Carmelo Lavorino

Cassino / Pedopornografia: indagine su Franco Mottola, replica della famiglia col criminologo Lavorino

Cassinate Cassino Cronaca

CASSINO – Pronti a chiarire diversi aspetti su un’indagine che al momento resta tale. L’hanno annunciato i legali difensori (gli avvocati Mauro Marsella, Piergiorgio Di Giuseppe e Francesco Germani) di Franco Mottola, uno dei cinque imputati per il delitto di Serena Mollicone, dopo che venerdì nell’ultima udienza del dibattimento i sostituti procuratori Beatrice Siravo e Carmen Fusco hanno effettuato una clamorosa rivelazione: l’ex Comandante della sezione di Arce dei Carabinieri è indagato dalla Procura di Napoli Nord dopo il rinvenimento (effettuato nel 2016 da un vice brigadiere della Compagnia di Pontecorvo in occasione della riapertura delle indagini sul delitto di Arce) nella memoria del telefonino di Mottola di otto foto con un carattere pedopornografico.

Questo annuncio shock aveva sorpreso lo stesso presidente della Corte d’Assise del tribunale di Cassino, Massimo Capurso, che ha infatti chiesto alla pubblica accusa di poter visionare il fascicolo inerente la presenza di fotografie proibite rinvenute sul telefonino del militare originario di Teano. “Un atto necessario a comprendere la personalità dell’imputato” aveva spiegato il giudice Capurso.

Durissima è stata risposta della famiglia Mottola che si è affidata al suo portavoce, il criminologo Carmelo Lavorino:” Al momento opportuno viene calato il jolly del sospetto senza prove e dell’infamia della caccia alle streghe. In un processo dove l’impianto accusatorio basato sul nulla si sta sgretolando, dove i testimoni dell’accusa si sono rivelati boomerang, dove le consulenze scientifiche dei Pm (pagate inutilmente migliaia di euro) si manifestano in tutta la loro vacuità, arriva il diversivo del ‘sospetto di pedopornografia’. Su circa 30.000 foto rinvenute su un supporto informatico dei Mottola – osserva il professor Lavorino – sono state rinvenute ‘ben’dieci foto ipotizzate ‘pedopornografiche’, al che scatta la caccia-condanna all’untore di manzoniana memoria, cioè allo ‘zozzone maresciallazzo’ che ha dieci foto provenienti/scaricate da chissà dove e quando. E la notizia ‘scioccante’ di un sospetto non dimostrato domina – accusa il portavoce della famiglia Mollicone – le cronache processuali dell’omicidio di Serena Mollicone: così si fa dimenticare che l’inchiesta è fondata sul nulla. Il Maresciallo Mottola è stato buttato ancora una volta nelle ganasce trituratutto dei forcaioli seminatori dell’infamia e del sospetto, alla faccia della presunzione d’innocenza”.

Il professor Lavorino avanza alcuni interrogativi: “Vogliamo aspettare per giustizia, logica e scienza che si chiuda l’inchiesta? Che il maresciallo chiarisca? Che si difenda? Che la sua Difesa intervenga? Perché si anticipa ancora una volta senza prove la colpevolezza di una persona? Perché questo sadico forcaiolo voyeurismo mediatco-giudiziario?”.

Il criminologo di fiducia di Franco, Annamaria e Marco Mottola ricorda come il primo imputato per il delitto di Arce, Carmine Belli, venne assolto dopo 18 mesi d’ingiusta carcerazione venendo “additato e sospettato anche di perversioni sessuali che in realtà non aveva?”.

“Questa è purtroppo l’italiota cronaca giudiziaria del gratuito sospetto, dove i cronisti (fortunatamente non tutti, ndr) sono schiavi del clamore del sospetto e dove l’opinione pubblica ha la libidine della forca che anticipa la condanna dopo un ‘giusto’ processo. Ora aspettiamo che riprenda il vero processo con veri giudici, che Mottola madre, padre e figlio si difendano pubblicamente e nel dibattimento da tutte le accuse, che vengano enunciate nel processo le nostre relazioni tecniche criminalistiche forensi a confutazione di tutte le accuse. Che la Ragione – auspica concludendo il professor Mollicone – abbia la supremazia sugli istinti della caccia alle streghe e del ‘dalli all’untore’ “.