Formia / Ex-Pastificio “Paone”: Tar chiede conto al Comune sull’iter di quanto accadde dieci anni fa

Cronaca Formia

FORMIA – Lo spettro del vecchio e storico Pastificio Paone torna ad aleggiare come un fantasma sulla gestione tecnico amministrativa del comune di Formia. Che l’operato dell’Ente non sia stato esente da forzature più o meno volute (e poi ridimensionate) lo dice e lo scrive, dopo dieci anni dal clamoroso sequestro dello stabilimento realizzato nel 1876 ( 16 anni dopo il raggiungimento dell’Unità d’Italia, mica ieri), anche il Tar del Lazio-sezione di Latina. I giudici amministrativi hanno concesso un termine di 60 giorni all’amministrazione comunale di Formia – dovranno replicare l’avvocatura e la ripartizione urbanistica – per giustificare quanto deciso il 30 maggio 2012.

Da circa un mese i Carabinieri del Nipaaf erano venuti a Formia per sequestrare lo storico stabilimento perchè, a dire del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, era l’epicentro di un reato penale di non secondaria importanza: la nascita di una lottizzazione edilizia per farvi nascere un centro commerciale. L’allora dirigente del settore urbanistica del comune, l’architetto Roberto Guratti, tra gli indagati di un processo travolto dalla polvere della prescrizione, avviò con la determina numero 104 con cui di fatto andava a modificare il permesso a costruire numero 182 /2008 rilasciato il 5 novembre di quattro anni dalla collega dirigente Stefania Della Notte. L’ex pastificio da oltre un anno è tornato nella disponibilità della sua società originaria, la “Domenico Paone fu Erasmo Spa”, che da tempo ha avviato un’azione risarcitoria con infiniti zeri nei confronti dell’amministrazione comunale proprio a causa dell’avvio del procedimento dell’architetto Guratti che di fatto, preoccupato della scure della Procura di Latina, aveva tagliato il 25% delle cubature autorizzate dall’architetto Della Notte: da 2784 a 2353 metri quadrati di superfice commerciale e direzionale.

Ora il Tar, sulla scorta di un ricorso presentato dall’attuale proprietaria dell’ex stabilimento alimentare, ha intimato al comune di spiegare le ragioni (sempre se ci fossero) di questo taglio di cubature. Il comune, alle prese all’epoca con la delicatissima inchiesta del “Sistema Formia”, aveva deciso di cautelarsi lanciando alla Procura, seppur indirettamente un segnale di collaborazione? Alla famiglia Paone e all’avvocato Claudia Ioannucci – firmataria del ricorso al Tar – questo poco interessa. Il Tar , che si pronuncerà il 1 dicembre prossimo, vuole avere nei prossimi due mesi “una relazione dettagliata, corredata di documentazione, sulla destinazione prevista dal Prg della zona interessata dal titolo edilizio e sulla specificazione della ragione per la quale l’intervento non ricadrebbe interamente in zona “D” (direzionale secondo il Prg vigente del comune di Formia), sulla presenza e descrizione di aree per servizi pubblici e parcheggi, sul grado di urbanizzazione dell’area e sull’eventuale esistenza – e specifica destinazione – di altri edifici di diversa proprietà insistenti sull’area”.

Quanto richiesto ed ordinato dal presidente Antonio Vinciguerra sarà uno dei primi impegni del neo dirigente del settore urbanistica del Comune Bonaventura Pianese che dovrà giocoforza interloquire con il dirigente dell’avvocatura interna, Domenico Di Russo, lo stesso che ha rappresentato il comune nella prima discussione del ricorso della “Domenico Paone fu Erasmo spa” per chiedere l’annullamento, dopo oltre 10 anni, della determina dell’architetto Guratti. L’allora dirigente del settore urbanistica del comune di Formia, sconfessando l’operato di chi l’aveva preceduto, propose di tagliare le cubature alla famiglia Paone, scrisse che “l’intervento di ristrutturazione edilizia riguardante il cambio di destinazione d’uso (da industriale) in attività commerciale per tre medie strutture di vendita oltre ad uffici direzionali avrebbe necessitato di una verifica urbanistica e di una specifica convenzione necessaria per la corretta qualificazione e quantificazione delle necessarie aree per servizi pubblici”. Fu zelante l’architetto Guratti che aveva saputo di essere indagato o era stata “generososa” quattro anni prima l’architetto Della Notte?

Questo dovrà stabilirlo dopo dieci anni il comune stesso ed il Tar a dicembre. La famiglia Paone, dilaniata da non pochi dissidi societari interni, è tornata ad avere la disponibilità dell’ex pastificio (grazie all’applicazione della prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva) vittima di un lento ed inesorabile processo di degrado e abbandono. Un’azione risarcitoria è da tempo avviata contro il comune, chiamato ora a relazionare su una sua contradditoria azione amministrativa che, oltre all’indagine penale della Procura (il pastificio fu a lungo sequestrato perché il pm Miliano impugnò in Cassazione l’iniziale provvedimento di dissequestro deciso dal Tribunale del Riesame), avrebbe – secondo la “Domenico Paone fu Erasmo spa”- accelerato la procedura di concordato preventivo raggiunto con il Tribunale di Cassino per la cessione del nuovo sito industriale di Penitro.

Il ricorso al Tar ha un obiettivo: se il comune di Formia è stato inadempiente, omissivo, contradditorio e superficiale e ha consentito da par suo il fallimento di questo antico sogno industriale della città è giusto che ne risponda. Sotto ogni profilo.