Ndrangheta: nuovo blitz nei comuni di Anzio, Nettuno e Aprilia sequestro dei beni di Giacomo Madaffari

Cronaca

Nuovo colpo alla ‘Ndrangheta sul litorale romano. All’alba di lunedì i carabinieri del comando provinciale di Roma hanno effettuato un blitz nei comuni di Anzio e Nettuno fino ad arrivare, in provincia di Latina, ad Aprilia.Sono stati sequestrati, ai fini della confisca, beni per tre milioni di euro  a Giacomo Madaffari, ritenuto dagli inquirenti al vertice della cosca di ‘ndrangheta sul litorale. Nello specifico le indagini hanno portato  al sequestro di un ingente patrimonio, costituito da dieci immobili di cui sei tra ville e immobili di pregio tra Anzio e Nettuno, sei terreni, anche ad Aprilia,due autovetture, conti correnti e una società di rivendita autoveicoli, frutto – dicono gli investigatori- del reimpiego di denaro ritenuto provento delle attività illecite svolte da Madaffari.

Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dalla Terza sezione Misure di Prevenzione del Tribunale Penale e Civile di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia capitolina. Il sequestro è scaturito dagli accertamenti finalizzati alla ricostruzione del profilo criminale e del patrimonio di Giacomo Madaffari. E’ oggi ritenuto, dagli inquirenti, al vertice della locale di ‘ndrangheta Madaffari-Perronace-Gallace insediata nei comuni di Anzio e Nettuno e nei territori limitrofi del litorale laziale a sud della Capitale.  I carabinieri evidenziano la pericolosità sociale dell’uomo la cui carriera criminale era iniziata negli anni Ottanta.

Era finito in carcere nel 2002 nell’ambito dell’operazione “Tritone”. Gli investitori hanno ricostruito il suo “curriculum”  a cominciare dagli anni ’80-’90, epoca del trasferimento nell’area sud di Roma e delle immediate relazioni con le già stabili famiglie ‘ndranghetiste dei Gallace, dei Perronace e dei Tedesco. Le indagini hanno anche messo in evidenza come l’elevato tenore di vita di Madaffari e di tutti i suoi familiari non sia compatibile con i redditi e le altre fonti lecitamente percepite nell’arco temporale 1980-2020, facendo emergere una sperequazione di oltre 1,7 milioni di euro nel periodo temporale investigato. Il patrimonio accumulato dall’uomo e dai suoi famigliari, riconducibile alle attività illecite poste in essere, è stimato in oltre 3 milioni di euro.