SUD LAZIO – Negli ultimi anni nel basso Lazio è stata registrata “un’espansione sempre più profonda e ramificata da parte di diverse organizzazioni criminali che si sono nel tempo estese e strutturate fino a determinare la compresenza nel territorio di diverse realtà delinquenziali, la cui attività, connotata dal metodo mafioso, ha influenzato il tessuto economico e sociale di quell’area”. È quanto si legge nell’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento.
In provincia di Latina, il traffico di stupefacenti resta l’attività illecita più lucrosa per le consorterie criminali attive in quell’area le quali, sfruttando la strategica posizione geografica, accedono agevolmente alle molteplici rotte di approvvigionamento più difficili da intercettare. Nel capoluogo pontino permangono anche le infiltrazioni di clan camorristici e di cosche della ‘ndrangheta che si affiancano alle consorterie locali creando eterogenee formazioni criminali difficilmente distinguibili.
Nel territorio di Frosinone, invece, la contiguità territoriale con le province campane ha senz’altro favorito soprattutto la camorra e, in particolare, Cassino e zone limitrofe risentono principalmente dell’incidenza di questi clan. Nell’area sarebbero infatti predominanti gli interessi riconducibili ai CASALESI, agli ESPOSITO di Sessa Aurunca (CE), ai BELFORTE di Marcianise (CE), nonché a personaggi legati ai clan napoletani LICCIARDI, DI LAURO, MAZZARELLA, GIONTA di Torre Annunziata, che hanno realizzato anche attività di riciclaggio mediante la gestione di locali di gioco e scommesse. Diversi latitanti, nel corso del tempo, hanno infatti cercato rifugio in questi luoghi come documentato dagli arresti, eseguiti nel recente passato, di esponenti di spicco legati ai clan AMATO-PAGANO, POLVERINO e ai CASALESI.
Nel quadrante Nord del Frusinate sono emersi interessi economici anche del clan campano MOCCIA che ha acquisito e gestito, nel corso degli anni, talune aziende ubicate nell’area compresa tra i Comuni di Patrica (FR), Ferentino (FR) e del vicino Capoluogo. Nella provincia si riscontrano anche presenze delle organizzazioni autoctone quali gli SPADA e i DI SILVIO, collegate alle omonime aggregazioni criminali romane e pontine e protagoniste nel tempo di rilevanti episodi delittuosi nel racket delle estorsioni, nell’usura e nel traffico degli stupefacenti.
In quest’ultimo contesto, ricorda la relazione semestrale, il 31 gennaio 2022, la DIA e i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per circa 1,5 milioni di euro nei confronti di 9 soggetti riconducibili ad un nucleo familiare di etnia rom stanziato nel basso Lazio. Le risultanze di pregresse attività investigative, corroborate dai successivi approfondimenti reddituali e patrimoniali, hanno consentito di qualificare la pericolosità sociale della compagine criminosa e, al contempo, di far emergere la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente valore dei beni illecitamente accumulati.
La criminalità nella provincia di Latina
Come già anticipato, nella provincia pontina il traffico di stupefacenti resta l’attività illecita più redditizia per le consorterie presenti. Un’attività che, grazie alla posizione geografica, risulta agevolata della possibilità di accedere a flussi di smercio difficili da intercettare. I quasi 100 chilometri di costa del litorale laziale vicino Latina offrono infatti la possibilità di disporre di numerosi punti di approdo, assicurando una capacità di smistamento.
Nel basso Lazio si confermano le infiltrazioni di clan camorristici quali MOCCIA, CASALESI, BARDELLINO, MALLARDO, GAGLIARDI-FRAGNOLI, RICCI, DI LAURO, POLVERINO e LO RUSSO, nonché di cosche di ‘ndrangheta come i TRIPODO-ROMEO, LA ROSA, BELLOCCO, ALVARO e COMMISSO, che si affiancano alle mafie autoctone creando talvolta un complesso reticolo di formazioni e dinamiche criminali. Non a caso, ad esempio, nel gennaio 2021 la Corte d’Appello aveva riconosciuto “l’identità mafiosa” del gruppo DI SILVIO capace di esprimere un condizionamento sociale e un assoggettamento tipici di quei contesti associativi tradizionali, grazie anche a un prestigio criminale acquisito nel tempo.
Una connotazione riconosciuta anche ad altri gruppi, come i TRAVALI e i CIARELLI, dediti all’usura e alle estorsioni, nonché al narcotraffico e ad ulteriori attività illecite. Proprio l’accresciuta capacità criminale di queste realtà consente loro di trattare in posizione paritetica con le altre tradizionali consorterie mafiose, esprimendo una notevole forza intimidatrice che rappresenta uno strumento di affermazione criminale.
La relazione della Dia ricorda l’Operazione “Reset” del febbraio 2021, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla DDA di Roma, sulla scorta anche delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, era emerso un complesso scenario di estorsioni, usura, detenzione di armi, nonché una consolidata attività di spaccio di stupefacenti che aveva la principale base nei “palazzoni” del quartiere di Nuova Latina e che taluni esponenti del gruppo TRAVALIDI SILVIO tentavano di gestire, secondo le risultanze investigative, perfino dall’interno del locale istituto di reclusione. Per le 31 persone coinvolte a vario titolo nella predetta attività d’indagine e ritenute “vicine” all’organizzazione attiva nel capoluogo pontino, il 17 gennaio 2022, è stato disposto il rinvio a giudizio. Fra gli episodi contestati si cita anche un omicidio risalente al marzo 2014. L’associazione, in particolare, sarebbe stata in grado di rifornire le diverse tipologie di droga (cocaina, marijuana e hashish) alle piazze di spaccio di Latina, Sezze, Cisterna e Aprilia, e sarebbe stata anche in rapporti con altri clan e narcotrafficanti attivi in quelle zone.
Altra operazione che viene menzionata è “Status Quo”, del 20 aprile 2022: la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno dato esecuzione, a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Roma, su disposizione della locale DDA, a carico di 8 soggetti facenti capo ai clan TRAVALI-DI SILVIO per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In relazione a quest’ultima aggravante, il GIP ha sottolineato che la forza di intimidazione esercitata dai sodali era strettamente connessa alla “riserva di violenza costituente il principale patrimonio dell’associazione, in ragione dello spessore criminale degli appartenenti”. Le attività svolte hanno consentito di ricostruire anche una tentata estorsione ai danni del gestore di un distributore di benzina, aggravata dal metodo mafioso. Contestualmente la Polizia di Stato ha dato esecuzione alla misura emessa a carico di un altro sodale ritenuto il mandante di un agguato con arma da fuoco avvenuto nel 2014 ai danni di un commerciante.
Il 24 maggio 2022, nell’ambito dell’operazione “White Fruit 2019”, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 soggetti facenti parte di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e ritenuti responsabili di tentato omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, nonché detenzione di armi. Le indagini, avviate nel 2019 in seguito all’arresto di un pusher campano, consentivano di individuare un esercizio commerciale a Formia al centro dell’attività di spaccio.
Il 25 maggio 2022 i Carabinieri, su richiesta della Procura di Cassino, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 8 persone per spaccio di sostanze stupefacenti sull’isola di Ponza, nonché a Roma e in alcuni comuni della provincia di Napoli. Il 15 giugno 2022, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento restrittivo a carico di 15 persone appartenenti al clan CIARELLI di Latina per estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa. Le indagini sono state avviate anche a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate da collaboratori di giustizia che segnalavano numerose estorsioni da parte di soggetti tratti in arresto i quali continuavano, nonostante il regime detentivo, a veicolare minacce e indebite pretese inviando messaggi sui social network a imprenditori, commercianti e ad altri cittadini.
Nel semestre di riferimento, il panorama criminale pontino risulta caratterizzato anche da attività di contrasto a varie forme di reati finanziari e tributari, nonché ad episodi di corruttela. L’8 febbraio 2022 la Polizia di Stato su disposizione della DDA di Roma, ha proceduto al sequestro di un patrimonio di un imprenditore di Latina costituito da 37 società (di cui 4 nel Regno Unito e 2 in Moldavia), 119 fabbricati, 58 terreni, 55 veicoli, un’imbarcazione e 72 rapporti finanziari del valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Lo stesso imprenditore era stato arrestato nel 2020 per bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, autoriciclaggio, sequestro di persona ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dalle indagini svolte era emerso che l’imprenditore aveva accumulato ingenti capitali nel corso degli anni grazie ai collegamenti con ambienti mafiosi radicati nel Lazio, tra Roma e Latina.
Il 21 febbraio 2022, nell’ambito dell’operazione “Dune”, i Carabinieri hanno dato esecuzione a una misura restrittiva emessa a carico di 16 persone dal Tribunale di Latina, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Il procedimento ha coinvolto, tra gli altri, anche amministratori, funzionari pubblici e imprenditori responsabili di corruzione, peculato e falso ideologico. Le indagini hanno riguardato anche concessioni demaniali rilasciate dal Comune di Sabaudia, con numerose attività balneari presenti sul quel tratto di litorale che avrebbero nel tempo beneficiato di agevolazioni. In base alle risultanze investigative, alcuni dipendenti pubblici sarebbero stati, di fatto, titolari di alcuni stabilimenti e chioschi interessati dalle attività investigative, avviate nel novembre 2019 a seguito di un incendio presso la centrale termica dell’Ente Parco Nazionale del Circeo. Inoltre, durante la fase dei preparativi alla Coppa del Mondo di canottaggio, programmata a Sabaudia per il 2020 e poi rinviata per l’emergenza sanitaria, sarebbero state favorite alcune ditte compiacenti sia nella realizzazione del campo di gara, sia nell’affidamento del servizio di manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica.
Le attività criminali in provincia di Frosinone
Nel territorio di Frosinone, la contiguità territoriale con le province campane ha favorito tra le presenze mafiose soprattutto la camorra, con particolare riferimento alle storiche presenze del clan VENOSA ed alle proiezioni del clan dei CASALESI e del clan MALLARDO. Anche Cassino e i territori limitrofi risentono dell’incidenza della criminalità organizzata e, in particolare, dei sodalizi della provincia di Caserta, i quali hanno esteso a queste zone il loro processo di insediamento, infiltrazione e radicamento nel tessuto socio-economico. Gli interessi delle consorterie nel Frusinate appaiono eterogenei e sarebbero riconducibili ai CASALESI, agli ESPOSITO di Sessa Aurunca (CE), ai BELFORTE di Marcianise (CE), nonché a personaggi legati ai clan napoletani LICCIARDI, DI LAURO, MAZZARELLA, GIONTA di Torre Annunziata (NA).
L’attenzione delle organizzazioni criminali per la Ciociaria è stata favorita anche dalla circostanza che diversi latitanti nel corso del tempo hanno cercato rifugio in questi luoghi, come dimostrano gli arresti avvenuti nel tempo di esponenti di spicco legati ai clan AMATOPAGANO, POLVERINO e ai CASALESI.
Anche in questo territorio il traffico di stupefacenti continua a rappresentare la più importante attività per la criminalità organizzata, seguita da usura, estorsioni e riciclaggio realizzato anche nell’ambito del settore dei giochi e delle scommesse illegali. Emblematico il sequestro eseguito l’11 gennaio 2022 dalla Polizia di Stato in un casolare sito a Ceccano, all’esito di una attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone, di una estesa piantagione di cannabis che avrebbe procurato all’organizzazione introiti illeciti di oltre 5 milioni di euro. All’interno del casolare era stato allestito un sistema di aerazione, riscaldamento e illuminazione per ottenere una produzione “intensiva” di marijuana.
Il 7 marzo 2022, è stata emessa la sentenza di condanna a carico di 18 imputati, la maggior parte dei quali originari dell’area del Sorano, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio ed estorsione, sulla base delle evidenze investigative acquisite nell’ambito dell’operazione “Requiem-Ultimatum al crimine” del 2020, coordinata dalla DDA di Roma e condotta da Polizia di Stato e Guardia di finanza. L’indagine aveva portato, nell’ottobre 2020, ad arrestare 31 sodali di un’organizzazione dedita al narcotraffico, all’estorsione e al riciclaggio.
Nella provincia di Frosinone, le consorterie camorristiche devono confrontarsi, nella
spartizione degli interessi criminali, con radicate organizzazioni autoctone che insistono sul territorio, quali gli SPADA e i DI SILVIO (imparentate con le omonime aggregazioni criminali romane e pontine) attive nel racket delle estorsioni, nell’usura e nel traffico degli stupefacenti. A ulteriore conferma della consistente rimuneratività di queste attività criminali, il 31 gennaio 2022 la DIA e i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per circa 1,5 milioni di euro, a carico di 9 soggetti riconducibili ad un nucleo familiare di etnia rom stanziato nel basso Lazio, già noti per l’appartenenza a un sodalizio criminale. Le risultanze di pregresse attività investigative e i successivi approfondimenti di natura reddituale e patrimoniale hanno consentito di rilevare la pericolosità sociale degli appartenenti al gruppo e la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente valore dei beni accumulati nel tempo.
Nel quadrante Nord del Frusinate sono emersi anche interessi economici del clan MOCCIA, che ha acquisito e gestito, nel corso degli anni, aziende dislocate nell’area compresa tra i Comuni di Patrica, Ferentino e del vicino Capoluogo. Significativa l’ordinanza di custodia cautelare emessa il 9 aprile 2022 dal GIP del Tribunale di Napoli ed eseguita il successivo 20 aprile dai Carabinieri, a carico di 57 soggetti ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni e corruzione. Dal quadro indiziario ricostruito è emerso che il sodalizio era strutturato in modo verticistico, con due componenti principali, una operativa di tipo “militare” e l’altra imprenditoriale, che facevano capo a 4 personaggi di vertice del clan MOCCIA. In merito a quest’ultimo ambito investigativo, la Guardia di finanza ha eseguito due misure di divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni immobili e di quote societarie, per un valore stimato di circa 150 milioni di euro.
La provincia di Frosinone rappresenta dunque un punto d’incontro e di equilibrio tra proiezioni extraregionali di consolidate realtà criminali e gruppi autoctoni stanziali sul territorio. La sussistenza di forti interessi perseguiti da questi ultimi sodalizi è stata ulteriormente confermata dalla recente operazione “Ultima corsa” del settembre 2022 (che sarà approfondito nella prossima Relazione semestre), condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura della Repubblica di Cassino a carico di soggetti della famiglia di origine Sinti stanziata nel territorio sorano. Gli indagati dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, usura ed estorsione, nonché di organizzazione di corse clandestine di cavalli.