Formia / Multisala del Mare, il Consorzio industriale del Lazio attacca la nuova proprietà Robytour

Attualità Formia

FORMIA – Una bomba ad orologeria. E gli effetti, economici e …politici, potrebbero risultare deflagranti. E’ quella che potrebbe aver innescato il Consorzio industriale del Lazio nell’infinita querelle circa l’utilizzo per finalità pubbliche del parcheggio antistante la “Multisala del Mare” acquistata dalla società formiana “Robytour” al termine dell’asta fallimentare celebrata nel settembre 2022 davanti il Tribunale di Velletri dopo il default della vecchia societaria, la “Cinemaotto” di Colleferro. Sono durissime le parole contenute in una lettera che il direttore del Consorzio industriale del Lazio, l’architetto Claudio Ferracci, ha inviato al sindaco di Formia Gianluca Taddeo e al dirigente del settore Urbanistica e gestione del territorio Pietro D’Angelo.

Quest’ultimo il 28 novembre scorso aveva chiesto un aiuto ai vertici tecnici del Consorzio industriale del Lazio e alla responsabile dell’ufficio esecuzione Mobiliari ed immobiliari e fallimentare del Tribunale di Cassino, la dottoressa Maria Rosaria Ciuffi, per chiedere lumi sulla reagolarità del decreto di trasferimento numero 617 /2022 con cui veniva trasferita la proprietà della Multisala del Mare di Formia (compreso lo strategico parcheggio antistante) alla nuova proprietà, alla Robytour srl.

L’architetto Ferracci è un implacabile censore sull’operato, compiuto negli ultimi mesi dalla società di Roberto Sorrenti nella struttura di via Spaventola acquistata all’asta: “Innanzitutto questo ente (il Consorzio Industriale del Lazio, ndr) è venuto a conoscenza della nuova titolarità del citato bene – esordisce il direttore tecnico – solo a seguito di un sopralluogo effettuato il 16 ottobre scorso”. Lo aveva correttamente organizzato il dirigente D’Angelo per tentare di circoscrivere le polemiche politiche innescate sulla presunta appropriazione da parte del privato di un parcheggio strategico che, sulla scorta di un atto d’obbligo e di una convenzione risalente al 2002, anno in cui fu rilasciato il permesso a costruire alla fallita “Cinemaotto” , sarebbe dovuto rimanere pubblico, dunque a disposizione della libera fruibilità dei cittadini diretti all’area mercatale del giovedì o presso altre strutture della zona (Agenzia delle Entrate, Commissariato di Polizia).

Due giorni dopo quel sopralluogo di ottobre l’architetto Ferracci inviò una Pec alla “Robytour” per chiedere “l’immediata regolarizzazione dell’assegnazione del compendio di nuova proprietà attraverso la produzione della necessaria documentazione”. Questa richiesta è stata evasa? Manco per idea secondo quanto ha scritto in questi giorni il direttore Ferracci al Sindaco di Formia e al dirigente del settore urbanistiva: “Ad oggi quanto richiesto non è ancora pervenuto all’attenzione del consiglio di amministrazione del Consorzio industriale del Lazio per le relative decisioni di competenza”.

Cosa significa ? La Robytrour, secondo quanto prevede il diritto privato, è sì il nuovo proprietario della Multisala ma avrebbe dovuto chiedere il rinnovo delle autorizzazioni allo stesso Consorzio industriale per ricavare nell’ex alloggio del custode del cinema alcune “Casa vacanze”. Un autentico cartellino rosso il direttore Ferracci lo sventola in faccia alla “Robytour” quando, in sintesi, arriva alla conclusione secondo la quale il cantiere del dottor Sorrenti, tra le titubanze iniziali del comune di Formia, non poteva essere aperto.

Quanto scrive l’architetto Ferrracci è un indiretto rimprovero all’operato dello stesso comune: “Ciò posto si evidenzia che qualunque attività svolta dalla società proprietaria sprovvista dell’assegnazione e della convenzione con l’ente (il Consorzio industriale del Lazio) sarà da ritenersi non autorizzata dal Consorzio”. Si è in presenza di un cantiere fuori norma? L’architteto Ferracci lo lascia intuire quando, concludendo la lettera al sindaco Taddeo e al dirigente D’Angelo, sostiene come lo stesso “Consorzio abbia avviato la relativa istruttoria dalla quale è emersa la necessità di approfondimenti di natura del caso concreto per i quali questo ufficio sta già provvedendo con disamina degli atti presenti nei propri archivi con le Vostre licenze, autorizzazioni, concessioni rilasciate a qualsiasi titolo”.

Insomma al Consorzio industriale Laziale non è affatto chiaro il carteggio di trasformazione urbanistica di una parte della Multisala del Mare di cui – come detto – il 28 novembre è stata investita la responsabile dell’ufficio esecuzione Mobiliari ed immobiliari e fallimentare del Tribunale di Cassino. La dottoressa Ciuffi, che materialmente consegnò il bene alla Robytour srl il 21 settembre 2022, ha dovuto vederci chiaro e capire se il parcheggio di cui la nuova proprietà sostiene di avere la disponibilità potesse o meno rientrare nella vendita effettuata a Velletri sulla scorta dell’atto d’obbbligo sottoscritto 22 anni fa dal comune di Formia, dall’allora società Cinemaotto e dall’ente che all’epoca aveva la giurisdisizione urbanistica sull’area su cui è stata realizzata la Multisala, il disciolto Consorzio industriale del Sud pontino. La dottoressa Ciuffi, su indicazione del dirigente D’Angelo, ha consultato il perito che per conto della curatela fallimentare del Tribunale di Velletri ha coordinato e operato la vendita.

Il consulente il 17 dicembre ha inviato una sua riposta al giudice dell’esecuzione di Cassino affermando come il parcheggio antistante la multisala risultasse intestata alla società esecutata, dunque alla “Cinemaotto”. Con la vendita il bene è di proprietà ora della Robytour che ha dimenticato un particolare non secondario ricordatogli dall’architetto Ferracci: il bene deve essere riassegnato (amministrativamente parlando) dal Consorzio Industriale del Lazio e con le stesse condizioni del 2002, in primis con l’atto d’obbligo, con la convenzione sottoscritta il 13 agosto di quell’anno prima che il Comune rilasciasse la concessione edilizia numero 165 con cui fu realizzata la Multisala del mare. Insomma, modificando l’ordine degli addendi, la somma non può e non deve cambiare. O almeno.