Formia / Pasquale e Michele, arriva la condanna per “atti persecutori” al loro vicino di casa

Cronaca Formia

FORMIA – E’ una sentenza di condanna l’esito a cui è giunto il processo per “atti di persecutori” – disciplinato dall’articolo 612bis del codice penale – denunciati da Pasquale Galliano e Michele Castelli, la coppia residente nel quartiere di Penitro, a Formia (Lt), rimbalzata, un paio d’anni or sono, agli onori delle cronache per essersi dovuti rivolgere a più riprese alle Forze dell’Ordine per denunciare le angherie subite dei vicini, sullo sfondo di un atteggiamento omofobo.

Il Tribunale di Cassino ha condannato, nel caso specifico, in primo grado, il vicino alla reclusione di un anno, oltre ad una provvisionale ad anticipazione del risarcimento dei danni, da liquidarsi in sede di procedimento civile, e al pagamento delle spese legali di costituzione parte civile e processuali.

In attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, l’avvocato Angela Sangermano – legale delle vittime – commenta: “La sentenza è molto significativa per le vicende pesonali dei miei assistiti e rappresenta, inoltre, una delle prime sentenze nel nostro territorio nelle quali è stato inquadrato, giungendo all’esito di una condanna, lo stalking in ambito condominiale”.

Abbiamo chiesto aiuto alla Legge e ad essa ci siamo affidati pazientemente, continuando a subire e denunciare per lunghi anni.  Siamo stati presenti a tutte le udienze, abbiamo ripercorso ad ogni udienza, tutto il male subito e il dolore che gratuitamente ci hanno procurato, gli insulti,  le scritte, le accuse, le frasi urlate fuori casa di essere malati” – ha, invece, commentato la sentenza Pasquale Galliano, a nome anche di suo marito Michele, affidando le sue parole alla piattaforma social Facebook già nella tarda serata di ieri.

E ha aggiunto: “Oggi (ieri, ndr) finalmente a distanza di due anni dall’inizio di questo processo, e di cinque mesi  da una prima sentenza di condanna, arriva una nuova sentenza”.

Non ci sono vincitori o vinti” – conclude il suo messaggio – “Resta un profondo senso di vuoto, che può essere colmato solo con la convinzione che bisogna insistere su temi come accoglienza e rispetto verso il prossimo, perché Pasquale e Michele possono essere anche un figlio, un fratello, una sorella, un uomo di colore, un rom, un ebreo, una trans, una lesbica. Resta il fatto che siamo tutti esseri umani e meritevoli di pari dignità”.