Cronaca

Sud Pontino / “Anni 2000”, chiesta proroga per il deposito delle motivazioni delle sentenze

SUD PONTINO – Ci sarà bisogno di ulteriori 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Cassino lo scorso 25 ottobre aveva inflitto 124 anni e mezzo di reclusione, tre in più rispetto alla richiesta formulata dai Pm delegati della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, ai danni di 18 persone coinvolte il 25 gennaio 2021 nell’ambito dell’operazione anti camorra “Anni 2000”. Se le motivazioni erano attese lo scorso 23 gennaio, la proroga è stata disposta dal presidente vicario del Tribunale di piazza Labriola Massimo Pignata che, accogliendo un’istanza del presidente del collegio giudicante Tania Tavolieri (le si erano affiancati i giudici Martina Di Fonzio e Antonio Gavino Falcihi Delitalia), ha riproposto, per certi versi, le stesse ragioni che hanno provocato in ben due circostanze lo slittamento della sentenza del processo per la morte di Serena Mollicone.

Bisogna attendere ulteriori tre mesi per conoscere le motivazioni della sentenza del processo “Anni 2000” in considerazione “della particolare complessità del provvedimento, della relativa istruttoria espletata e della notevole gravità dei reati contestati dalla Dda” in relazione ad oltre 60 capi di imputazione”. Tra questi detenzione illegale di armi, rapina, danneggiamento, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, incendio ed estorsione ai danni di alcuni imprenditori impegnati soprattutto sul territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano e Minturno. Per la dottoressa Tavolieri la redazione delle motivazioni del processo richiede ora ulteriore tempo anche per le “decine di interrogatori effettuati e le centinaia di intercettazioni telefoniche esaminate”.

Da qui la richiesta di disporre la sospensione della custodia cautelare anche per evitare scadenze – che la dottoressa Tavolieri ha definito “intempestive” – dei termini di custodia delle 18 persone condannate al termine del rito ordinario. La pena più pesante era stata inferta al presunto vertice di questo organizzazione, Decoroso Antinozzi, condannato a 16 anni e 4 mesi di carcere. Le altre condanne per le quali è stato comunque escluso il vincolo mafioso: Maurizio ed Ettore Mendico a 14 anni e dieci mesi e a 13 anni e 9 mesi; Adolfo Pandolfo ad 8 anni e 9 mesi; Eduardo Parente ad 8 anni e 4 mesi; Ciro Bonifacio ad 8 anni ed un mese; Antonio Reale a 8 anni; Francisco Parente e Pierluigi Mendico a 7 anni e quattro mesi; Fabio Buonamano a 7 anni e Maria Carmina Messore a 6 anni e 9 mesi di reclusione. Più lievi – si fa per dire – le altre condanne: Armando Puoti (4 anni), Alessandra Forcina e Sergio Cozzolino (tre anni e mezzo), Giuseppe Sola (2 anni e 4 mesi), Luigi Parente e Carla Tomao (un anno e quattro di carcere a testa).

Il Tribunale di Cassino per alcuni capi d’imputazione aveva assolto per non aver commesso il fatto Salvatore Di Franco, Marco Di Viccaro, Eduardo Parente e Pierluigi Mendico mentre, sempre per alcune ipotesi di reato, aveva deciso di non doversi procedere per l’avvenuta prescrizione nei confronti di Antinozzi, Forcina e Cozzolino.

Il collegio infine, aveva disposto nei confronti di alcuni imputati di dover risarcire l’associazione anti mafia “Antonio Caponnetto” ed un cementificio della zona vittima di un attentato a scopo estorsivo.

Share