FROSINONE – La presentazione da parte delle cinque difese di alcune eccezioni procedurali ed il rinnovo di ben sette costituzioni di parte civile. Inizierà così giovedì mattina, alle 9, davanti la prima sezione penale della Corte d’assise d’appello di Roma il processo di secondo grado per la scomparsa e l’omicidio di Serena Mollicone avvenuti il 1 giugno 2001. A chiedere un nuovo processo per Franco, Marco e Annamaria Mottola (con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere), per l’appuntato dei Carabinieri Francesco Suprano (risponde di favoreggiamento) e per il luogotenente dell’Arma Vincenzo Quatrale, (sotto processo per concorso esterno in omicidio) sono state anche sette parti civili nonostante la sentenza di assoluzione del 15 luglio 2022 dei cinque ex imputati da parte della Corte d’assise del Tribunale di Cassino per non avere commesso il fatto e perché il fatto non sussiste.
“Attendiamo una giustizia giusta, l’esame di tutte le prove e chi sa, tra gli imputati e i testimoni, trovi il coraggio, anche dopo 22 anni, di parlare…”. A dichiararlo è Maria Tuzi che, insieme al fratello Fabio, ha deciso, attraverso l’avvocato Elisa Castellucci, di confermare la loro costituzione di parte civile per accertare la verità sul suicidio del loro padre, Santino, lo stesso che la mattina del 1 giugno 2001 prestava servizio come piantone presso la caserma dei Carabinieri di Arce dove – secondo l’accusa – Serena stata aggredita e uccisa.
Il brigadiere di Sora sarebbe stato istigato a togliersi la vita il 9 aprile 2008 alcune ore prima di confermare ai giudici di Cassino di aver visto entrare Serena 7 anni prima nella caserma dell’Arma di Arce. Chiedono la verità anche le sorelle e lo zio di Serena, Armida (avvocato Federica Nardoni), Consuelo (avvocati Sandro Salera e Antonio Iafrate) e Antonio Mollicone (avvocato Dario De Santis), il comune di Arce (avvocato Antonio Radice) e l’Arma dei Carabinieri (rappresentata dall’avvocatura dello Stato), convinti, come la Procura di Cassino, che vadano sentiti alcuni testimoni esclusi dal dibattimento di primo grado e rinnovata la testimonianza di altri.
L’udienza inaugurale di giovedì sarà fondamentale anche per verificare la modalità di svolgimento del processo d’appello che le difese della famiglia Mottola, di Suprano e Quatrale hanno definito inutile alla luce delle motivazioni adottate dalla sentenza del dibattimento concluso tra i tafferugli nel tardo pomeriggio del 15 luglio 2022. I giudici della Corte d’Assise del tribunale di Cassino hanno evidenziato la presenza di elementi indiziari dai quali è possibile desumere l’implicazione nella commissione del delitto di soggetti terzi rimasti ignoti”.
Un esempio su tutti? Non appartengono a nessuno dei cinque imputati le impronte digitali trovate all’interno del nastro adesivo con cui furono legate le mani e le gambe di Serena subito dopo il suo omicidio.
“I nostri assistiti si preparano ad affrontare il processo di appello con la stessa serenità che li ha contraddistinti in primo grado – ha tenuto a dichiarare uno dei legali della famiglia Mottola, l’avvocato Marsella – D’altronde nessuna prova a loro carico è emersa in sede dibattimentale e anzi vi è la prova assoluta della loro innocenza, prova costituita dalle impronte digitali presenti sul cadavere della povera Serena Mollicone che sono di terze persone mai identificate e che dimostrano quindi la loro assoluta estraneità ai fatti. Confidiamo quindi in una sentenza che confermi l’assoluzione già pronunciata il 15 luglio scorso dalla Corte d’Assise di Cassino.”
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