Latina / Asl di Latina, Antonio Di Rocco e i sindacati contro gli “spostamenti ad personam”

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LATINA – L’Asl di Latina adotti un regolamento trasparente che gestisca al meglio i trasferimenti all’interno dell’azienda per perseguire gli obiettivi di migliorare il benessere lavorativo ed evitare facili e dannosi conflitti sindacali e forme di favoritismo e clientelismo che sono “principi cardini di un’azienda pubblica”.  Facendosi portavoce di diverse legittime preoccupazioni di importanti organizzazioni sindacali di categoria, il capogruppo consiliare della lista “Prima Formia”, consigliere nazionale e delegato provinciale di Latina dell’Anci Antonio Di Rocco chiede ai vertici aziendali dell’Asl di rivedere immediatamente la sua posizione che “appare essere di netta chiusura” rispetto alla richiesta della mobilità interna volontaria che, consentita durante l’emergenza pandemica anche tra unità operative diverse (personale infermieristico, OO.SS., fisioterapisti, tecnici radiologi) , “ora non lo è più favorendo forme molto discutibili di spostamenti ad personam”.

Di Rocco ha sollecitato la direttrice generale dell’Asl Silvia Cavalli a superare l’”ingiustificata chiusura sindacale” palesata nell’incontro del 26 ottobre scorso con le Rsu, poi confermata nella “poco convincente” lettera del direttore della Uoc gestione giuridica ed economica del personale Giovanni Bernardi del 17 novembre scorso. “Quella dell’azienda è una posizione assolutamente non condivisibile – aggiunge il capogruppo Di Rocco – che contrasta con i principi di trasparenza e chiarezza degli atti e delle procedure nelle pubbliche amministrazioni. L’ultimo regolamento ha permesso di gestire , mantenendo un clima sereno tra i lavoratori, qualsiasi tipo di problematica grazie all’esistenza di alcuni criteri capaci di rispettare la peculiarità e la professionalità del lavoratore trasferito e la caratteristica della struttura di assegnazione”.

Occorre necessariamente dover regolamentare gli spostamenti tenendo conto – specifica Di Rocco – anche dell’impatto economico relativo alle indennità percepite nelle diverse unità operative. Demandare invece – come si intende procedere ora in maniera unilaterale – ad un unico potere organizzatorio creerebbe un clima lavorativo demotivante, suscettibile di critiche e di sospetti”.

La mobilità volontaria supererebbe una “rigidità” prevista nella collocazione del personale sanitario con la “quasi certezza – ammonisce Antonio Di Rocco – che moltissimi dipendenti Asl siano collocati in posti sbagliati dove non avrebbero alcuna possibilità di sviluppare le proprie potenzialità e rendere al meglio. Questa disciplina regolamentaria invece andrebbe a tutelare tutti i dipendenti Asl salvaguardo le esigenze dei rispettivi familiari, una logica che ha consentito, durante la fase emergenziale legata al Covid 19, di inaugurare e rilanciare, dove è stato possibile, con successo lo strumento dello smart working.”

Il capogruppo di Prima Formia e delegato provinciale dell’Anci crede, invece, ad una mobilità interna di tipo qualitativo e non quantitativo in cui ad essere riconosciuti “siano i criteri della competenza e dell’esperienza a differenza di quanto si intende fare ora privilegiando un sistema clientelare e di anzianità”. Di Rocco, infine, condividendo “totalmente” le istanze di buonsenso e di grande responsabilità delle organizzazioni sindacali di categoria, invita la direttrice generale dell’Asl di Latina Cavalli a “bloccare prima che sia troppo tardi questo treno giù partito perché la sanità post pandemia ha bisogno di una politica aziendale attenta e, soprattutto, inclusiva”.

Questa importante presa di posizione del consigliere Di Rocco scaturisce da una significativa iniziativa del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche della provincia di Latina. Il suo segretario provinciale Giovanni Santucci che il 22 novembre, contestando il nuovo orientamento dell’Asl di Latina a non adottare alcun regolamento finalizzato a disciplinare la mobilità all’interno dell’Asl, ha proclamato lo stato di agitazione del personale con la conseguente richiesta d’incontro urgente con l’azienda

La chiusura tanto contestata dell’Asl era stata sintetizzata dal responsabile della Gestione Giuridica ed economica del personale Giovanni Bernardi e dal dirigente amministrativo Luca Annibalini . Per farlo avevano chiesto il rispetto dell’articolo 3 (Mobilità interna) del contratto collettivo nazionale di lavoro del 31 luglio 2009 secondo il quale …”Non si configura in ogni caso quale mobilità lo spostamento del dipendente all’interno della struttura di appartenenza , anche se in ufficio, unità operativa o servizio diverso da quello di assegnazione in quanto rientrante nell’ordinaria gestione del personale affidata al dirigente responsabile”.

La conclusione dell’Asl è stata la seguente: “Le Uoc delle professioni sanitarie possono disporre legittimamente spostamenti, trasferimenti e assegnazioni del personale nell’ambito della struttura di appartenenza qualora – avevano concluso Bernardi e Annibalini – non ricorrano particolari situazioni d’urgenza”.

Nella polemica si è inserita anche la segreteria provinciale di Latina della Funzione Pubblica della Uil: “Siamo convinti che la pubblica amministrazione debba essere “una casa di vetro” e pertanto riteniamo necessario riconfermare il vigente regolamento degli spostamenti del personale all’interno dei servizi sanitari…– ha tenuto a precisare il segretario Giancarlo Ferrara – Pretendiamo che rimangano inalterati i principi di trasparenza e chiarezza delle procedure amministrative in esso contenuti… Noi non ci pieghiamo… È iniziata la nostra mobilitazione…”.

Il sindacato ha dichiarato lo stato di agitazione del personale del comparto Asl Latina e ha inviato una richiesta espletamento tentativo di raffreddamento presso la Commissione di Garanzia dello Sciopero presso la Prefettura di Latina: “L’Asl vuole eliminare uno strumento di trasparenza già esistente e condiviso anni fa, che ha garantito equità e chiarezza alle legittime aspettative dei lavoratori per quanto riguarda lo spostamento volontario all’interno dei servizi sanitari. A chi giova questa volontà di gestire nell’ombra?” ha concluso Giancarlo Ferrara.