LATINA -Eppur si muove. Il rilancio della sanità territoriale e l’aggiornamento sui progetti finanziati con i fondi del Pnnr saranno al centro della nuova ed attesa conferenza dei sindaci che, convocata per il prossimo 8 agosto alle ore 10 dal primo cittadino del comune capoluogo Matilde Celentano, vedrà la partecipazione del commissario straordinario dell’Asl pontina Sabrina Cenciarelli. Dopo aver illustrato l’aggiornato piano aziendale, la nuova guida dell’Asl di Latina considera la sanità territoriale “una questione prioritaria” per lo sviluppo della stessa sanità, anche alla luce della programmazione approvata con l’ultimo atto aziendale, che vede l’istituzione del Dipartimento unico territoriale idoneo a migliorare l’integrazione tra le diverse strutture sanitarie, in modo da assicurare un accesso semplificato alle cure e una risposta coordinata ai bisogni dei cittadini, più adeguata a un bisogno di salute specifico per il territorio”.
A credere che questa conferenza dei sindaci dell’8 agosto possa rappresentare un fondamentale “crocevia” per la qualità dell’offerta della sanità pubblica è l’ex direttore del Distretto 5 dell’Asl di Latina Antonio Graziano. “Parlare di ‘Medicina territoriale’ vuol dire che i Sindaci di ciascuno dei 33 Comuni della Provincia di Latina, in qualità di autorità Sanitaria Locale ciascuno per il proprio specifico territorio, e l’ Azienda Sanitaria Locale di Latina possano discutere, ma soprattutto, realizzare – ha esordito Graziano – il Decreto del Ministero della Salute numero 77 del 23 maggio 2022 dell’allora Ministro della Salute Speranza”.
Con quel provvedimento normativo era stata attuata la Missione 6 del Piano Nazionale Ripresa Resilienza per ottenere le risorse finanziarie assegnate dall’Unione Europea, che per la Provincia di Latina risulterebbero pari a 33 milioni di euro per l’attivazione di interventi riguardanti, tra gli altri, 15 Case di Comunità (CdC ), 4 Ospedali di Comunità ( OdC ), 5 Centrali Operative Territoriali ( COT ), nonché l’ innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio Sanitario.
“La ridefinizione ed il potenziamento di un modello organizzativo della rete assistenziale territoriale sempre più vicino alle persone ed alla comunità, in un’ottica di universalità, uguaglianza ed equità, però, fa parte di una programmazione nazionale e regionale che già circa 20 anni fa, prevedeva, almeno negli intenti e nei propositi degli amministratori di Governo dell’epoca, di riconvertire – esordisce subito il dottor Graziano – i piccoli ospedali di Provincia in strutture di prossimità denominate dapprima Presidio Territoriale di Prossimità ( PTP ), poi, secondo le varie amministrazioni regionali che si sono avvicendate nel tempo, ribattezzate in Ospedale Distrettuale e, successivamente, in epoca più recente, rinominate come Casa della Salute, ciascuna, di volta in volta, integrata di setting assistenziali diversi per una sempre più completa e soddisfacente risposta al fabbisogno sanitario del cittadino”.
Si tratta di strutture che nella Provincia di Latina avrebbero rappresentato l’avamposto con il quale gli Amministratori regionali e locali avrebbero voluto rimodulare la sanità di Prossimità, quella nei quartieri e nei Comuni più piccoli, per migliorare e garantire i livelli di prevenzione e ridurre al minimo il ricorso agli Ospedali. D’obbligo l’utilizzo del condizionale. Tranne qualche tentativo di attuazione presso il territorio del Distretto 3, il modello assistenziale, nonostante l’impegno profuso ed il lavoro svolto dagli operatori dell’Asl di Latina, non ha avuto l’auspicata realizzazione secondo programma, risultando un’opera incompiuta, a seguito di carenza di risorse economico-umane-strumentali consequenziali a costanti e continui tagli di finanziamenti alla Sanità Pubblica e/o cambi di programmazione sanitaria di governo nazionale e regionale. Pertanto la popolazione della Provincia di Latina, tranne il territorio di Sezze ( Distretto 3 ), non ha più visto realizzata alcuna di queste strutture che, pur di volta in volta ribattezzate in modo diverso ed integrate di finalità assistenziali multidisciplinari, avrebbero avuto funzioni, quali la completa presa in carico del cittadino ( Punto Unico di Accesso – PUA ), la totale presa in carico del paziente affetto da patologie croniche ( Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali – PDTA ), l’intera presa in carico del malato dimesso dalla struttura dell’ospedale e trasferito per una continuità assistenziale alle strutture del territorio, l’appropriatezza delle risposte ai bisogni, la riduzione della pressione degli accessi impropri sui Pronto Soccorso, tutti compiti ed obiettivi finalizzati a portare la Sanità Pubblica vicina alle persone, quali risposte concrete alle esigenze di cittadini per soddisfare il fabbisogno di salute dei pazienti e tutelare ed accompagnare il malato nei percorsi terapeutici necessari al proprio raggiungimento di benessere.
“Il Decreto Ministeriale numero 77/ 2022, oggi, con i finanziamenti miliardari dell’Unione Europea del PNRR potrà e dovrà essere attuato – auspica il dottor Graziano – e potranno e dovranno essere realizzate quelle strutture, finora rimaste come progetti nel cassetto, con specifiche ed importanti funzioni strategiche per una reale e garantita risposta ai fabbisogni del cittadino-paziente”. Si tratta delle Case della Comunità (CdC), degli Ospedali di Comunità (OdC), delle Centrali Operative Territoriali (COT), delle attività dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC), delle Centrali Operative 116117, dele Unità di Continuità Assistenziale (UCA) e della stessa transizione digitale, così come previsti all’interno della Missione 6 Salute. Le “Case della Comunità” sono strutture sanitarie territoriali, promotrici di un modello di intervento multidisciplinare. Il cittadino può trovarvi tutti i servizi sanitari di base, il Medico di Medicina Generale e il Pediatria, gli specialisti ambulatoriali e altri professionisti. Figura chiave nella Casa della Comunità è “ l’Infermiere di Famiglia “, che diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in Famiglia e Comunità.
Le “Centrali Operative Territoriali” sono tecnologicamente avanzati per assolvere alla funzione di coordinamento della presa in carico del cittadino e di raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo assistenziale territoriale, sanitario e sociosanitario, ospedaliero. Gli “Ospedali di Comunità “ sono, invece, strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve e destinati a pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica; sono strutture intermedie tra la rete territoriale e l’ospedale, di norma dotati di 20 posti letto e a gestione prevalentemente infermieristica. I fondi del Pnrr sono previsti per la realizzazione di queste strutture e la dotazione tecnologica delle stesse, ma non sono previsti stanziamenti per adeguare le piante organiche.
“Per evitare che l’enorme finanziamento pubblico previsto dal Pnrr relativo alla realizzazione dell’intero programma, non vada perso e sprecato con il risultato di aver costruito ed istituito scatole vuote e cattedrali del deserto – auspica il dottor Graziano – risulta necessario che chiunque amministri e gestisca il bene pubblico sul territorio intervenga a qualsiasi livello di gestione e di responsabilità istituzionale affinché tutte le strutture, una volta completate, funzionino per erogare servizi dotandole di adeguate risorse umane professionali medico– infermieristiche e tecnico-amministrative, e reclutando idonei dirigenti in grado di saper gestire quanto loro assegnato dall’Amministrazione Pubblica, capaci di dare risposte ai fabbisogni assistenziali dei cittadini, di prendere decisioni anche coraggiose e consapevoli e di agire senza restare fermi nel prendere iniziative, restando in attesa che siano altri ad intervenire”.