Formia / Statuto comunale sta per essere modifcato, l’intervento per le nomine dei dirigenti

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FORMIA – Nessuna quota Cento o quota 41. Lo Statuto del comune di Formia – tempi tecnici permettendo – andrà in pensione entro la fine dell’anno. Lo farà dopo 23 anni di contributi versati. Riveste una valenza, per certi versi, storica, la commissione consiliare “Affari Generali – Attività Produttive” convocata dalla presidente Valentina Di Russo venerdì 30 settembre alle ore 10 con un solo punto all’ordine del giorno: l’approvazione delle modifiche allo Statuto del comune di Formia.

Ha una datazione cronologica abbastanza longeva: la prima stesura era stata approvata dal consiglio comunale con la delibera 139 del 10 dicembre 1999 per poi essere modificata ed integrata dal commissario straordinario Silvana Tizzano con la delibera numero 63 del 23 giugno 2021. La commissione dovrà recepire, prima del voto del consiglio comunale, le integrazioni apportate dalla maggioranza di centro destra e – si vocifera dall’attenta assessore agli Affari Generali, l’avvocato Chiara Avallone – nei 64 articoli della “Magna Charta” del comune di Formia.

Ci sono molti articoli che correttamente scompaiono per via di alcune integrazioni normative sopraggiunte nel corso di questi 23 anni e riguardano l’istituto della partecipazione al procedimento (l’attuale articolo 27), il ruolo, i requisiti, l’elezione, le prerogative, le funzioni e la dotazione dei mezzi del difensore civico (dall’articolo 28 a quello 32) e anche quello del decentramento amministrativo che, costituendo al momento il contenuto del Titolo IV (dagli articoli 72 a quello 87), non ha più alcun motivo di esistere per la fallimentare decisione normativa di sopprimere i consigli circoscrizionali che a Formia sono state ben quattro: Maranola, Trivio, Castellonorato-Penitro e Gianola –S. Janni. Ma quali sono le ragioni politiche che si celano dietro il nuovo Statuto del Comune di Formia? Basta leggere il testo del nuovo articolo 98 (rispetto all’attuale) relativo agli incarichi di direzione dei settori, degli uffici e dei servizi.

L’amministrazione Taddeo in quasi un anno di mandato ha incontrato palesi ed indiscutibili ritardi nella riorganizzazione degli uffici e dei servizi ma ora intende avere la mani più libere per la scelta dei dirigenti. Secondo il contenuto del nuovo Statuto i loro incarichi saranno a tempo determinato, le loro posizioni non potranno essere cristalizzate nel tempo. Ecco il nuovo articolo 98, al primo comma: “Gli incarichi di direzione dei settori delle strutture di massima dimensione dell’Ente, comunque denominate, sono conferiti a tempo determinato dal Sindaco, sulla base della valutazione dei titoli professionali, delle precedenti esperienze lavorative interne ed esterne all’ente delle specifiche attitudini allo svolgimento della funzione dirigenziale”.

Il terzo comma entra nel merito:”Gli incarichi di direzione dei settori e delle strutture di massima dimensione dell’Ente si rinnovano entro sei mesi dall’entrata in carica del Sindaco e terminano alla scadenza del mandato del Sindaco, per qualsiasi causa. Al fine di garantire la naturale prosecuzione dell’attività amministrativa, i Dirigenti continuano ad esercitare le funzioni in regime di prorogatio per un periodo massimo di 45 giorni. Entro tale termine dovranno essere conferiti i nuovi incarichi”.

Insomma l’amministrazione comunale di Formia è dovuta ricorrere alla modifica dello Statuto dell’ente – cui si affiancherà probabilmente la revisione del regolamento degli uffici e dei servizi – per tentare di avvincendare gli attuali dirigenti nei rispettivi ruoli apicali. Il tentativo operato nei confronti della dirigente della Polizia Locale Rosanna Picano, attraverso la riorganizzazione degli uffici e dei servizi, è stato impugnato dalla stessa Comandante davanti il Tar che si pronuncerà il prossimo novembre anche sull’affidamento del personale ai singoli settori dell’ente.

Basterà questa modifica statutaria per centrare un risultato che avrebbe potuto e dovuto perseguire la semplice politica? In effetti la nuova bozza dello Statuto “umilia” anche la figura ed il ruolo del segretario generale dell’ente. Attuale l’articolo 92 del testo afferma come questa figura sia chiamata ad “assicurare la legittimità degli atti del Comune; è responsabile dell’istruttoria delle deliberazioni e dei relativi atti esecutivi; deve curare l’attuazione dei provvedimenti dell’amministrazione; roga i contratti nell’interesse del Comune e partecipa alle sedute del Consiglio Comunale e della Giunta, curando la redazione dei relativi verbali”. In futuro più sinteticamente “svolge tutte le funzioni dell’articolo 97 del decreto legislativo numero 267/2000 o previste in altre disposizioni di legge e/o Regolamento interno”. Insomma tutto e niente. La nuova bozza dell’articolo 93 dello Statuto, inoltre, richiama la legge ma non terrebbe conto di una disposizione del contratto nazionale di lavoro di categoria, del 2018, che assegna ai segretari generali alcuni compiti, come quelli della redazione degli atti di programmazione generale, su tutti la formulazione dei Peg, i piani esecutivi di gestione.

I tempi. La Giunta Taddeo ha bisogno come il pane di questa modifica statutaria per tentare di uscire dal pantano relativamente all’attribuzione “ad hoc” degli incarichi dirigenziali che dall’ottobre 2021 è stata caratterizzata solo dalla loro proroga. L’articolo 6 del decreto legislativo – il testo unico degli enti locali – prevede al comma 4 che uno statuto di un comune deve essere approvato dal consiglio con i due terzi dei consiglieri assegnati nella prima seduta convocata. Se questo adempimento non venisse raggiunto, ci sarebbe bisogno, ma dopo trenta giorni, di altre due votazioni (la norma non specifica se nella stessa seduta consiliare) con la maggioranza assoluta degli aventi diritto. A quel punto il nuovo Statuto sarebbe esecutivo con tutti gli effetti conseguenti. Tar permettendo