Acquacoltura, delocalizzare gli impianti: la richiesta dei consiglieri comunali La Mura e Riccardelli

Formia Gaeta Politica

FORMIA – Tutela delle importanti attività economiche del territorio, che grazie all’itticoltura e maricoltura garantiscono numerosi posti di lavoro, ma anche applicazione, dopo 13 anni, della legge della stessa Regione che considera il Golfo di Gaeta “area sensibile”. Ha creato un dibattito anche nel sonnacchioso panorama politico di Formia la richiesta avanzata nei giorni scorsi dagli assessori all’ambiente e alla pesca della Regione Lazio, Elena Palazzo e Giancarlo Righini, che avevano rilanciato la possibilità di delocalizzare gli impianti di acquacoltura all’esterno di Punta Stendardo.

Ora lo mettono in chiaro anche due consiglieri comunali di opposizione al comune di Formia, l’ex candidato a sindaco Amato La Mura e Nicola Riccardelli. Hanno chiesto che l’amministrazione formiana a guida Forza Italia-Fratelli d’Italia cominci, dopo “l’importante presa di posizione degli assessori Palazzo e Righini”, ad avviare un’urgente azione di pressing nei confronti dell’amministrazione comunale di Gaeta, l’unica che, relativamente alla presenza degli impianti di itticoltura e acquacoltura “presenti nel tratto di mare tra le due città del Golfo”, ha “la possibilità di concedere e autorizzare gli impianti esclusivamente nelle aree indicate dalla Carta Vocazionale regionale”.

“Sottoscriviamo in pieno quando dichiarato dai due assessori regionali all’ambiente e alla pesca, che pertanto ringraziamo per l’interessamento manifestato per la risoluzione di una tematica che ha una valenza economico-imprenditoriale ma anche ambientale, perché come noi ora bisogna lavorare sinergicamente insieme per arrivare a localizzare queste strutture offshore, in modo che non creino danni all’ambiente”. Insomma il comune di Formia deve abbandonare “quelle timidezza e titubanza che sinora hanno caratterizzato il suo operato sulla presenza degli impianti di allevamento dei pesci davanti la spiaggia di ponente di Vindicio” – hanno aggiunto i consiglieri Riccardelli e La Mura che sono andati oltre. I dati rilevati di recente da Arpa Lazio lungo l’intero litorale pontino hanno documentato infatti – hanno aggiunto – l’alta concentrazione di fosforo e azoto, che favorisce la formazione di alghe, causata in parte proprio dalle deiezioni dei pesci presenti negli allevamenti ittici. Per questo è urgente agire insieme”.

I due esponenti delle minoranze sperano che l’amministrazione Taddeo svolga un’azione da pungolo nei confronti del nuovo governo regionale di centrodestra anche per perseguire un altro obiettivo: non solo contribuire a finanziare gli investimenti degli operatori del settore a delocalizzare fuori il Golfo di Gaeta gli impianti di acquacoltura ma anche avviare “una necessaria ed immediata azione di bonifica ambientale del tratto di mare in cui insistono le gabbie per l’allevamento delle spigole e delle orate. Si tratta di un riconoscimento che Formia e le attività turistiche insistenti lungo il litorale di ponente di Vindicio attendono e meritano da anni. Lo merita la città – hanno concluso i consiglieri La Mura e La Mura – che ha il diritto sacrosanto di fare il bagno nel mare di Vindicio, un diritto negatole nel corso del tempo per la cui difesa la politica cittadina nei confronti di altre realtà territoriali e istituzionali deve esercitare più di un doveroso mea culpa”.