Formia / “Licenziamento” di Raffaele Rizzo, corretta la decisione della società “Formia Rifiuti Zero”

Attualità Cronaca Formia

FORMIA  – Fu corretta la decisione che assunse il 4 agosto scorso l’assemblea dei soci della Formia Rifiuti zero che “licenziò” Raffaele Rizzo, l’allora direttore generale della municipalizzata che si occupa del ciclo dei rifiuti a Formia e a Ventotene. L’ha deciso con una sentenza di sole due pagine il giudice del lavoro del Tribunale di Cassino Annalisa Gualtieri che ha rigettato la richiesta, definita inammissibile, del manager salernitano di Agropoli di tornare al suo posto. L’allontamento di Rizzo fu uno dei primi provvedimenti assunti dal neo amministratore unico della Frz Michele Bernardini nei confronti del quale e dell’allora delegato del sindaco Paola Villa (Gino Forte) ai rapporti con la sua unica partecipata Rizzo raccolse una serie di documenti per verificare sefossero stati legittimati a presenziare all’assemblea che decise il suo destino occupazionale.

Nella sua sentenza il giudice Gualtieri, in effetti, non parla di licenziamento di Rizzo. Afferma molto semplicemente che il direttore della Frz non ha superato con successo il periodo (o patto) di prova cui prevede il contratto nazionale di lavoro. Fu la stessa assemblea dei soci a non stabilizzare il suo rapporto professionale un anno dopo la sua nomina (si classificò secondo nel bando per l’incarico di direttore generale vinto dal romano Aldo Iacomelli che a sorpresa rinunciò ufficialmente per motivi di famiglia…) perché non superò il secondo periodo di prova – il primo non bastò e a febbraio 2020 gli venne concessa una proroga di ulteriori sei mesi – in considerazione delle continue riserve sul suo operato esternate e messe per iscritto da Raphael Rossi, l’amministratore unico della Frz che ha cessato il suo incarico il 4 agosto in concomitanza della nomina di Michele Bernardini.

In effetti i rapporti tra Rizzo ed il manager di Torino non furono mai stati idilliaci ed il direttore generale di Agropoli chiese il suo reintegro perché – a suo dire – Rossi non avrebbe potuto e dovuto chiedere ai comuni di Formia e Ventotene la sua testa in base al Codice Etico elaborato e approvato dallo stesso ex amministratore unico della Frz. Il terzo comma del quarto articolo recita testualmente: “Tutti coloro che operano a qualsiasi titolo per conto di FRZ sono tenuti al dovere di astensione dal concorrere o adottare decisioni e/o attività nei casi in cui sia ravvisabile un conflitto di interessi o comunque qualora si possa ingenerare sfiducia nell’indipendenza e imparzialità dell’Azienda. In particolare, è prevista l’astensione dal partecipare all’adozione di decisioni e attività che possano coinvolgere, direttamente o indirettamente, interessi anche non finanziari: – propri o di familiari, parenti, conviventi o terzi a lui collegati; – di individui o organizzazioni che, negli ultimi cinque anni, abbiano contribuito con denaro o altra utilità alle sue spese elettorali; – di individui o organizzazioni presso cui egli aspira a ottenere un impiego o un incarico di collaborazione; – di individui o organizzazioni che abbiano causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con sé o il coniuge; – di individui o organizzazioni di cui si è tutori, curatori, procuratori o agente; – di enti, associazioni, anche non riconosciute, comitati, società di cui si è Amministratore”.

Rizzo si era sentito tradito soprattutto dall’ex sindaco di Formia Paola Villa che, “dopo tante belle parole sul mio operato, ora – dichiarò l’ex-direttore generale all’indomani del suo siluramento del 4 agosto 2020 – ho verificato che non sono state vere e sincere. Mi aveva invitato ad abbandonare il mio ufficio e non acconsentì ad una mia audizione davanti l’assemblea dei soci che ci sarebbe stata di lì a poco. Avevo pronta una piccola relazione ma forse hanno avuto qualche timore sul suo contenuto”.

Il Tribunale di Cassino ha considerato legittima la decisione dell’assemblea dei soci e ha condannato Rizzo a liquidare le spese legali, 1900 euro, più agli altri oneri accessori. La dottoressa Gualteri ha scritto nella sua sentenza che il “recesso intimato nel corso o al termine delpatto di prova ha una natura discrezionale e non deve essere motivat. Il potere discrezionale del datore di lavoro (la Formia Rifiuti zero) di recedere nel corso del periodo di prova è legittimamente esercitato non solo in relazione agli aspetti direttamente connessi all’accertamento delle capacità tecnico-professionali del lavoratore ma anche quando – puntualizza il Tribunale di Cassino – rifletta elementi concernenti il comportamento complessivo dello stesso quale è desumbile anche dalla correttezza e dal modo in cui si manifesta la sua personalità”.

Parole pesanti come un macigno che il Tribunale di Cassino ha mutuato dalla sentenza numero 9948 della sezione lavoro della Corte di Cassazione del 21 luglio 2001. In sintesi la prova non è stata esclusivamente finalizzata a valutare le capacità tecniche e professionali di Rizzo ma anche “altri e più complessi aspetti che riguardano la condotta del lavoratore all’interno del posto di lavoro”. Il mancato superamento della secondo periodo di prova Rizzo l’aveva appreso formalmente attraverso una Pec che la Formia Rifiuti zero gli aveva inviato il 17 agosto 2020.

“Qualcuno ha dimenticato – aveva osservato Rizzo – che la mia prova scadeva il 21 o, meglio, il 24 agosto in considerazione di alcuni giorni di ferie non effettuati”. Rizzo ha voluto mettere al centro del suo bersaglio anche il nuovo Amministratore unico Bernardini, a suo dire incompatibile nel nuovo incarico di Formia rispetto a quello di direttore generale ricoperto presso la sua municipalizzata di Marino; ma la legge Severino parla sì di conflitto di interesse ma nel momento che vengano ricoperti gli stessi ruoli in ambito regionale. E il Tribunale di Cassino l’ha tenuto a ribadire. Fu una tesi dello stesso Raphael Rossi che per incappare in questa tagliola normativa tre anni fa preferì rimanere alla guida della Formia Rifiuti zero nel momento in cui il sindaco di Roma Virginia Raggi gli propose l’incarico di amministratore delegato dell’Ama spa. Se le laboriose maestranze la scorsa estate non hanno avuto crisi di pianto e di collera quando arrivò la notizia, anticipata dal sindaco Villa ai giornalisti nella conferenza stampa di presentazione di Michele Bernardini , del licenziamento di Rizzo, lo stesso comune di Formia nei giorni scorsi ha provato a reintegrare il direttore di Agropoli.

Nei giorni che hanno preceduto la sentenza del giudice Gualtieri, il commissario Prefettizio Silvana Tizzano – probabilmente mal consigliata dai suoi più stretti collaboratori – aveva proposto nel corso dell’assemblea dei soci della Frz di richiamare Rizzo paventando un presunto danno erariale. Ci sarebbe stato se non fosse intervenuta tempestivamente la rappresentanza del secondo socio, il comune di Ventotene. Il sindaco Gerardo Santomauro, l’assessore Francesco Carta ed il capogabinetto Mario Taglialatela (che ha ricoperto lo stesso incarico sino a gennaio, sino alla conclusione anticipata del mandato del sindaco Paola Villa) sono insorti in tempo. Hanno bloccato la riassunzione di Rizzo chiedendo di attendere il pronunciamento del Tribunale di Cassino – poi rivelatosi favorevole per le casse della Formia Rifiuti zero – e poi perché l’ex direttore generale in fase di conciliazione avrebbe rifiutato la proposta di ristoro di circa 50mila euro.