Formia / Approviggionamenti idrici del Sud Pontino, il punto della situazione dell’ex-sindaco Paola Villa

Ambiente Attualità Cronaca Formia
FORMIA  – In occasione della “Giornata mondiale dell’Acqua”, l’ex-Sindaco di Formia, Paola Villa ha colto l’occasione per riepilogare su quale sia la situazione idrica della città che ha amministrato fino a qualche mese fa. Lo fa, affidando alla sua pagina social il tentativo di fare il punto della situazione sugli approviggionamenti idrici del Sud Pontino e la loro preservazione, protezione e “reale consistenza”. Così parte dalla “crisi idrica” abbattutasi sul territorio nel 2017:  “inizio subito nel dire – scrive la Villa –  che dal 2017, la famigerata ‘crisi idrica’, che portò la Protezione Civile Regionale a stanziare oltre 5 milioni di euro da investire in modo ‘repentino’ sui territori che soffrirono 6 mesi di riduzione del flusso, chiusure improvvise, rotture ed allacci di fortuna, giorni, settimane intere senza avere l’acqua, ad oggi non abbiamo ancora contezza, rendicontazione e chiarezza della spesa di quei soldi. Basti pensare che alcuni di quei fondi sono stati investiti sul campo pozzi “25 ponti” e sulla condotta Cellole-Minturno, ma ad oggi nessuna delle due opere sono complete. Ma andiamo per ordine”.
“Il campo pozzi – scrive l’ex-Sindaco di Formia –  costato 1.617.000,00 (di cui 880.000,00 proveniente dai fondi della protezione Civile) prevedeva lo scavo di 6 pozzi ed un approvvigionamento di circa 300l/secondo, oggi i pozzi sono 4 (non tutti funzionanti), che producono non oltre 100l/secondo, acqua che ancora non è certificata da un Giudizio d’Idoneità da parte della Asl, come prevede il D.lg. 31/2001 e il DM del 26 Marzo 1991. Inoltre questi pozzi monitorati dall’Università La Sapienza di Roma, sono stati definiti “funzione di riserva straordinaria e per limitati periodi di tempo. Dai monitoraggi fin qui condotti sembrano indicare che si possano innescare processi di ‘salinizzazione’ (foto allegate della relazione pubblicata dal dipartimento di Ingegneria della Sapienza).
“La condotta di Cellole-Minturno – prosegue ancora Paola Villa –  i cui costi totali ancora non sono chiari, i lavori appaltati non si comprende bene a chi, sono svolti con fondi di AcquaCampania, nel tratto della provincia di Caserta, fondi della Protezione Civile della Regione Lazio, nel tratto ricadente nel comune di Minturno, in provincia di Latina. Dei lavori non si riesce a leggere un affidamento, una gara, un GIG, una procedura pubblica, eppure tutte queste domande sono state più volte fatte ai tavoli istituzionali, a partire da quello istituito in Prefettura a Latina, a quello Istituito dall’Autorità di Bacino del Lazio Meridionale. Ancora oggi non è dato sapere quanto costerà agli utenti dell’ATO4 (ossia ai cittadini dei 33 comuni della provincia di Latina, più quelli di 2 comuni della provincia di Roma e 4 Comuni della Provincia di Frosinone) 1 metro cubo di acqua della condotta Cellole-Minturno, acqua che proveniente dal Gari (tratto della provincia di Frosinone), va in Campania (sembrerebbe gratis!) e poi ritorna nel Lazio ed essere venduta all’ATO4″.
“Ovviamente – procede ancora nella sua dissertazione l’ex-Sindaco di Formia – dai dati agghiaccianti di quella estate del 2017, non è cambiato tantissimo il bilancio idrico (foto con il resoconto delle dispersioni), alcuni risultati ottenuti ad alto prezzo, come estenuanti riunioni con i vertici del gestore, dove la Segreteria Tecnico Operativa non ha mai “alzato la voce” più di tanto, pur trovandosi un evidente stato di inefficienza gestionale. Eppure abbiamo seguito il piano di recupero delle dispersioni fisiche del Sud Pontino (foto allegata) dove a fronte di 2.600.000,00 euro di budget su Formia, nel 2020 si erano investiti solo 840.000,00 euro, troppo poco e troppo lentamente, anche se come si vede, Formia, è l’area dove si è investito di più rispetto alle cifre messe in budget in altre città del Sud pontino”.
E conclude: “In tutto questo scenario, la richiesta pressante verso il gestore è sempre stata e continua ad essere quella di investire nella messa in sicurezza delle nostre due sorgenti, Mazzoccolo e Capodacqua, ma anche lì su 1milione e 700mila euro previsto nel piano interventi, non si riesce a comprendere dove e come si stiano facendo gli interventi. Il gestore oggi è più impegnato a voler mettere in collegamento diverse fonti idriche, inventandosi una interconnessione Vetere (si trova a Fondi)- Mazzoccolo. Interconnessione per la quale si prevedono oltre 15 milioni di euro, che probabilmente arriveranno con il Recovery Plan, e che invece di proteggere le sorgenti, le lasceranno ulteriormente deteriorare, aumenteranno il numero di pozzi artificiali di approvvigionamento, faranno sì che multinazionali come Veolia, che nel frattempo si saranno comprati i territori sui quali sorgeranno i campi pozzi, diventino le uniche proprietarie delle fonti idriche e potranno detenere il vero potere del futuro, la gestione dell’acqua”.