Concorsopoli Asl Latina, chieste le dimissioni dei presidenti del consiglio comunale di Gaeta e Minturno

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SUD PONTINO – Pina Rosato si rimetta da presidente del consiglio comunale di Gaeta e il segretario provinciale del partito Democratico, Claudio Moscardelli, intervenga pubblicamente nella vicenda per ribadire la totale estraneità del partito in questa brutta e non ancora chiarita vicenda”. Emiliano Scinicariello è il capogruppo di una lista civica di centro sinistra al comune di Gaeta. Si chiama “Una Nuova stagione” presentatasi alle amministrative del 2017 dopo una diaspora dal partito, il PD, in cui ha sempre (sino ad allora) militato.

Scinicariello forse ha stabilito un record: è il primo esponente del fronte progressista locale (e forse) provinciale a commentare la delicata inchiesta penale della procura di Latina sulla presunta concorsopoli all’Asl di Latina: domande fornite in anticipo ad alcuni candidati di due prove concorsuali di cui erano presidente e segretario verbalizzante il dirigente ed il funzionario dell’ufficio reclutamento dell’ASL Claudio Rainone e Francesco Mario Esposito. Per il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza ed il sostituto procuratore Valerio De Luca tra i cinque beneficiari di questi presunti ‘aiutini’ ci sono anche il presidente del consiglio comunale di Minturno Giuseppe Tomao, del PD, ed il figlio (Matteo Di Domenico) della collega di Gaeta Pina Rosato.

Scinicariello fa una doverosa premessa. “Di questi concorsi dell’Asl e dei suoi vincitori “d’élite” si parla ormai da mesi, ma abbiamo ritenuto opportuno non intervenire sino ad oggi per evitare che l’intervento potesse apparire – osserva – una mera strumentalizzazione ai fini politici e per fugare ogni forma di polemica che potesse far gridare allo “sciacallaggio”” . Il capogruppo di “Una Nuova stagione” precisa di non volere – e ci mancherebbe- “emettere sentenze, cosa che non ci compete e non ci appassiona” . Ma chiama pesantemente in causa l’ex collega del partito Democratico Pina Rosato quando scrivere in un comunicato stampa che “non possiamo non esprimere una valutazione politica e morale di fronte all’evidenza delle intercettazioni, che sembrano fugare ogni dubbio sulle dinamiche di quanto accaduto.
Siamo convinti sostenitori della meritocrazia, e leggere che ai fortunati partecipanti venissero chiesti dei “pensierini”, o dati dei suggerimenti sugli argomenti “a piacere” ci ha fatto pensare immediatamente a tutti i figli “meno fortunati”, che studiano anni ed anni in attesa di un concorso che li ha esclusi prima ancora di partecipare. Tutto quanto accaduto addolora in sé, ma ancor più in considerazione del fatto che i protagonisti di questa vicenda incresciosa siano esponenti del Partito Democratico provinciale. Quel Partito Democratico che non più tardi di tre anni fa negò il tesseramento a circa quaranta esponenti di “Una Nuova stagione” – rincara la dose Scinicariello attaccando frontalmente il senatore e segretario provinciale dei Dem Claudio Moscardelli- solo perché siamo stati considerati responsabili di non aver sostenuto nel 2017 l’alleanza con Forza Italia e quella che oggi è una maggioranza di cui fa parte anche Fratelli d’Italia.

Iniziamo a pensare, forse maliziosamente, che l’esclusione della nostra componente – aggiunge il capogruppo Scinicariello- dalla partecipazione democratica al Pd di Gaeta fosse utile ad anestetizzarne le vicende e la propria stessa vita in città, facendo assurgere ad una posizione di forza incontrastata la stessa Rosato, che poi avrebbe potuto spendere il proprio peso politico in altri modi”. Scoppiato lo scandalo la Giunta Zingaretti, attraverso l’Assessore Regionale alla sanità Alessio D’Amato, anticipando la costituzione di parte civile della regione ad un eventuale processo aveva “rimarcato – conclude Scinicariello- che trasparenza e legittimità devono essere elementi essenziali nelle procedure concorsuali. Attendiamo ora fiduciosi riscontri provinciali.

L’intervento dell’associazione “Orizzonti per Gaeta” è stato ancora più politico. A pronunciarsi è uno dei apprezzati penalisti della provincia, l’avvocato ed ex candidato a sindaco ed ex presidente del consiglio comunale Lino Magliuzzi, anch’egli, come Scinicariello, ‘espulso’ dalla vita politica del PD perché contrario all’alleanza con Forza Italia del sindaco Cosimino Mitrano. “Siamo garantisti per formazione e convinzione e non ci prestiamo a valutazioni affrettate sull’aspetto giudiziario dei fatti. Riteniamo però – osserva l’avvocato Magliuzzi-che la vicenda sia particolarmente grave per i soggetti coinvolti e per le funzioni pubbliche da loro svolte in seno ai Consigli Comunali di Gaeta e Minturno. Ancora una volta emerge con tutta evidenza come la questione investa l’etica della politica. È essa stessa politica e,come tale, va trattata e valutata. La funzione istituzionale del Presidente del Consiglio Comunale, di rappresentanza e garanzia dei Consiglieri tutti e dei Cittadini, non può essere minata già dal solo sospetto di imparzialità, figuriamoci se da un interesse privato e personale”

L’avvocato Magliuzzi prende le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dai sindaci di Gaeta e Minturno, Mitrano e Gerardo Stefanelli, che, di fatto, avevano cercato di preservare dalle polemiche i rispettivi presidenti d’aula, Rosato e Tomao. “Le loro dichiarazioni invece sono state frettolose e senza senso -ha concluso l’avvocato Magliuzzi- Hanno soltanto allontanato da loro l’unica cosa sensata che dovrebbero fare, chiederne le dimissioni! Dicono che se qualcuno in Consiglio o fuori le dovesse invocare dovrà anche motivarle! Cari Sindaci, ma quale motivazione andate ancora cercando? Se non riuscite con la vostra intelligenza e preparazione a comprendere la gravità politica di quanto accaduto, dell’ulteriore colpo inferto alla credibilità della politica da parte di certi politicanti, se accettate senza intervenire la immoralità di certi comportamenti, ne diventate inevitabilmente complici. Un gesto di responsabilità potrebbe aiutare a recuperare dignità e fiducia!”

A Minturno a chiedere le dimissioni del presidente del consiglio comunale Giuseppe Tomao è stato il solo coordinamento comunale di Fratelli d’Italia: “Sosteniamo che si è colpevoli in caso di sentenza irrevocabile di condanna, per questo un’indagine non equivale ad una condanna e quindi le persone coinvolte nel procedimento vanno rispettate evitando processi mediatici e lasciando lavorare la magistratura. Dobbiamo però evidenziare che oltre al caso giudiziario, c’è il caso politico che coinvolge in prima persona diversi esponenti del Pd della provincia di Latina. Per questo motivo chiediamo al Presidente del Consiglio Comunale Tomao un gesto di maturità e responsabilità rassegnando le dimissioni dalla sua carica, un atto dovuto visto il ruolo ricoperto nell’assise comunale. Infatti il Presidente del Consiglio – ribadisce il portavoce minturnese del partito di Giorgia Meloni, Vincenzo Fedele- è tenuto all’osservanza delle regole comportamentali connaturate alla carica di garante della corretta dinamica politico-amministrativa dell’ente locale, in virtù di ciò affermiamo che il Presidente debba godere della «fiducia politica» del consiglio comunale, intesa ovviamente, non come adesione alla linea politica della componente di maggioranza consiliare, ma come capacità di consentire il pieno e corretto svolgimento delle scelte emerse all’interno del consesso civico. Inoltre il Presidente del Consiglio deve sempre adoperarsi affinché sia garantito un sereno e proficuo svolgimento dei lavori evitando di alimentare la conflittualità, la sterile polemica e, in definitiva, il mal funzionamento del principale organo collegiale dell’ente locale”.

Per Fdi in questo momento “queste condizioni non possono essere garantite e, dunque, le dimissioni siano doverose come forma di rispetto verso le parti politiche, che siano di maggioranza o di minoranza, ma anche per una questione di “garbo istituzionale”. Nel pieno rispetto della persona e del ruolo ricoperto Fratelli d’Italia ha augurato al presidente Tomao “di risolvere quanto prima e nei migliori dei modi questa vicenda, per tornare a poter svolgere con serenità la sua attività politica.”