Gaeta / Ex stabilimento grafico militare: commesse esternalizzate, dipendenti in stato di agitazione

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GAETA – Un tempo, prima della sua trasformazione industriale, era l‘ex stabilimento grafico militare e, grazie al numero dei 110 dipendenti, militari e civili, è stata la più importante realtà produttive ed economica di Gaeta e del Golfo. Ora il Cedecu – l’acronimo sta per centro di dematerializzazione e conservazione unico dell’Agenzie industrie del Ministero della difesarischia davvero di chiedere i battenti. Lo si evince da una lettera che i delegati della Funzione Pubblica di Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Confintesa ha inviato al Prefetto di Latina Maurizio Falco per annunciare lo stato di agitazione del personale civile proclamato nei giorni scorsi dall’assemblea dei lavoratori.

L’iniziativa sindacale è finalizzata a chiedere la convocazione di un tavolo di confronto con la direzione generale dell’Agenzia Industrie Difesa sulla scorta di una paventata esternalizzazione delle attività di dematerializzazione per un importo di ben 8 milioni di euro. Insomma parte delle commesse arrivate a Gaeta lo scorso anno potrebbe essere trasferite dal Ministero della Difesa relativamente al nuovo processo sulla dematerializzazione e sulla digitalizzazione degli archivi della pubblica amministrazione italiana.

Secondo i delegati sindacali Vittorio Simeone, Enza Del Gaudio, Gianluca Di Biasio, Claudio Musetti ed Emilio Donaggio la decisione dell’esternalizzazione delle commesse attribuite al sito di Gaeta, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, sarebbe stata presa in maniera unilaterale dall’Agenzia Industrie Difesa “violando ogni tipo di relazioni sindacali che prevede la preventiva consultazione e partecipazione della parte sindacale”. Se fossero confermati questi “tagli” di natura produttiva non verrebbero mai più stabilizzati quei lavoratori interinali che da sei anni prestano servizio presso il sito industriale nel cuore del Parco urbano di Gaeta.

I sindacati hanno chiesto ora l’intervento del Prefetto Falco di “esperire il tentativo obbligatorio di conciliazione” previsto dalla normativa e nella lettera inviata per conoscenza al direttore generale dell’agenzia Industrie Difesa Nicola La Torre e al direttore del Cedecu di Gaeta, l’ingegner Francesco Grilo, non hanno escluso di dar vita ad “ogni ulteriore azione di lotta sindacale”. L’esternalizzazione delle commesse è stata un’autentica doccia fredda per i sindacati dopo che lo scorso anno il governo aveva annunciato di portare a termine per il sito di Gaeta un investimento di ben 21 anni per la sua trasformazione ed innovazione tecnologica e la prospettiva di avere nuove commesse, dopo il 2023, per ulteriori 86 mesi. Ma i lavoratori nell’ex stabilimento grafico militare non ci sono quasi più.

Un legittimo grido d’allarme nel novembre 2021 era stato lanciato dalle Rsu e dalle organizzazione sindacali di categoria del Cedecu incontrando a Gaeta la commissione Difesa del Senato. Al suo presidente, l’ex ministro Roberta Pinotti, era stato consegnato un documento per ribadire come gli stessi organici all’osso potrebbero far fallire un piano di riconversione fortemente voluto e finanziato dal governo. Da qui la richiesta alla Senatrice Pinotti di bloccare questa emorragia stabilizzando i lavoratori temporeamente assegnati, ripianando il personale civile destinato anche alla produzione e l’immissione di nuovo personale attraverso lo svolgimento di necessari concorsi. Almeno nel prossimo triennio. Lo stesso Ministero della difesa, a conoscenza del problema, aveva invitato le organizzazioni sindacali a dar vita ad un tavolo di confronto che definisse “un credibile piano di assunzioni in linea con le esigenze manifestate dagli stabilimenti della Difesa”.

La dematerializzazione degli archivi peraltro è previsto da una serie di provvedimenti normative e priorità politiche che impongono la revisione dell’assetto strutturale ed organizzativo del Ministero della Difesa previsto dalla legge 244/2012 e dai successivi decreti attuativi.