Formia / Querela per diffamazione contro Paola Villa, procedimento archiviato

Cronaca Formia Politica

FORMIA – “Le espressioni usate non risultano destituite di fondamento, rimanendo nell’alveo del diritto di critica e cronaca”. Con queste parole si conclude la querela per diffamazione che la famiglia Ascione presentò contro l’allora sindaco Paola Villa. Era il 16 giugno 2019, durante un intenso e partecipato incontro a Gaeta, organizzato dal presidio di Libera del sud pontino. Relatore d’eccellenza, l’allora vicequestore di Latina, dottor Cristiano Tatarelli.

Dichiara Paola Villa: “Una serata densa di argomentazioni, il dottor Tatarelli con voce ferma e pacata descrive gli interessi criminali della nostra provincia, in particolar modo del sud pontino. Parla della famiglia Bardellino, partendo da una domanda scomoda “ma Antonio Bardellino è stato realmente ucciso nel 1988?”. Poi infilando un dato dietro l’altro, parla dei beni confiscati delle città di Formia e di Gaeta, parla di quelle case a Via Unità d’Italia a Formia, che pur confiscate vengono assegnate alla moglie di Ernesto Bardellino e alla sua domestica, prima nel 2012 e poi nel 2014. Parla delle altre famiglie, dei clan, degli interessi economici, di un’economia inquinata, drogata da ingenti liquidità di danaro proveniente da attività illecite. Attività che ancora oggi trovano spazio e “ossigeno”.

 

Il dottor Tatarelli per più di un’ora senza sorvolare su un nome, su un episodio, cita l’ex sindaco di Formia, Michele Forte per aver dato la residenza alla famiglia Bardellino, cita il caso Fondi e la strenua difesa del senatore Fazzone affinché non si sciogliesse il comune per mafia, argomenta, documentando senza pausa. Quanto stonato fu l’intervento dell’assessore Martone di Gaeta, che durò due o tre minuti, dicendo che “oggi Gaeta ha gli anticorpi”, come a dire che “qua la criminalità organizzata non esiste”. Eppure affari, interessi, cooperative per nuovo cemento, panetterie e locali alla moda, nonostante il covid, prendono piede, ad emblema che gli investimenti continuano. Quanto stonato fu l’intervento di Claudio Moscardelli a raccontare la sua esperienza da deputato in commissione parlamentare antimafia, a testimoniare che nulla era stato denunciato, che nulla aveva avuto un chiaro nome e cognome. Ma solo vacue parole.

Durante l’incontro quella frase che pronunciai sulla famiglia Ascione, che non certo poteva ritenersi come “una stimata famiglia di imprenditori” mi costò una querela per diffamazione, eppure, a ben pensare anche la mia frase fu stonata, perché a pronunciarla fui io e non un rappresentante di un’associazione di categoria, qualcuno che parlasse a nome di tutti quegli stimati imprenditori onesti, messi in ginocchio dall’economia drogata, da una liquidità illecita e da delle istituzioni che non vogliono fare i conti, girandosi dall’altra parte, con la realtà”.