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Laina e Ceci, ricetta che risale a duemila anni fa

SUD PONTINO – Da appassionati di ricerche storiche, seppur basate su periodi lontani tra loro, un gruppo di quattro Amici di Castelforte, Suio, Ventosa e di Santi Cosma e Damiano, hanno trovato un punto in comune. I quattro amici si chiamano Marco Vozzolo, Michele di Siena, Roberto Nicolao e Alberto D’Arienzo. Il primo vive in Toscana mentre gli altri si occupano di ristorazione delle “tradizioni” per lo più Borboniche.

Che poi consisterebbe in una …minestra! Una ricetta che si tramanda da generazioni che porta il nome in dialetto di “Laina e Cici”. Presto fatta: acqua, fatina e ceci sono la base che finisce con la fantasia di ogni cuoco. Si tratta di un piatto della tradizione povera, contadina, che le nostre nonne non facevano mancare sulle tavole genuine ma che perdura nel tempo. E di tempo ne ha davvero tanto visto che, nessuno sa, che si tratta di una ricetta che risale a duemila anni fa, ai tempi della Roma che fu, in cui proprio ORAZIO (il poeta Quinto Orazio Flacco), nelle sue “Lodi d’Oratio Flacco” ce ne parla per la prima volta.

Racconta infatti Orazio che all’imbrunire, si aggira per il Foro dove si intrattiene con alcuni astrologi ma che non vede l’ora (dice davvero così!) di tornare a casa dove lo aspetta una Laganique et ciceri. E la descrive nel seguente modo: “Ad porri et ciceris refero, laganique catinum”. Dunque pasta, ceci e porri. Consideriamo che la Laina e Cici attuale vede come ingrediente anche un po’ di pomodoro che, al tempo dei Romani, non era ancora conosciuto.

Ma la ricerca non è ancora finita perché i quattro amici sono determinati a scavare a fondo. Perché sì, è vero che si tratta di una ricetta risalente alla Roma dei fasti, ma anche tramandata nel tempo fino a diventare una zuppa Medievale, che ristorava i pellegrini della Via Francigena che transitava, attraverso la via pre-consolare lastricata da Settimio Severo, nei territori che adesso sono dei comuni di Santi Cosma e Damiano e Castelforte, costeggiando il fiume Garigliano che veniva definito “Flumentica” (come da antichi documenti medievali rinvenuti durante gli studi effettuati) oppure il Verde, così come lo definiva il sommo poeta Dante Alighieri, quando all’Inferno incontrerà re Manfredi di Svevia, sconfitto da Carlo D’Angiò nella battaglia di Benevento ma le cui ossa (di Manfredi di Svevia) vennero abbandonate lungo la nostra sponda del Garigliano dopo che venne fatta una processione a lumi “…spenti e capovolti” per dannare la sua anima.

Manfredi infatti così dirà a Dante: “…Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo ‘i Verde, dov’e le trasmutò a lume spento.” Nel regno che fu di Federico II° di Svevia, quindi dalla Sicilia a Gaeta, era una zuppa molto diffusa tra la popolazione. Poi si è tramandata nel seicento, ha attraversato il ‘700 di cui si sono nutriti sia i soldati francesi che quelli spagnoli, e la ritroviamo concretamente nell’ottocento.

Immaginiamoci i grandi camini in cui le zuppe venivano cucinate. La vicinanza delle persone e le mani delle donne indaffarate ad impastare acqua e farina. Ancora oggi a Napoli la Laina si chiama ancora “Lagana” e i ceci “ciciri”, conservando la medesima denominazione dell’antica Roma.

Concludendo, la nostra Laina e Cici, a cui siamo affezionati perché ci ricorda la spensieratezza di quando si era bambini e le nonne ci coccolavano con le antiche e gustose ricette, si rifà alla “Laganique et Ciceris” dei Legionari e delle botteghe che la servivano a mò di “fast food” di duemila anni orsono.

Ma anche alle zuppe del medioevo per Crociati e Pellegrini ma, soprattutto, è una zuppa che si cucina nelle nostre case da più di venti secoli.

Insomma, noi quattro, Amici fin da bambini, volevamo coronare le nostre ricerche, regalando la consapevolezza dell’importanza delle nostre sane tradizioni che troppo spesso svaniscono nel dimenticatoio del tempo.

Nelle foto:

  • Gli scritti di Quinto Orazio Flacco che descrivono la Laganique et Ciceris;
  • La foto dei quattro Amici che hanno portato avanti gli studi a partire da sinistra: Marco Vozzolo, Alberto D’Arienzo, Michele di Siena e Roberto Nicolao;
  • La Laina e Cici.

 

 

 

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