Cassino / Sequestro del depuratore consortile, tre persone finisco agli arresti domiciliari

Ambiente Cassino Cronaca

CASSINO – Nelle acque del Rio Pioppeto a Cassino finivano sostanze ben oltre i limiti consentiti e in alcuni casi quel corso d’acqua si presentava colmo di schiume e melme, spesso accompagnate da odori nauseabondi. Lo sostengono i militari del Nipaaf del gruppo carabinieri Forestali di Frosinone che nell’abito di un’indagine coordinata dalla Procura di Cassino, hanno sequestrato il mal funzionante depuratore consortile.

Tre persone sono finite ai domiciliari con l’accusa di inquinamento: si tratta di Riccardo Bianchi, amministratore delegato della “A&A”, la società che gestisce il depuratore, dell’ingegnere Roberto Orasi, e di un tecnico. Obbligo di dimora per l’ex project manager e divieto di dimora per l’ex responsabile dell’impianto di depurazione. I fatti contestati risalgono al 2020 – 2021. Secondo gli inquirenti sono stati superati sistematicamente i limiti tabellari stabiliti per i reflui dello scarico finale del depuratore consortile. Secondo le accuse la situazione era ben nota agli indagati. Il depuratore resta, comunque, in funzione; dopo il sequestrato la gestione è stato affidato ad un amministratore giudiziario.

Riccardo Bianchi e Roberto Orasi sono assistiti dai legali Sandro Salera e Domenico Marzi che, dopo aver analizzato le circa 100 pagine dell’ordinanza, valuteranno le strategie per controbattere a quanto viene contestato ai loro assistiti. I legali hanno raggiunto Rieti, dove risiede Bianchi, per fare un primo quadro della situazione.