Latina / Epatite: infettato dalla moglie a sua volta infettata, maxi-risarcimento per un 82enne

Cronaca Latina

LATINA -La prima sezione civile del Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Salute a risarcire 600mila euro un 82enne di Latina che, contagiato nel 1982 dalla moglie da cui ha divorziato quattro anni più tardi, ha scoperto solo successivamente di avere l’epatite C. E’ questo l’esito di un processo che, promosso per il riconoscimento del cosiddetto “danno indiretto o da rimbalzo”, ha visto l’uomo costituirsi in giudizio attraverso l’avvocato Renato Mattarelli contro il Ministero della Salute.

L’Asl pontina non avrebbe effettuato alcun tipo di controllo sul sangue trasfuso alla moglie già dal 1982 a causa di una patologia contratta durante un ricovero in ospedale al punto da perdere la vita nel 2010. L’82enne risultò positivo all’Hcv solo nel 2014 durante alcuni esami di routine. Quella patologia nel corso di 40 anni purtroppo non gli ha dato scambio al punto da evolversi in cirrosi e tumore al fegato. Non potendo acquisire informazioni alla moglie deceduta, l’82enne di Latina si è rivolto all’avvocato Mattarelli che, attraverso informazioni incrociate e deduzioni scientifiche, ha avviato una complessa ricostruzione su quanto avvenuto.

La ricerca, attraverso il recupero della cartella clinica della donna, è terminata con una grande sorpresa per l’82enne: la ex moglie non solo era morta di cirrosi epatica ma la malattia era conseguenza di un contagio da trasfusioni di sangue. Insomma la moglie è morta 12 anni fa portando con se un segreto mai rivelato al marito: era portatrice di un virus letale anche nel periodo in cui era sposata con l’82enne di Latina. L’uomo ha ottenuto sì un risarcimento di 600mila euro ma non può curarsi con i farmaci di ultima generazione a causa della trasformazione in un epatocarcinoma dell’epatite C.

Nella sentenza, emessa dai giudici della prima sezione civile del Tribunale di Roma, “..non vi è dubbio che, sulla base delle produzioni in atti e degli accertamenti medici d’ufficio, può essere ravvisata sia la sussistenza di un nesso causale tra le trasfusioni e la patologia contratta...sia la conseguente responsabilità del Ministero convenuto. Per quanto attiene alle cause che hanno determinato la contrazione del virus, il nesso causale con la patologia contratta dalla ex moglie a seguito delle trasfusioni del 1982 può ritenersi accertato giudizialmente in forza del principio della verosimiglianza nonché per la mancata prova dell’esistenza di altre possibili situazioni produttive del contagio…”.