Formia / Sbarra nella via dei Bardellino, è scontro. Caponnetto: “Intervenga il prefetto”

Formia Politica

A Formia sono conosciute come “le case dei Bardellino”, per essere appartenute e per ospitare ancora membri della famiglia casertana fin dagli anni ottanta. Sono le villette di via Giorgio La Pira, confiscate definitivamente dallo stato ed assegnate solo in parte alle forze dell’ordine, ma diventate simbolo di “lotta alla mafia” per via dell’istallazione di sbarre che rendono difficoltoso l’accesso ad alcuni residenti. La strada, che collega via Unità d’Italia con via Vindicio, è dotata di questo tipo di attrezzatura di regolazione del traffico su entrambi i lati ormai da molto tempo e sono risultati fin qui inutili i tentativi del comune di Formia, sollecitato a più riprese dalla consigliera comunale Paola Villa, di eliminare quelle barriere.

Il Comune di Formia

Il Comune di Formia prese posizione il 20 luglio 2022, quando il comando di polizia municipale accertò, l’effettiva esistenza di un impedimento alla libera circolazione che sarebbe dovuto essere rimosso. A distanza di 9 mesi, constatato che la situazione non era cambiata, il dirigente del settore Urbanistica e gestione del territorio ha emesso una ordinanza che prevede la rimozione entro 90 giorni ed il ripristino dei luoghi. Nell’atto amministrativo si prevede, in caso di inadempienza, una sanzione tra i 2.000 ed i 20.000 euro che, nel caso di specie, è quantificata nella misura massima di 20.000,00 euro e l’acquisizione al patrimonio comunale delle sbarre (e quindi anche dei marchingegni meccanici ed elettronici istallati) e dell’area su cui sono collocate.

Il ricorso

L’abbattimento non è però mai scattato. Infatti, prima della scadenza, tre persone, residenti nella strada, hanno deciso di opporsi all’ordinanza comunale. Il Tribunale amministrativo di Latina, riunitosi in sede collegiale per discutere la sospensiva del provvedimento del comune di Formia ha deciso lo scorso 26 luglio di accogliere le doglianze degli avvocati delle parti ricorrenti Ado e Luca Scipione. Nell’ordinanza cautelare il giudice ha ritenuto che il ricorso presenti “apprezzabili motivi di fondatezza” perché rifletterebbe, a torto, il “presupposto erroneo” che per la realizzazione della sbarra fosse necessario il permesso a costruire previsto dalla legge edilizia. In linea con chi ritiene la natura privata della strada.

Le reazioni

Se i tre mesi dall’emissione dell’ordinanza del comune sono scaduti senza che l’abbattimento si sia realizzato, nondimeno la consigliera comunale Paola Villa e l’associazione antimafia Antonino Caponnetto insistono con la richiesta di rimozione di quello che ritengono un simbolo della lotta per la legalità.

“Sono stati fatti da noi diversi esposti agli uffici competenti – ha detto l’esponente di Un’altra città – oggi smontare quelle sbarre diventa un’azione simbolica. Oggi, alla luce delle indagini portate avanti dalla Dda di Roma e di Napoli sulla famiglia Bardellino, diventa importante mettere un punto fermo. Oggi gli uffici comunali, e l’amministrazione targata Taddeo – Cardillo Cupo devono dare un messaggio chiaro all’interno del territorio: i Bardellino non comandano in questa città e se c’è qualcosa di abusivo, questo va rimosso”.

Ancora più esplicita l’associazione per la lotta contro le illegalità e le mafie Antonino Caponnetto.

“Nessuno può voltarsi dall’altra parte – recita un comunicato stampa della segreteria nazionale – e derogare al proprio ruolo di rispetto della legalità, tantomeno un’istituzione, senza rendersi complice della compromissione definitiva del futuro di un territorio. L’associazione si rivolge nuovamente all’amministrazione comunale di Formia e fa appello al prefetto di Latina “affinché verifichi che la legalità venga ripristinata e l’abuso, con tutto il suo valore simbolico che si porta dietro, venga abbattuto.

Lo scontro

Lo scontro su quali siano gli strumenti più idonei, da parte della società civile ed i suoi rappresentanti politici, per opporsi alla criminalità organizzata, ha coinvolto nei giorni scorsi l’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo che ha invitato ad una maggiore pacatezza delle istituzioni. Ma i toni si sono alzati inevitabilmente a seguito del blitz congiunto di polizia e carabinieri disposto dalla Dda di Roma per fare luce sul tentato omicidio di Gustavo Bardellino, avvenuto nel febbraio 2022. Le indagini stanno facendo il loro corso con la scoperta di diversi elementi inediti, su tutti il ritrovamento di un nascondiglio celato sotto il pavimento in una villetta del “Villaggio del Sole” dove lo zio di Gustavo, il boss Antonio Bardellino, potrebbe aver trascorso la sua latitanza, in data successiva quindi al presunto suo omicidio, datato nel 1988 ed attribuito finora a Mario Iovine.

Le ipotesi investigative, su cui sta lavorando da tempo anche la Dda di Napoli, lasciano aperta la possibilità che l’influenza di questo clan, sull’intero Golfo di Gaeta, non si sia affatto esaurita. Del resto oltre le indiscrezioni emerse dall’operazione “Golfo” e le indagini su una cooperativa sociale di Formia, alla società civile non è sfuggito il tentativo di accreditare, attraverso la presentazione e la diffusione del film “La Casalese”, a cui si oppose lo stesso Ministero dell’interno tramite l’allora prefetto Trio, una narrazione culturale in contrasto con gli esiti del processo Spartacus.