Formia / Il sogno di Emilio Corrado: la storia del giovane chef formiano tornato a casa con gli “Elementi”

Attualità Formia

FORMIA – Un sogno è un prodotto da forno i cui tempi di lievitazione sono fondamentali. In ambedue i casi è necessario il trascorrere di un tempo più o meno lungo, ma anche l’attraversamento di spazi che contribuiscono alla realizzazione finale. Il grano di una farina, ad esempio, potrebbe venire da molto lontano ed anche un sogno potrebbe fare il giro del mondo prima di compiersi nella sua totalità. Per quello del giovane chef formiano Emilio Corrado, ad esempio, è stato così.

Prima di tornare a casa, nel cuore di Formia, nel centro storico di Castellone, e aprire le porte del suo primo ristorante “Elementi”, ha composto una vera e propria filosofia culinaria percorrendo tratte internazionali con un solo prezioso bagaglio a mano: la consapevolezza di essere la terza generazione di cuochi del ramo materno della sua famiglia e di avere l’ambizione di cucinare “una pasta al pomodoro” buona come quella della nonna. Ma “sua”.

Era l’estate del 2007 e la sua prima esperienza – conclusa la scuola – è stata presso un pezzo di storia alberghiera e della ristorazione formiana, gestito allora dalla famiglia Celletti, il “Castello Miramare”.

Così è partito il suo cammino d’affermazione attraverso odori, utensili e ricette da sempre famigliari, ma convinto a far diventare tutto questo – ed altro – personale attraverso uno studio contaminante che lo ha portato in giro per il mondo: prima allo “Sharaton” di Milano, poi al “Ristorante Maria del Mare” di Barcellona. Ed ancora all’ “Hotel Hasler Imago” di Roma, all’ “Olive Grove” di Londra, “Nihonryori Ryugin” di Tokyo, fino al ritorno nel Golfo di Gaeta presso il “Dolia”.

Lo Chef formiano ha compiuto la sua “lievitazione” ed è tornato prima nella sua terra – invertendo una tendenza generazionale in fuga e portando con sé dal Giappone la moglie, pastry chef, e la loro prima bambina – e poi proprio a casa con l’apertura di “Elementi”.

Quelli elencati fin qui, spiega bene Emilio che – volendo donare un po’ di sé nella sua cucina, lo fa sin dal menù mettendo a nudo la sua storia professionale – “non sono solo nomi di ristoranti o città, sono esperienze di vita professionali e personali che mi hanno arricchito, cresciuto, cambiato dandomi sempre prospettive differenti, interpretazioni diverse di cucina, dalla cura dell’Elemento, della materia prima, fino alla sua manipolazione per cercare di produrre emozioni all’assaggio”.

Ed accade. I suoi piatti sono condensati di sapori in equilibrio che esplodono in bocca e coinvolgono tutto il palato in una vera e propria esperienza di gusto. Una “performance” culinaria resa possibile, tra l’altro, dalla scelta di prodotti legati al territorio sia per tradizione che per produzione.

D’altra parte lo Chef lo dice chiaramente: “Elementi restaurant è il coronamento del sogno, tornare nella mia terra per condividere con la mia gente… emozioni”.

L’accoglienza è una parola d’ordine che passa nella gentilezza, così come negli sguardi appagati di chi non si sente arrivato, ma è felice di dove è giunto e nell’amore che mette nei piatti: come se stesse sempre cucinando per qualcuno di famiglia.

Forse è proprio questa la sensazione più vera: un nome “chic”, modi di gran garbo, piatti ricercati frutto della semplicità riservata alla maestria della conoscenza e dell’accostamento, ma l’atmosfera emotiva del “tinello di casa”. Non per eccessiva confidenza, ma per trasporto d’attenzione. Un vero e proprio valore aggiunto.

Questi sono gli “Elementi” che lo Chef formiano ha riunito, perchè – d’altro canto – ha riportato il suo sogno a casa. O forse chissà è il suo sogno che ha riportato a casa lui.

Ad ogni modo è Formia il luogo che ha deciso di “abitare”: all’ombra di un limone, con l’ingresso definito da due piccoli ulivi e un insolito, occasionale, profumo di lavanda. 

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