Bassiano / Morì in campo giocando a calcio, nuove indagini sulla tragedia di Matteo Pietrosanti

Bassiano Cronaca

BASSIANO – Bisogna indagare di nuovo per capire perché è morto il 3 marzo 2022 il 15enne portiere di Bassiano Matteo Pietrosanti mentre si allenava sul rettangolo di gioco del campo “Palluzzi” di Priverno. Lo ha deciso, a sorpresa, il Gip del Tribunale di Latina La Rosa raccogliendo una specifica e mirata istanza dei legali che assistono la famiglia dal giorno di questa tragedia.

La palla, di fatto, è passata nella metà campo della Procura ed il sostituto procuratore Giuseppe Miliano dovrà disporre nuovi ed ulteriori accertamenti entro i prossimi sei mesi. Gli avvocati Angelo e Daniela Fiore si sono opposti con successo alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Latina con l’ipotesi di reato di omicidio colposo contro ignoti e formalizzata nell’udienza del 26 maggio scorso.

Il Gip La Rocca ha disposto un supplemento di indagini perché la famiglia di Matteo, attraverso gli avvocati Fiore, ha lamentato in una memoria il mancato utilizzo di un defibrillatore subito dopo la perdita di sensi da parte del 15enne. Le indagini che sono state ordinate dovranno stabilire se la società di Priverno di cui era tesserato Matteo avesse o meno la disponibilità dell’obbligatorio defibrillatore, se funzionasse, dove fosse posizionato rispetto al rettangolo di gioco e se fosse collegato alla centrale operativa del 118.

Gli avvocati Fiore sono convinti che forse Matteo si poteva salvare: “Se fosse stato sottoposto ad una visita completa, come prescritto per il tipo di prestazione sportiva richiesta, si sarebbero potute accertare – hanno scritto nell’opposizione al decreto di archiviazione – le condizioni ostative al compimento di sforzi agonistici quale soggetto con obesità di ‘Classe 1’ e una familiarità per cardiopatia che rendeva necessarie valutazioni cliniche e strumentali più accurate”.

In effetti, auspicando nuove indagini nella sua ordinanza, il Gip La Rosa concorda con il contenuto dei periti che avevano lamentato “comportamenti colposi da parte dei medici che hanno eseguito le visite per l’idoneità sportiva sul ragazzo che avrebbe dovuto essere sottoposto a valutazioni cliniche e strumentali più accurate”.