Gaeta / Pescatori contro “caro gasolio”: tornano in mare solo per una notte, continua la protesta

Cronaca Formia Gaeta

GAETA – Dopo dieci giorni di sciopero ad oltranza è tornata in mare nella notte tra giovedì e venerdì la flotta della marineria di Gaeta tra le più attive su scala nazionale nella controversia economico-occupazionale legata al caro gasolio ma il blocco, dopo questo fine settimana, potrebbe riprendere dai primi giorni della prossima. Non è stato accolta favorevolmente la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del decreto, tanto atteso dal settore, che assegna soltanto 20 milioni di euro per sostenere le filiere della pesca e dell’acquacoltura, così duramente provate dalla crisi.

“Si tratta di un piccolo passo ma ci pare una mancia che non soddisfa per niente il settore – ha osservato Damiano Colozzo, portavoce della storica cooperativa Madonna di Porto Salvo di Gaeta – Il governo faccia presto per dare l’avvio alla presentazione delle domande da parte delle imprese, una procedura che necessita adesso di una legittimità tempestività”. Insomma è fondamentale che il Ministero per le politiche agricole pubblichi velocemente le modalità attuative per presentare le domande senza attendere i 30 giorni previsti dalle norme. Insieme a questo, dalla marinerie di Gaeta e dell’intera provincia di Latina è arrivata una richiesta al Governo di prevedere che la regolarità del Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) non sia un requisito di ammissibilità, ma una precondizione per poter ricevere il contributo previsto. Solo in questo modo la maggior parte delle imprese avrebbero possibilità di accesso, rendendo tale strumento realmente utile in questo momento di crisi”

I pescherecci e le parenze di Gaeta hanno ripreso il largo almeno per una notte ma le marinerie di Gaeta, Formia, Terracina e Anzio, dopo Ancona, hanno preso parte ad un’altra delle manifestazioni nazionali di protesta che si susseguono a macchia di leopardo. Il gasolio per la navigazione è balzato a 1,20 euro al litro mentre lo scorso inverno costava tra i 70 e 80 centesimi e un anno fa addirittura 40. Con queste cifre, lamentano i pescatori, per un pieno si spendono fino a 4.000 euro. E avanzano legittimi interrogativi: quanto pesce si dovrebbe vendere per coprire gli aumenti? E come fronteggiare la concorrenza del prodotto proveniente dall’estero – ad esempio da Spagna, Grecia e Nordafrica – dove il carburante costa meno della metà? L’obiettivo della categoria è riportare, attraverso sgravi fiscali e incentivi, il prezzo del gasolio a 70 centesimi al litro e cassa integrazione per i dipendenti.