Molo Santa Maria - Gaeta

Gaeta / Lavori Molo Santa Maria, richiesta degli atti al Comune della Procura della Corte dei Conti

Cronaca Gaeta

GAETA – E’ ormai di casa la Guardia di Finanza del gruppo di Formia nel palazzo municipale di Gaeta. Dopo aver acquisito ed ottenuto parte del voluminoso carteggio riguardante la procedura di gara sul ciclo dei rifiuti, martedì pomeriggio le Fiamme Gialle sono tornate in comune per acquisire alcune informazioni per alcuni lavori pubblici. Quasi contemporaneamente l’amministrazione comunale di Gaeta veniva informata dell’avvio di un procedimento promosso prima di Natale – era il 19 dicembre – dalla Procura regionale del Lazio su un’altra incompiuta della Giunta Leccese: l’intervento di sistemazione e di valorizzazione di Molo Santa Maria nel quartiere di Gaeta S’Erasmo.

Nel mirino degli uomini del Colonnello Luigi Galluccio, dopo la presentazione di una serie di esposti dei consiglieri comunali d’opposizione Franco De Angelis ed Emiliano Scinicariello, il cantiere è finito sotto la lente d’ingradimento della magistratura contabile a causa della determina dirigenziale numero 761 del 14 agosto che approvava l’atto di transazione tra il comune e la società appaltatrice, l’Ici, l’Impresa Costruzioni Industriali spa. Il Vice procuratore generale Andrea Baldanza in una pec ha chiesto di avere un’infinità di documenti – le richieste sono esattamente 13 – alla segretaria generale e responsabile dell’anti corruzione dell’ente, l’avvocato Patrizia Cinquanta. Gli atti richiesti devono essere inviati in formato digitrale all’ufficio del dottor Baldanza che ha reso noto anche il numero, 00527/2023, per il quale sta indagando al momento (naturalmente) contro ignoti.

Ma cosa è successo ? Alla vigilia di Ferragosto il comune di Gaeta, dopo il raggiungimento di un accordo economico con l’”Ici” , liquidava alla stessa oltre 141mila euro, Iva esclusa, per l’impossibilità di proseguire i lavori appaltati per la sistemazione del terzo lotto di Molo Santa Maria. Le minoranze hanno sempre escluso dal banco degli imputati la società appaltatrice. La sua unica “colpa” fu soltanto di aver interrotto i lavori per i quali aveva vinto un appalto semplicemente perché non era stata liquidata dal comune di Gaeta. Il motivo? Il finanziamento oggetto di quell’appalto non era certo, era stato “promesso”.

Una forma di millantato economico-finanziario? Sembrerebbe di sì. Un fatto è certo. La ripartizione Lavori Pubblici ha provveduto a liquidare la “Ici” sulla scorta di un parere dell’avvocatura comunale interna che invitava la Giunta a pagare – e a farlo subito – la ditta appaltatrice. Lo si legge nella richiesta di documenti inviata dal Procuratore generale Baldanza. Nel suo mirino è finito un parere, protocollo 425/2023, delle avvocatesse Daniela Piccolo e Annamaria che esprimevano il loro assesnso alla definizione stragiudiziale…”al solo fine di evitare un giudizio che allo stato, dalla documentazione allegata, risulterebbe prognosticamente negativo per l’ente con ulteriore aggravio dei costi”. In pratica l’avvocatura del comune di Gaeta incaricava gli uffici competenti, il settore Opere Pubbliche, alla “verifica e quantificazione delle prestazioni eventualmente già eseguite, secondo i modi e le forme di legge previste in materia”.

Al vice procuratore aggiunto non è piaciuto il contenuto di questo parere legale perché le avvocatesse Piccolo e Rak “non hanno minimamente precisato in virtù di quali argomenti , di fatto e di diritto, risulta radicata questa prognosi sfavorevole”. La Procura regionale presso la Corte dei conti sente odore di ….danno erariale e in quest’ottica ha chiesto all’avvocato Cinquanta di avere quanto prima “ulteriori (quindi la magistratura contabile ha già a disposizioni elementi probatori?) dati, informazioni , notizie ed elementi utili alla ricostruzione dei fatti e all’individuazione delle eventuali personali responsabilità erariali dei soggetti coinvolti nella vicenda”.

Il Vice Procuratore Baldanza non lo scrive ma dalla richiesta di acesso agli atti sostiene come l’amministrazione Leccese avrebbe dovuto avviare un’inchiesta amministrativa interna. Basta leggere la 12° e la 13° richiesta: la Corte dei Conti chiede di avere copia di eventuali procedimenti e provvedimenti disciplinari adottati nei confronti dei soggetti responsabili e, qualora questa circostanza non sia adempiuta, di “indicare i soggetti intestatari del potere di iniziativa giudiziaria e del potere disciplinare …specificando nome e cognome, luogo e data di nascita, codice fiscale e attuale di indirizzo di residenza”.

Insomma si salvi chi può!