Sarà tumulato nel cimitero di Roccamonfina, ai piedi dello spento ed omonimo vulcano, Mario Pennacchia, uno dei padri del giornalismo sportivo italiano che ha cessato di vivere a Roma martedì all’età di 93 anni, anni che aveva compiuto il 10 maggio scorso.
Mario era morbosamente legato al sud pontino e alla riva sinistra del fiume Garigliano. A Itri vi era nato e, nonostante si fosse trasferito a Roma prima dell’ulima guerra, deve a Itri la sua seconda nascita come la definiva. Sfollato con i suoi genitori dalla capitale in occasione dell’arrivo delle truppe naziste subito dopo l’8 settembre 1943, il futuro giornalista si era trasferito a Itri che nel frattempo – siamo nella primavera del 1944 – aveva riconquistato la libertà con l’arrivo degli alleati anglo-americani. Nonostante i suoi successi professionali, Pennacchia, che è stato scrittore di fama e apprezzato dirigente sportivo, non ha voluto mai tagliare il cordone ombelicale con la sua terra d’origine. Il merito è stato anche della moglie Franca che, originaria di Roccamonfina, ha avuto la possibilità di vincere il derby – le adorate figlie Simona e Giusy hanno preferito rimanere spettatrici silenziose – con l’eclettico marito Mario: “Quando andremo vita da questo mondo riposeremo nel cimitero di Roccamonfina e avremo davanti uno spettacolo per il quale non si paga il biglietto, il Golfo di Gaeta”.
Con la sua morte Mario Pennacchia – i funerali si svolgeranno giovedì mattina a Roma e molti cittadini di Itri hanno deciso di presenziarvi, tra questi l’ex sindaco Giuseppe De Santis – il giornalismo sportivo italiano senz’altro ha perso un suo indiscutibile punto di riferimento. In queste ore è in lutto soprattutto- non ce ne voglia la signora Franca – il suo primo amore: la Società Sporiva Lazio.
Mario era considerato, a ragione, sino a martedì il wikipedia vivente della “prima squadra di calcio della capitale. Mario nella sua lunga, ricca e poliedrica attività pubblicistica e letteraria ha saputo raccontare la sua Lazio con amore, per l’appunto, competenza e intuito giornalistico. “Non e’ stato solo testimone della Storia biancoceleste: ne e’ stato parte in modo pieno e mai banale. Una figura indimenticabile per questa Società e per tutti i tifosi” – ha scritto l’attuale responsabile della comunicazione della S.S. Lazio Roberto Rao.
In una libreria sportiva Mario Pennacchia ha sempre vantato un monopolio in tema di libri scritti e (fotocopiati) sulla storia delLazio, tra questi “La storia della Lazio” (1969), il testo tuttora più completo ed esauriente sulle vicende della società biancoceleste, ripubblicato e aggiornato nel 1994 con il titolo di “Lazio Patria Nostra”.
Punto di riferimento al Corriere dello Sport, al Giorno, al Messaggero e alla Gazzetta dello Sport, dove ha ricoperto il ruolo di capo della redazione romana, Pennacchia, da uomo impeccabile qual’era, è stato consulente del presidente della Federcalcio Vincenzo Matarese dal 1988 al 1992 e responsabile della comunicazione della Lazio sotto la presidenza di Sergio Cragnotti. “Il mondo del giornalismo – ha dichiarato l’attuale presidente federale Gabriele Gravina – perde una storica firma, un grande professionista che ha contribuito a far crescere la cultura sportiva in Italia e che ha saputo raccontare il calcio con passione e competenza. Lo ricordo con stima e affetto”.
Mario Pennacchia era un tifoso della Lazio – “Football Force One” del 2001 ripercorreva la vita di Giorgione Chinaglia – ma si è occupato del ruolo sociale e culturale svolto nel corso del Novecento dalla più importante squadra italiana di calcio, “Gli Agnelli e la Juventus” è del 1985, ma dello sport in generale. Due suoi libri sono consigliati per chi deve conseguire l’abitazione professionale ed esercitare questo affascinante lavoro: “Onesti, rinascita e indipendenza dello sport in Italia” del 1986 e “Il calcio in Italia” del 1999
Apprezzato opinionista a trasmissioni di successo come ‘La Domenica Sportiva’ e ‘Il Processo del Lunedì’, Pennacchia le sue vicende umane e biografiche le ha sintetizzati in due best seller, “Anche i ragazzi hanno fatto la storia” del 2003 e nel romanzo “L’amore scosso” del 2006. Nel 2014 ha pubblicato anche l’autobiografia “Sessant’anni fra Campioni, Miti, Intrighi e Follie” e, ancor prima, a vinto il premio “Bancarella Sport” e il “Seminatore d’oro” 1986, il Premio Coni 1986 e 1999, il Premio USSI 1958 e 1978, e il Premio Beppe Viola 1987. La sua orgogliosa ed infinita lazialità è palpabile in un libro pubblicato nel 2008: vi ricostruiva la vicenda sportiva e personale del Generale Giorgio Vaccaro che nel 1927 impedì la fusione tra la Lazio e alcune squadre minori romane: “Nella vita è importante rimanere se stessi e guai a confondersi”. Come Mario Pennacchia.
25/08/2021