Cassino / Delitto Serena Mollicone: restano fuori dal processo le confidenze di Santino Tuzi

CASSINO – Santino Tuzi temeva di essere arrestato alla vigilia del suo suicidio avvenuto l’11 aprile 2007 nei pressi della diga di Arce. La conferma l’ha fornita il luogotenente Gabriele Tersigni, il Comandante della stazione dei Carabinieri di Fontana Liri presso la quale lavorava il brigadiere Tuzi nel 2008 all’epoca del suo suicidio. Il militare, ora in pensione, è stato il protagonista assoluto della nuova udienza del processo, in corso di svolgimento davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino, per la morte di Serena Mollicone. La deposizione di Tersigni era stata inizialmente contestata dalle difese di Franco, Marco e Annamaria Mottola, i tre principali indagati con l’accusa di omicidio volontario per la morte della studentessa di Arce.

L’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe aveva presentato una mirata eccezione procedurale, poi accolta dalla Corte d’Assise dopo una camera di consiglio durata ben tre ore, in base alla quale il luogotenente non avrebbe potuto riferire delle confidenze rese da Tuzi tra il 28 marzo e l’11 aprile 2008 giorno in cui il brigadiere di Sora si tolse la vita con la sua pistola d’ordinanza. Le confidenze di Tuzi restano fuori dal processo: lo prevede il quarto comma dell’articolo 195 del Codice di Procedura penale che vieta agli agenti di Polizia Giudiziaria di riferire sulle dichiarazioni rese da terzi, da Santino Tuzi per la precisione. Queste confidenze Tersigni non le hai verbalizzate e l’ha anche motivato: le dichiarazioni di Tuzi con cui asseriva di aver visto entrare il 1 giugno 2001 Serena Mollicone nella caserma dei Carabinieri di Arce erano state verbalizzate dagli stessi Carabinieri e dalla Polizia giudiziaria in procura a Cassino.

Tersigni ha ammmesso di sapere dei problemi di Tuzi con il suo ex comandante Evangelista ma ha sempre preferito glissare, non occuparsene. Così come ha confermato di ignorare la volontà del brigadiere Tuzi di ritrattare le sue dichiarazioni sui movimenti di Tuzi la mattina in cui fece perdere le sue tracce e fu uccisa. L’ex comandante della Stazione dell’Arma di Fontana Liri ha ricordato poi quanto avvenne il giorno del suicidio di Tuzi che era “laconico nelle sue dichiarazioni, preoccupato e molto amareggiato” da quando aveva cominciato a parlare, dopo sette anni, di Serena.

In caserma la mattina dell’11 aprile erano arrivate strane telefonate. All’amante di Tuzi, Annarita Torriero che sarà sentita nell’udienza del 12 novembre, erano arrivati dei fiori con un biglietto con una scritta inquietante: “Addio”. Il colonnello Sparagna del comando provinciale di Frosinone raccomandò ai militari di fare molta attenzione perché Tuzi avrebbe potuto sparare contro i suoi stessi colleghi di lavoro in divisa. E dall’armadietto del brigadiere Tuzi quella mattina mancava soltanto la pistola d’ordinanza che, utilizzata per togliersi la vita nel piazzale della diga di S.Eleuterio, lasciava sempre lì quando non era in servizio.

Drammatica, infine, è stata la deposizione di Teresa Lupo, la vedova di Santino Tuzi. La donna di Broccostella ha ripercorso gli ultimi giorni in vita del marito con il quale era sposato “da 27 anni, 4 mesi e 4 giorni”. Era molto sereno e del suo lavoro non parlava mai a casa, in famiglia. Ha ammesso pure di aver conosciuto Serena Mollicone perché papa Guglielmo – ha aggiunto – era l’insegnante di mio figlio maschio. Della scomparsa della studentessa di Arce l’ha appresso dalla televisione. La signora Teresa- incalzata dai sostituti procuratori Maria Beatrice e Carmen Fusco – ha confermato delle scappatelle del marito (“anche con mia cognata”) ma non è morto per una possibile decisione dell’ultima amante di lasciarlo. I Carabinieri – ha concluso – mi dissero quando vennero a perquisire casa che era deceduto in seguito ad un incidente stradale. “Mi resi conto subito – ha concluso la signora Teresa – che si trattava di una bugia. L’ho pensato allora e lo penso ora: Santino è stato ucciso dove si sarebbe suicidato”.

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