Cronaca

Aprilia / Pugile ucciso ad Anzio, fermati due fratelli per concorso in omicidio

APRILIA – Sono due i presunti aggressori di Leonardo Muratovic, il pugile 26enne di Aprilia accoltellato sabato notte sul lungomare di Anzio. Si tratta di due fratelli nati in Italia da genitori magrebini (rispettivamente del 2001 e 1996), che ieri sera intorno alle 22 si sono presentati dai carabinieri. A confessare l’omicidio del pugile dilettante Leonardo Muratovic però è stato il fratello più piccolo. Ieri sera in caserma non si è svolto l’interrogatorio, i due ragazzi sono stati trasferiti nel carcere di Velletri e il pubblico ministero titolare dell’inchiesta ha disposto il fermo per entrambi che sarà o meno convalidato dal gip in sede di interrogatorio (atteso al più tardi per venerdì mattina). Nonostante la confessione di uno dei due fratelli si deve accertare o escludere il coinvolgimento dell’altro.

“Ho ucciso io Leonardo”. Un ragazzo di 20 anni di Anzio, accompagnato dal fratello di 25 anni e dal suo avvocato, si è costituito andando alla caserma dei carabinieri di Gianicolense. Quasi contemporaneamente, gli amici di Leonardo Muratovic si sono ritrovati davanti al locale dove sabato notte si è consumata l’omicidio, ad Anzio, facendo esplodere fuochi d’artificio.

Sono state ore intense che potrebbero aver dato una svolta decisiva all’omicidio di Leonardo Muratovic. Il giovane di 20 anni di origini marocchine e residente ad Anzio da tempo che si è presentato dai carabinieri, ha raccontato di aver materialmente ucciso lui, sabato notte, il pugile di 25 anni di origini croate. Il presunto assassino è stato ascoltato dalla polizia e dal pm titolare dell’indagine che hanno verificato la sua versione, stamattina verrà riascoltato e nel caso verrà disposto il fermo ed eventualmente convalidato anche l’arresto.

Il giovane, anche lui con la passione per il pugilato, avrebbe deciso di consegnarsi alla luce dell’attività di indagine svolta in queste ore dalla polizia. La squadra mobile nelle ultime ore aveva individuato una comitiva di 5 ragazzi, tutti coinvolti nella vicenda a vario titolo e stavano stringendo il cerchio sull’omicidio.

Nella serata di martedì la svolta. La posizione del fratello venticinquenne, che ha accompagnato il ventenne ieri sera alla stazione dei carabinieri Gianicolense che hanno poi consegnato i due alla polizia che indaga, resta al vaglio degli inquirenti che stanno ricostruendo la dinamica di quanto avvenuto nella notte di sabato. Bisognerà capire il suo ruolo nella vicenda. Secondo quanto si è appresto, la procura di Velletri aveva già emesso nei loro confronti, prima della confessione, un decreto di fermo per l’omicidio.

Ancora da chiarire il movente. Le indagini hanno accertato che tra Leonardo Muratovic e il gruppo del suo assassino c’erano vecchi rancori. Non è chiaro se siano legati a questioni di droga oppure no. Fatto sta che quella tragica notte nel locale della Riviera Mallozzi, la discussione sarebbe nata per motivi banali. Il pugile era lì con un suo amico e le rispettive fidanzate. Una doppia uscita di coppia. I buttafuori hanno fatto uscire dal locale i giovani rissanti e all’esterno è avvenuta la tragedia. Un ragazzo, probabilmente quello che nella serata di martedì ha confessato l’omicidio, ha colpito Muratovic mortalmente.

Per questa vicenda è stato arrestato anche il padre di Leonardo Muratovic. Domenica ha ferito proprio i due bodyguard del locale dove è iniziata la rissa. L’uomo li ha colpiti con un coltello fuori al commissariato di Anzio dove i due erano stato convocati come persone informate sui fatti. Secondo lui sarebbero “colpevoli” di aver “consegnato” il figlio al suo assassino e ai suoi amici.

E mentre a Roma, forse per paura di un linciaggio, il 20enne confessava l’omicidio di Muratovic, ad Anzio – quasi contemporaneamente – gli amici di Leonardo si sono ritrovati davanti al locale chiuso senza preavviso ed hanno organizzato una manifestazione con fuochi d’artificio e lanterne ufficialmente per ricordare il giovane scomparso.

Il litorale è stato subito presidiato dai mezzi antisommossa che hanno bloccato e deviato il traffico per evitare ogni possibile disordine e calmare un clima già teso da giorni.

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