Cronaca

Latina / Corruzione in tribunale, aperta un’indagine interna in Procura

LATINA – Se c’è stata una forma di sudditanza di qualche sostituto procuratore di Latina nei confronti dell’ex Gip Giorgia Castriota, i responsabili ne risponderanno. Sta facendo molto discutere – non ammettendo altre interpretazioni di sorte – la breve ma dura nota con cui il procuratore capo della Repubblica di Latina Giuseppe De Falco ha annunciato l’apertura di un’indagine interna per riscontrare eventuali illegittimità nel comportamento avuto da qualche pm nei confronti dell’ex giudice per le indagini preliminari in carcere con la grave accusa di corruzione nella gestione dell’amministrazione giudiziaria di alcune società a rischio fallimento.

De Falco è intervenuto sulla scorta del contenuto delle 126 pagine dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Perugia Natalia Giubilei. Le intercettazioni contenute – afferma il procuratore De Falco provocano, oltre ad un generale comprensibile sconcerto, anche un rischio di pregiudizio all’immagine dell’ufficio della Procura di Latina nel suo complesso. Da qui l’esigenza del capo della Procura, a tutela dell’immagine e della funzione dell’ufficio giudiziario di via Ezio, “di operare un vaglio accorto e specifico di quanto emerge dall’ordinanza, a proposito delle diverse condotte poste in essere nell’ambito della Procura”.

In base alla valanga delle intercettazioni contenute nell’ordinanza emessa dal Tribunale di Perugia con le accuse di corruzione, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita a dare o promettere utilità, il procuratore capo di Latina De Falco si vuole fare chiarezza sui contatti intercorsi negli ultimi mesi tra l’ex Castriota e alcuni magistrati, gli stessi accusati dallo stesso magistrato di Cosenza di manifestare “timidezza” nell’accogliere le sue istanze di sequestro di società in difficoltà sul piano tributario.

Intanto lo stesso Gip Giubilei non ha ancora sciolto le sue riserve se concedere i domiciliari alla dottoressa Castriota e al commercialista romano ex fidanzato Silvano Ferraro. Il magistrato calabrese aveva respinto con le due dichiarazioni l’accusa di aver corrotto i sue due consulenti. Le regalie ricevute da Ferraro sarebbero state – si era giustificata alla collega del Tribunale di Perugia – solo il frutto della relazione sentimentale che nel frattempo aveva avviato con il commercialista romano.

La stessa Stefania Vitto giovedì era stata interrogata per oltre un’ora dal Gip Giubilei e dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone: assistita dall’avvocato Giulio Liscio, anche la donna ha negato qualsiasi tipo di corruzione precisando di avere prestato la sua consulenza professionale quando era stata nominata dal Gip Castriota amministratrice giudiziaria delle società dell’imprenditore Fabrizio Coscione.

La 59enne commercialista, accusata di aver versato al Gip parte delle sue onerose consulenze, ha anche aggiunto di aver lasciato gli incarichi per beneficiare della revoca dei domiciliari cui si trova venendo meno i pericoli della reiterazione del reato e del rischio di inquinamento delle prove.

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