Formia / Elezioni, il Pd si spacca definitivamente e corre senza simbolo. Bartolomeo appoggia La Mura

Formia Politica

FORMIA – Tutto come previsto. Anche un’articolazione, importante, di quello che era il Partito Democratico di Formia sarà una delle componenti civiche che farà parte del cartello elettorale impegnato a sostenere il candidato a sindaco Amato La Mura. L’interessato da giorni attendeva un riscontro scritto e non più enunciazioni verbali e l’attesa è terminata al termine di una settimana nerissima per Pd cittadino
I sei componenti del direttivo diventati antitetici all’”eretico” segretario cittadino Luca Magliozzi ed un gruppo di “sottoscrittori” hanno messo per iscritto che “momenti complessi richiedono scelte coraggiose. Per questo abbiamo deciso di mettere, ancora una volta, gli interessi della città prima di ogni altra cosa”.

A Bartolomeo, per certi versi, poi il coraggio politico sostanzialmente non è mai mancato. E lo dimostrò nell’epilogo della Prima Repubblica nel 1993. Il comune era sempre più terremotato dalle inchieste giudiziarie di tangentopoli – poi tutte le accuse non mai superato la forca caudina del processo – e cambiò colore politico dopo un secondo guerra di ininterrotto dominio democristiano con una breve parentesi pentapartitica. Con tre anni di anticipo rispetto a Romano Prodi il neuropsichiatra infantile diventò il primo sindaco post comunista della storia e fece germogliare quell’Ulivo per il quale Formia divenne un laboratorio politico privilegiato insieme alla Roma di Francesco Rutelli, alla Palermo di Leoluca Orlando e di Napoli di Antonio Bassolino.

Allora come adesso Formia ha bisogno di un elettroshock. Non solo il Covid ma anche la grande difficoltà dell’ente in termini di bilancio, la riorganizzazione della macchina amministrativa, gli interventi di programmazione per quanto riguarda la portualità, la sanità, la viabilità ed turismo necessitano “di un governo fortemente radicato in città, capace di affrontare le grandi questioni che Formia aspetta di veder risolte da tempo”. Il centro sinistra in senso tradizionale da anni non ha più la spinta propulsiva di cui ha beneficiato negli anni novanta e nel decennio successivo.

Il civismo con il governo della professoressa Paola Villa ha palesato dopo soli due anni e mezzo tutti i suoi limiti in termini di gestione e di affidabilità amministrativa. Le stesse frizioni, mai metabolizzate nel centro destra, hanno dimostrato come il quadro politico meriti di essere resettato. O almeno quello sopravvissuto all’arrivo del secondo commissario Prefettizio in meno di tre anni. Un record negativo…

A dire di sì al fidanzamento politico elettorale con la Lega, l’Udc, che si presenteranno attraverso formazioni civiche, e la civica “Ripartiamo con voi” sono stati i sei componenti sinora facenti del direttivo Dem (Immacolata Arnone, Marita Rita Aniballe, Giuliana Candeloro, Antonio Capobianco, Marilena Terreri e Vincenzo Treglia) e – come detto – e i sottoscrittori (Sandro Bartolomeo, Gennaro Ciaramella, Antonio D’Amico, Gabriele D’Anella, Adriano De Meo, Maria Antonietta De Meo, Dino D’Urso, Maria Gabriella Evangelista, Pietro Filosa, Luca Mercadante, Alfredo Miraglia Alfredo, Filippo Romano, Antonio Sparagna e Franca Valerio) in cui campeggiano diversi “mister preferenze” già presenti in consiglio ed in Giunta nel corso delle amministrazioni di centro sinistra Bartolomeiano.

Hanno messo per iscritto – come detto – la volontà di perseguire un obiettivo da vietare a chi è carente di una dote che si chiama audacia: “In questa fase è necessario andare oltre gli schieramenti tradizionali, al fine di costruire una patto civico e programmatico che non guardi al consenso, ma al futuro di Formia”. Quello che intendono raggiungere non è un accordo strutturale tra forze politiche “ma un accordo chiaro su cosa dovrà essere la nostra città da qui a 30 anni.”

Formia da locomotore di un comprensorio si è trasformato in un ultimo e bistrattato vagone, più della terza classe del Titanic naufragato. La città per attuare una necessaria inversione di tendenza “deve abbandonare percorsi identitari che ci hanno già visto largamente insufficienti, contribuendo, indirettamente, a consegnare la città a coalizioni e forze politiche inadeguate a governarla”.

Un fatto è sicuro. Il Partito Democratico non presenterà il proprio simbolo in questa tornata elettorale, come ribadito dal Segretario Regionale Bruno Astorre nella severa scomunica inferta al segretario cittadino Luca Magliozzi. Neanche alla componente Dem capitanata dall’ex sindaco Bartolomeo interessava avere il simbolo. Ora vuole ora contribuire soltanto ad aggregare “le migliori energie di questa città e continuiamo a sostenerne la necessità”. E’ stato deciso anche il nome dell’attuale quarta gamba di questa coalizione trasversale, si chiama semplicemente “Per Formia”: “Correremo insieme ad Amato La Mura e alle altre forze che hanno aderito a questo progetto civico”. Chiaro ed inequivocabile il messaggio inviato ad gli altri partner della coalizione: nessuno simbolo di partito (delle Lega e dell’Udc) sulla scheda elettorale di ottobre.

Questa chiara e netta presa di posizione arriva all’indomani del quasi commissariamento del Partito Democratico di Formia da parte della segreteria regionale. Il segretario Magliozzi, nonostante sia tra i destinatari delle email e delle raccomandate contenenti la diffida, per la seconda volta ha provato ad alzare le barricate affermando in un post su face book che “non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale dagli organi sovracomunali del Pd, non sappiamo se arriverà nei prossimi giorni. Rimane, però, la perplessità per un Partito che si esprime tramite testate giornalistiche e non attraverso un confronto diretto con la propria comunità politica e con chi la rappresenta”.Magliozzi ha continuato a ribadire la giustezza della sua posizione: “Abbiamo sempre rispettato le regole e continueremo a farlo, se ci vengono mosse contestazioni non avremo problemi a discuterle in tutte le sedi opportune con la serietà e la serenità che ci ha sempre contraddistinto”.

Il segretario ancora in carica nel Pd di Formia sostiene di non aver ricevuto la visita del postino e tantomeno di non ricevuto alcuna email ma sembra contraddire se stesso quando afferma di “non volere entrare in tecnicismi e formalismi tutti interni che lasciamo nelle stanze romane (in cui siamo convinti di dimostrare la nullità dell’eventuale diffida)”. La componente Dem dell’ex sindaco Bartolomeo ha, invece, rotto gli indugi probabilmente quando ha capito che neanche un estremo tentativo per riallacciare le fila del dialogo con Magliozzi sarebbe rimasto in piedi un minuto.

Il segretario, di fatto sfiduciato, palesa la sua legittima ortodossia quando, nonostante il disimpegno a candidarsi a sindaco di Pasquale Di Gabriele di “Formia città in comune”, pensa ancora di lavorare per la presenza del partito (che ora non ha più a disposizione) “in un campo largo progressista che offra un nuova visione di futuro e di speranza alla città. Una piattaforma politica aperta al civismo e a tutte quelle realtà che condividono i valori e le istanze che da sempre hanno contraddistinto anche le nostre amministrazioni”.

Magliozzi non demorde intanto. Per nessuna ragione al mondo. Coniuga il verbo essere al presente e al futuro concludendo che “il Partito Democratico di Formia è e sarà in campo con la sua comunità, le sue idee ed i propri valori. Andiamo avanti con il coraggio, con il rispetto e con il sorriso, come abbiamo fatto fino ad oggi”. Probabilmente Magliozzi aveva trovato una sponda, quasi una bombola d’ossigeno, in un commento di Maria Rita Manzo, l’attuale responsabile cittadina di Articolo Uno che della quarta ed ultima Giunta Bartolomeo era stata influente ex vicesindaco ed assessore alla cultura con un infinito capitolo di spesa.

La professoressa Manzo aveva sfidato apertamente il Senatore Astorre: “Vietando l’uso del simbolo e sfiduciando il giovane coordinatore del Pd – aveva osservato – è stato compiuto un atto politicamente intollerabile con un conseguente ed implicito attacco alla coalizione progressista messa in campo a Formia. E’ stato netto schierarsi contro un progetto che ci vede naturalmente coinvolti , a favore evidentemente della cosiddetta trasversalità, battezzata “dei migliori”. Da una controreplica della componente del Pd guidata dall’ex sindaco emerge orea una quasi rivelazione: un tentativo, a tal riguardo, era stato compiuto ma naufragò ben presto. “Non abbiamo mai detto “no” ad un campo largo composto da forze civiche e politiche nell’ambito del centrosinistra e dei moderati. Semplicemente, questa possibilità non è mai stata praticabile causa indisponibilità dei gruppi coinvolti, al netto di qualche sigla e forza politica a sinistra del Pd”.

Insomma Magliozzi viene accusato di aver pensato ad un campo progressista davvero mignon, più stretto di quello proposto nel 2018, a causa del quali molti dirigenti ed elettori Dem decisero di finire sotto la vincente (allora) gonna elettorale di Paola Villa. Com’è finita quella consiliatura è a tutti noto. Sandro Bartolomeo ha deciso di non perseverare quell’errore. Lo fece provando a spiegare a Magliozzi “l’inconsistenza della proposta di una parte del Partito”. Risultati? Nessuno, nonostante un serrato tentativo di dialogare all’interno della nostra comunità per evitare strappi e cercare una soluzione unitaria, come siamo sempre riusciti a fare negli ultimi 25 anni”.

La responsabilità politica di Magliozzi viene individuata nella parte iniziale del documento che ufficializza l’entrata nella coalizione capeggiata da Amato La Mura. “Mentre provavamo a spiegare l’inesistenza di un campo largo alternativo alla proposta trasversale, altri hanno scelto di prendere posizioni pubbliche pur senza certezze politiche o mandati. In ultimo ci sono stati gli strappi, che ancora facciamo fatica a comprendere, con votazioni in Direzione di punti non iscritti all’ordine del giorno e surroghe a dir poco fantasiose e illegittime. Questo atteggiamento irresponsabile e questa palese incapacità di guidare il Partito e portarlo ad una posizione unitaria ha avuto principalmente due effetti: radicalizzare fortemente le posizioni e spaccare il Partito in vista della prossima competizione elettorale”.