Cassino / Delitto Serena Mollicone, al banco dei testimoni i tre Ufficiali dei Ris di Roma [VIDEO]

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CASSINO – Nel nastro adesivo con cui fu immobilizzato il cadavere di Serena Mollicone subito dopo il suo omicidio sono state rinvenute due tracce di legno ed una di vernice bianca. Apparterrebbero rispettivamente alla porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la studentessa 18enne di Arce il 1 giugno 2001 e alla caldaia dell’alloggio sfitto della caserma dei Carabinieri, posizionata su un balcone della caserma, reso apparentemente inaccessibile da una tapparella rotta, sotto la quale fu adagiato il corpo prima di essere abbandonato nel bosco di Fonte Cupa.

A questa conclusione sono giunti i tre ufficiali dei Ris di Roma  – i tenenti colonnelli Rosario Casamassima e Ferdinando Scatamacchia ed il luogotenente Vittorio Della Guardia – comparsi davanti la Corte d’assise del Tribunale di Cassino nella nuova udienza del processo del mistero di Arce. Meticoloso e determinato, il tenente colonnello Casamassima ha localizzato i due micro frammenti di legno  tra i capelli e il nastro con cui era stato sistemato il capo della vittima. Secondo la ricostruzione dei consulenti del Ris, la cui perizia e’ stata redatta nel 2018 dopo un anno di accertamenti – al momento dell’impatto della testa contro la porta, alcune micro tracce lignee sono state rimaste attaccate nei capelli della vittima e poi trovate sullo scotch .

Ben 139 sono state le micro tracce isolate, 111 sui vestiti e 23 di legno e colla e altre di resina,  tutte millesimali e submillesimali. Per i consulenti della Procura le fibre isolate sotto il nastro adesivo sono compatibili con gli strati più profondi della porta e meno con quelli superficiali, dove c’è la resina utilizzata per la finitura della porta. Con una conclusione secca: questi frammenti da un punto di vista chimico sono indistinguibili con il materiale che costituisce la porta. Sempre nella parte adesiva del nastro è stata trovata una traccia, davvero microscopica, di vernice bianca, non completamente arrugginita, presente nella parte esterna della caldaia, cioè del suo sportello. La caldaia aveva soltanto due anni di vita e – secondo i testi – poteva già presentare tracce di ruggine.

Con una conclusione investigativa: il corpo senza vita di Serena e’ rimasto sul balcone della caserma prima di essere spostato nella notte tra il 1 ed il 2 giugno 2001. L’assassino di Serena cono i suoi complici, inoltre, avrebbe  commesso paradossalmente un errore : il capo di Serena era stato confezionato in maniere impeccabile e meticolosa da evitare ogni contaminazione, soprattutto ai danni del nastro adesivo. Il lungo interrogatorio dei tre ufficiali dei Ris hanno confermato – ma c’era da attenderselo – la versione accusatoria dei sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco secondo la quale Serena Mollicone, dopo essere stata tramortita dall’urto con la porta chiusa del bagno dell’alloggio sfitto della caserma dell’Arma, Serena sarebbe stata “nascosta” all’interno della Stazione in attesa che qualcuno – complice dell’assassino – si sbarazzasse del suo corpo ancora in vita dopo averlo legato e imbavagliato con il nastro che ora può costituire una prova decisiva. Le stesse tracce compatibili per morfologia e composizione sono presenti sui vestiti e la tomaia, ma non la suola, delle scarpe mentre il corpo era steso e non in piedi. E se Serena fosse stata anche trascinata dopo essere stata tramortita?.

Nel controesame sono stati protagonisti, invece i legali della famiglia Mottola. Gli avvocati Mauro Marsella, Piergiorgio Di Giuseppe e Francesco Germani hanno evidenziato invece come la consulenza del Ris, effettuata sulla porta gemella rispetto a quella considerata l’arma del delitto, non abbia invece evidenziato il tipo di legno rinvenuto nel nastro adesivo e la presenza di altre sostanze chimiche (silicato,sale d’ammonio e carbonato di calcio) che potrebbero prefigurare altre ipotesi omicidiarie. La difesa dei Mottola, attraverso il contributo video allegato del suo portavoce, il criminologo Carmelo Lavorino, ha anche ricordato come in un calzino di Serena ormai cadavere sia stata trovata una foglia e ha contestato la diffusivita’ delle tracce isolate lungo i 15 metri di nastro adesivo che avvolsero il capo di Serena quando la loro presenza avrebbe dovuto caratterizzare soltanto la prima parte dello scotch con cui fu avvolto il cranio di Serena. Si tornera’ in aula venerdi 4 febbraio con l’audizione di atri quattro testi citati dalla Procura.

INTERVISTA video Luciano Garofano, perito parte civile famiglia Mollicone e Carmelo Lavorino, criminologo portavoce famiglia Mottola