Formia / Porto “Marina di Cicerone”, messa in mora per quattro dipendeti comunali: chi e perchè

Cronaca Formia

FORMIA – Tre milioni e 652mila euro e qualche spicciolo. E’ la pesantissima richiesta economica che ufficialmente il comune di Formia, attraverso una specifica lettera del sindaco Gianluca Taddeo ha firmato, ha formalizzato nei confronti di due ex dirigenti (del settore urbanistica) e di altrettanti responsabili unici del procedimento relativamente alla mancata realizzazione di un’altra compiuta della città nel dopo guerra, il porto turistico. Il sindaco Taddeo, dando seguito ad una precisa istanza del gruppo cittadino della Guardia di Finanza e ancor puma della Procura regionale presso la Corte dei Conti, ha formalmente messo in mora coloro che, secondo la magistratura contabile, hanno avuto a che fare con l’iter tecnico amministrativo del porto “Marina di Cicerone”: gli ex responsabili della ripartizione urbanistica dell’ente Stefania Della Notte (ora guida l’analogo settore al comune di Gaeta) e Sisto Astarita, il responsabile unico del procediento Roberto Guratti (che a Formia è arrivato dopo aver rivestito lo stesso ruolo al comune di Gaeta) ed il suo “supporto”, Filippo Gionta sono stati invitati a risarcire tre milioni e 652mila euro “in via equitativa” il comune di Formia.

La decisione per due ordini di motivi: hanno provocato un danno d’immagine all’ente per aver concorso nell’archiviazione il 31 ottobre 2018 del procedimento di Valutazione ambientale strategica da parte della Regione Lazio. Insomma – scrive il sindaco Gianluca Taddeo e (ancor prima) secondo la Corte dei Conti – se Formia non ha un porto turistico le responsabilità sono attribuibili a quattro dirigenti che non avrebbero aiutato la Regione Lazio, nonostante diversi solleciti ricevuti, a proseguire l’iter istruttorio necessario per realizzare l’opera.

La messa in mora inviata dal sindaco Taddeo con una raccomandata ricevuta di ritorno a Della Notte, Astarita, Guratti e Gionta tende a bloccare la scorciatoia della prescrizione secondo quanto prevedono gli articoli 1219 e 2943 del Codice Civile.

La messa in mora, dopo le indagini delle Fiamme Gialle, effettua una cronistoria su cosa è stato e, soprattutto, sarebbe dovuto essere il progetto per la realizzazione del porto turistico “Marina di Cicerone”, sin da quando lo ipotizzò il consiglio comunale venti anni fa con la delibera 17 del 27 febbraio 2002. Successivamente il Comune scelse lo strumento economico finanziario per realizzare l’opera, il progetto di Finanza, e soprattutto chi avrebbe dovuto provvedere in regime di concessione. Fu individuato il raggruppamento temporaneo d’impresa formato dal “Gruppo Ranucci Finanziaria e partecipazione srl” (mandataria), dall’impresa Pietro Cidonio spa (mandante) e dalla Sacen srl (cooptata).

Questi tre soggetti imprenditoriali si fusero ed il 28 luglio 2008 costituirono un’unica società, “Marina di Cicerone spa”,chiamata a progettare, realizzare e poi gestire, nello specchio acqueo dell’attuale Molo Vespucci, il nuovo ed avveniristico porto turistico di Formia. Il comune esperì le prime procedure tecnico amministrative ma la Regione, a conclusione della prima conferenza di servizio, chiese al comune di Formia il 18 dicembre 2012 di integrare a favore di tutti gli enti partecipanti alla stessa conferenza di servizio il documento preliminare soprattutto in materia autorizzazione paesaggistiche e Vas. I termini richiesti furono perentori, 30 giorni, che il comune non rispettò avendo informato tutti gli enti partecipanti alla decisione quasi otto mesi dopo, il 24 agosto 2015.

Trascorrono i mesi e i tempi della ripartizione urbanistica – secondo quanto scrive il sindaco Taddeo nella sua messa in mora – furono davvero simili a quelli di una tartaruga. Il 27 aprile 2016 la Regione Lazio chiese riscontro a quanto indicato nel documento di scoping (la verifica preliminare) e cioè l’elaborazione del rapporto ambientale e del documento di sintesi non tecnica che avrebbe accompagnato il piano sino alla sua approvazione definitiva. Il comune si difese nell’ottobre 2017 evidenziando che, nonostante gli impegni assunti e i numerosi solleciti circa di produrre il rapporto ambientale completo , quest’ultimo “non risultava pervenuto” dalla società privata. Il comune chiese di rispettare la concessione sottoscritta con la “Marina di Cicerone” e avviò il procedimento per risoluzione per inadempimento della stessa concessione. Con l’avvio del procedimento la società concessionaria il 1 dicembre 2017 inviò al comune di Formia il rapporto ambientale richiesto ma misteriosamente questo documento rimase presso la ripartizione urbanistica dell’ente e non venne mai trasmesso alla Regione. La quale (la direzione regionale territorio e area autorizzazioni paesaggistiche) – come detto – il 31 ottobre 2018 dispose l’archiviazione del procedimento ambientale strategica (Vas) semplicemente perché non aveva mai più ricevuto da Formia i documenti richiesti e sollecitati dal 27 aprile 2016 al 16 maggio 2018. Eppure La “Marina di Cicerone” si difende affermando di aver inviato, nonostante tutto, il 1 dicembre 2017 il rapporto ambientale richiesto e la sintesi non tecnica secondo quanto prevede il decreto legislativo 152/2006.

Per il Comune di Formia, oltre al danno, anche la beffa. Soprattutto dopo che la società “Marina di Cicerone” il 6 maggio 2019 ha citato per inadempienza contrattuale il comune davanti il Tribunale Civile di Cassino chiedendo un risarcimento danni di 3 milioni e 29mila euro per la mancata realizzazione del nuovo porto turistico e la restituzione della fidejussione di 500mila inizialmente anticipata dalla società concessionaria. Le parti fortunatamente hanno raggiunto un accordo bonario il 1 dicembre scorso ed il giudizio è stato dichiarato estinto solo grazie alla restituzione della quota di mezzo milione di euro.

Una brutta figura per il comune di Formia al punto che con la sua messa in mora il sindaco Taddeo chiama in causa Della Notte, Guratti, Astarita e Gionta “per non aver posto in essere tutti gli adempimento amministrativi e le azioni necessarie alla conclusione del procedimento di valutazione ambientale strategica da parte della Regione Lazio”. Insomma l’interruzione del procedimento amministrativo e la conseguente causa civile con la “Marina di Cicerone” hanno determinato per il comune di Formia un danno erariale conseguente “alla mancata realizzazione del porto turistico, ai mancati introiti finanziari (sono stati quantificati in due milioni di euro) e alla successive e richieste di risarcimento danni da parte del privato. Guratti, Della Notte, Astarita e Gionta devono risarcire il comune per oltre 3 milioni e 652mila euro anche perché lo stesso ente non ha potuto incassare da parte del privato un milione e 110mila euro relativamente ai (mancati) intervento di recupero e riqualificazione urbanistica dell’area adiacente – su tutti la spiaggia del “Cacone” con le attigue “Grotte di Sant’Erasmo- l’ambito portuale di Formia. I quattro indagati hanno preannunciato, prima della loro richiesta di rinvio a giudizio, l’avvio di circostanziate memorie difensive ai Pm della Procura regionale presso la Corte dei Conti.