accertare se Matacena fosse realmente deceduto per causa naturali. Voci, però, che – come detto – erano state smentite in modo perentorio dall’ultima moglie, la signora Tropepi.
La famiglia Matacena non crede che l’ex deputato sia stato ucciso ma è stato vittima soltanto di un infarto al miocardio: ”In questa vicenda assisto la persona offesa, Athos Matacena, che non è autore di alcuna denunzia e di alcun esposto” – a dirlo è stato l’avvocato Candido Bonaventura e di Chiara Rizzo, parte offesa nel procedimento penale istruito dalla Dda reggina: “Questo procedimento – afferma l’avvocato – nasce a prescindere dalla nostra attività. Noi non abbiamo fatto nessuna attività e per queste ragioni, al momento non ci siamo presentati all’udienza di conferimento dell’incarico al perito della Procura. Aspettiamo cosa emergerà dall’autopsia e dopo, se ci saranno degli esiti positivi per noi ed evidentemente negativi per gli indagati, allora a quel punto sicuramente svolgeremo le nostre attività costituendoci parte civile”.
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