Gaeta / Commissioni consiliari, è arrivato il parere del Ministero degli Interni

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GAETA – Le commissioni consiliari al comune di Gaeta non possono essere rimpiazzate e sostituire dalla conferenza dei capigruppo. Semplicemente perché l’esistenza e la funzione delle commissioni sono garantite dal terzo comma dell’articolo 29 dello Statuto comunale e dallo stesso regolamento del consiglio comunale di Gaeta. A scriverlo è ora il dipartimento “Territorio e autonomie locali” del Ministero degli Interni in un parere che, sollecitato dalla segretaria comunale Patrizia Cinquanta, non ha fatto altre che legittimare la richiesta del consigliere comunale di opposizione, l’ex sindaco della città Silvio D’Amante, ad insediare, a distanza di quasi quattro mesi dalle elezioni amministrative del 12 giugno scorso, le commissioni che devono “agevolare e snellire il lavoro del consiglio svolgendo un’attività preparatoria in ordine alle proposte di deliberazione e alle altre questioni sottoposte all’esame consiliare”.

Il pronunciamento del Viminale era stato chiesto dalla segretaria Cinquanta che con una richiesta di parere, il cui testo non sarebbe stato affatto concordato e condiviso – com’era giusto che fosse? – con chi ne aveva fatto richiesta e, cioè, con il consigliere D’Amante in particolare. La dottoressa Cinquanta aveva inviato al Ministero degli Interni una richiesta di parere avente un carattere politico e con la stessa istanza a cuore della maggioranza Leccese e del presidente del consiglio comunale Davide Speringo: sia la conferenza dei capigruppo a sostituire, nei compiti e nelle prerogative, le commissioni consiliari previste – sino a prova contraria – dallo statuto del comune di Gaeta.

Il motivo? Se venissero insediate le commissioni ogni loro convocazione diventerebbe caotica dovendo essere ciascuna di loro formata da 11 o 12 consiglieri comunali. In effetti era stata la stessa Prefettura di Latina in una prima richiesta di parere della dottoressa Cinquanta – quello arrivato al comune di Gaeta il 27 luglio ma divulgato agli inizi di settembre solo perché il consigliere D’Amante era stato capace di averne copia dal destinatario, dalla Prefettura di Latina – ad esprimere un parere favorevole per il varo delle commissioni purchè fossero rispettati i criteri della proporzionalità e della rappresentatività. Che al Comune di Gaeta, dopo la plebiscitaria elezione del sindaco Leccese, è difficile rispettare a causa della….maggioranza consiliare. È formata da ben otto liste civiche cui si aggiungono quelle di minoranza del Pd, di Gaeta Città Comune –Europa Verde e dalla lista “Insieme con D’Amante sindaco”: di queste nove formazioni sono formate da un solo consigliere mentre due sono composte da più eletti.

Nel rinnovato consiglio comunale si è creata un’incredibile frammentazione a causa della quale se venissero rispettati i criteri della rappresentatività e della proporzionalità – caratteristiche per le quali il consigliere D’Amante non vuole fare marcia indietro “neanche per un millimetro” – ogni riunione di commissione diventerebbe un gran problema…anche in termini erariali per i gettoni di presenza – ha sempre fatto presente il presidente d’aula Speringo – da attribuire ai componenti.

Il parere del Ministero degli Interni ha sancito un altro elemento di discussione: la soluzione prospettata dal comune di Gaeta, quelle di sostituire le commissioni con la conferenza dei capigruppo (una prassi di fatto consolidata nel doppio amministrativo dell’ex sindaco Cosimino Mitrano) di potrebbe prospettare “solo in caso di oggettive di insediamento delle stesse commissioni consiliari”. L’ex sindaco Silvio D’Amante in una dichiarazione ha commentato in questi termini il parere del Viminale chiesto “senza interpellarci” da parte della segretaria Cinquanta: “Ribadisce la necessità che ogni Gruppo sia rappresentato nelle Commissioni. E solo in caso di oggettive difficoltà a formare le Commissioni, nelle more di modifiche statutarie e regolamentari, se ne può fare a meno. Ma presso il Comune di Gaeta – tuona l’ex primo cittadino – non esistono questi problemi tecnici perché le Commissioni si possono formare benissimo ed è solo la volontà politica a non consentirne la formazione”.

Una curiosità tecnico-temporale. L’arrivo del parere del Ministero degli Interni (su richiesta della segretaria Cinquanta” è avvenuto nelle ore in cui il consigliere D’Amante aveva inviato al Dipartimento affari interni e territoriali e alla Direzione centrale per le autonomie dello stesso Viminale, tramite la Prefettura di Latina, una nota sulla necessità della costituzione  delle Commissioni  Consiliari.  Lo ribadiscono una serie di “plurimi pareri già espressi dal Dipartimento Enti Locali e dalla giurisprudenza in materia” ma anche lo stesso Statuto e il Regolamento del Consiglio comunale di Gaeta secondo i quali, in virtù di una consolidata giurisprudenza a monte, “obbligatoriamente per la nomina di ogni Commissione Consiliare Permanente deve essere garantita la partecipazione di ciascun Gruppo Consiliare, ufficialmente riconosciuto dal Consiglio. Qualora un Gruppo fosse rappresentato da un solo Consigliere questi deve essere presente in tutte le Commissioni”.

Dopo questo forcing tecnico-amministrativo il consigliere D’Amante ha chiesto che la maggioranza, in considerazione della sua inverosimile abbondanza numerica, risolva i suoi problemi circa la composizione delle commissioni e palesi la sua volontà reale nel dar vita a questa forma di partecipazione democratica. In sintesi, la Giunta Leccese consideri o meno le commissioni un fastidio, un problema da superare. Se così fosse l’ex sindaco di Gaeta sarebbe pronto ad investire “tutte le autorità competenti” per denunciare una chiara difficoltà ad esercitare nella pienezza un ruolo, quello di consigliere comunale democraticamente eletto…