Formia / Il grande incendio di Roma del 64 dC, l’affascinante racconto di Alberto Angela incanta la platea

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FORMIA – Si è svolto sabato sera, nell’affascinate atmosfera del porto Caposele di Formia, la prima serata della XXVIII edizione di “Libri sulla cresta dell’onda” con ospite il divulgatore, televisivo e paleontologo Alberto Angela che per l’occasione ha presentato i due libri “L’ultimo giorno di Roma” e “L’inferno di Roma” parte di una trilogia che ha come argomento la figura complessa ed ambigua di Nerone e l’incendio di Roma del 64dC.

Ad aprire la serata, dopo le parole commosse di Riccardo Campino che ha espresso il desiderio che questo appuntamento possa essere solo il primo di tanti passi per recuperare la normalità perduta negli ultimi due anni, il sassofonista Rosario Giuliani che dal fondo della platea con una bellissima esibizione ha aperto la serata. Giunto sul palco Alberto Angela ha subito focalizzato l’attenzione sui suoi testi, raccontando la loro genesi e aprendo la serata con un riflessione, cioè su come il covid e l’incendio di Roma abbiano qualcosa in comune: la velocissima ed incontrollata diffusione, la impreparazione della popolazione e delle autorità ed i cambiamenti che questi eventi portarono al modo di vivere degli abitanti della multietnica capitale romana.

Con la bravura unanimemente conosciuta il divulgatore ha raccontato giorno per giorno, quasi ora per ora, il grande incendio di Roma del 64 dC partendo proprio dalla sera del 18 luglio, quando secondo le ipotesi avanzate dal suo team di esperti (meteorologi, vigili del fuoco, scienziati, ingegneri, storici) una piccola lucerna o un braciere cadendo ha dato alle fiamme alcuni dei depositi sotto le arcate del Circo Massimo. In una capitale come quella romana del tempo, fatta di piccole viuzze, strutture in legno, mal costruite e sovrappopolate, le conseguenze di quel piccolo incendio furono devastanti fin da subito; neanche l’impegno dei vigiles, antesignani dei moderni vigili del fuoco potè arrestare le fiamme, che nel corso dei giorni si propagarono sempre più verso il nord della città, grazie anche ad un forte vento di libeccio che come un mantice aiutò le fiamme a propagarsi. Attraverso lo studio delle molteplici fonti, base di ogni ricerca storica degna di questo nome, Alberto Angela ha raccontato alla platea momento per momento, quartiere per quartiere, tutto l’incendio, mettendo in luce le falle nelle operazioni di spegnimento e le leggende nere nate attorno a questo evento, molte delle quali riguardanti Nerone.

L’intento del divulgatore è stato quello di ribaltare la celebre l’immagine nera dell’imperatore che brandendo la sua cetra canta “Troia a fuoco” da un terrazzo mentre la città brucia, svelando come questa immagine fosse totalmente falsa. Quel sabato 18 luglio 64 dC Nerone infatti si trovava nella sua villa estiva presso Anzio, circondato da Poppea e dalla corte imperiale, godendosi il fine settimana lontano dalla calura cittadina, quando fu raggiunto della notizia, che lo portò a scendere in prima persona tra le vie distrutte dal fuoco. L’immagine di lui intento a suonare non può essere vera perché l’eccesso di particolari testimonia che fosse qualcuno intorno a lui a far circolare la leggenda nera presumibilmente, afferma il divulgatore, proprio quei senatori romani che videro nell’accentramento del potere del giovane imperatore un limite alle loro ambizioni.

In ultimo Alberto Angela ha anche raccontato che se oggi è possibile ammirare due monumenti simbolo di Roma come la Basilica di San Pietro ed il Colosseo è proprio “grazie” al grande incendio del 64 dC. Accusati di questo evento furono i cristiani, presenti a Roma da poche decine di anni e che ancora pregavano nelle catacombe, tra coloro che furono sottoposti a terribili persecuzioni ci fu San Pietro, che venne crocifisso a testa in giù e poco dopo sepolto proprio presso il luogo dove poi sorse col passare dei secoli il luogo di culto quotidianamente visitato da migliaia di turisti. Allo stesso modo anche il Colosseo ha a che fare col grande incendio del 64 dC perché proprio Nerone decise di edificare sui territori comunali andati distrutti una nuova grande villa, con boschi ed un grande lago artificiale.

Alla sua morte la città si rimpossessò di quell’immensa proprietà e proprio sul territorio ottenuto prosciugando quel lago artificiale, simbolo della megalomania del suo predecessore, Vespasiano fece erigere il Colosseo. La piacevolissima serata, alla quale hanno partecipato circa mille persone, si è conclusa con un lunghissimo applauso al bravissimo narratore, volto a sottolineare, una volta di più se ce ne fosse bisogno, l’amore per la storia che ha questa città.