Omicidio di Formia, la Procura chiede visita medico-legale al cugino di Romeo Bondanese [VIDEO]

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FORMIA – Calato il sipario sul triste ma partecipato svolgimento domenica presso la Cchiesa di San Giovanni Battista dei funerali di Romeo Bondanese, sono riprese in grande stile le indagini che aveva garantito il Questore di Latina Michele Spina subito le esequie del 17 studente di Formia ucciso la sera di martedì grasso sul terrazzo sovrastante la darsena de “La Quercia”.

Il magistrato titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Maria Perna della Procura dei Minorenni, ha disposto lo svolgimento di una lunga visita medico legale nei confronti del cugino coetaneo di Romeo che, probabilmente considerato il vero bersaglio dell’aggressione, si trova tuttora ricoverato in prognosi riservata presso l’ospedale Dono Svizzero di Formia. A compiere l’esame sono stati gli stessi medici legali – il dottor Vincenzo Maria Grassi per conto della Procura dei Minorenni, Luca Lepore e Antonio Oliva in rappresentanza della difesa e della parte offesa – che sabato avevano effettuato presso il policlinico Gemelli di Roma l’autopsia sul cadavere di Romeo arrivando una inquietante conclusione: il giovane aveva perso la vita a causa una sola coltellata che gli ha reciso l’arteria femorale. La visita legale ha ispezionato la ferita, lunga venti centimetri e rimarginata con 40 punti di sutura, causata al cugino di Romeo da un arma da taglio. E’ la stessa che ha provocato il decesso dello studente formiano del ‘nautico’ di Gaeta? Per i legali – gli avvocati Vincenzo Macari e Tina Di Russo e per i periti delle parti offese le due ferite avrebbero le stesse caratteristiche e, dunque, sarebbe state provocate dallo stesso coltello.

Non la pensano così il consulente Luca Lepore e i legali difensori – gli avvocati Luigi Tecchia e Giuseppe Biondi – del giovane 17enne di Casapulla che ha ottenuto, tra il clamore generale, gli arresti domiciliari dopo la derubricazione dell’omicidio volontario in omicidio preteritenzionale. “Fare una comparazione è azzardato – hanno detto – perché la ferita riportata dal cugino di Bondanese ha subito dopo una settimana una prima cicatrizzazione”. Insomma bisogna attendere ora il contenuto delle diverse relazioni autoptiche e medico legali per la cui presentazione la Procura dei Minorenni un concesso un termine di 90 giorni.

E mentre proseguono con il massimo riserbo le indagini del commissariato di Polizia di Formia, che si sono di nuovo estese a Casapulla ed in altri centri della provincia di Caserta, le famiglie della vittima e del cugino gravemente ferito hanno deciso di promuovere un nuovo forcing perché – a loro dire – molti tasselli, benché sia ancora prematuro, non sono stati messi al loro posto. In attesa di conoscere le motivazioni ufficiali con cui il 17enne di Casapulla ha ottenuto i domiciliari a meno di 3 giorni dall’aggressione di via Vitruvio, le parti offese vogliono chiedere un incontro al Questore di Latina Spina e al sostituto procuratore Maria Perna. Vi parteciperà anche l’avvocato Matteo Moriggi, del foro di Viterbo, che da lunedì cura gli interessi del fratello maggiore di Romeo Bondanese, Francesco.

Intanto, sono emersi altri elementi, decisamente raccapriccianti, dall’interrogatorio di convalida del fermo di polizia di giudiziaria cui è stato sottoposto nella giornata di venerdì lo studente di 17 anni di Casapulla che, accusato dell’omicidio di Romeo Bondanese e del grave ferimento del cugino coetaneo, ha ottenuto dal Gip del Tribunale dei Minorenni gli arresti domiciliari dopo che la stessa Procura competente ha derubricato l’iniziale reato di omicidio volontario in omicidio preteretenzionale aggiungendovi tra i capi d’accusa quello di rissa aggravata. Il giovane casertano ha fornito una sua versione sui fatti ora al vaglio delle dovute verifiche. Ha raccontato al Gip Federico Falzone che la gazzarra sarebbe scoppiata dopo che il gruppo degli adolescenti formiani avrebbe esclamato una frase, “Ecco sono arrivati i napoletani”, che sarebbe stata considerata come una provocazione nei confronti dei cinque giovani provenienti da alcuni centri della provincia di Caserta. Uno dei legali del 17enne di Casapulla, l’avvocato Luigi Tecchia, ha rivelato che il suo assistito(che ha incontrato di nuovo sabato mattina presso la abitazione di Casapulla), ancora frastornato, ha cominciato a prendere coscienza di quanto gravemente accaduto sul terrazzo sovrastante la darsena della Quercia. Che sia protagonista di un pentimento è, forse, presto per ribadirlo.

INTERVISTA Luigi Tecchia, avvocato

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Il giovane studente frequentante l’istituto tecnico di Santa Maria Capua Vetere ha fornito al Gip utili elementi per arricchire le indagini, tuttora in corso, da parte del commissariato di Polizia? Questo interrogativo è legittimo alla luce del rinvenimento sabato mattina, al termine di un’immersione subacquea, di un coltello nel mare della darsena de La Quercia. E’ una delle due armi che ha reciso mortalmente l’arteria femorale di Romeo e ha squarciato il quadricipite della gamba del cugino, forse il vero bersaglio dell’aggressione? Gli inquirenti, a tal riguardo,mantengono uno stretto e comprensibile riserbo.

Intanto la concessione degli arresti domiciliari al 17enne di Casapulla ha creato un mix di rabbia e di incredulità che, alimentato dai social, ha visto protagonisti soprattutto tanti giovani, compagni di scuola e amici in comune di Romeo e del cugino. Molti di loro hanno deciso spontaneamente di promuovere un flash mob di protesta contro il provvedimento del Gip Falzone sabato pomeriggio, alle 17, nell’area mercato di via Spaventola, nella zona antistante il commissariato di Polizia. Hanno fatto rumore anche alcune dichiarazioni rilasciate da una zia di Romeo all’agenzia Agi subito dopo la concessione dei domiciliari al presunto autore del delitto del nipote: “Sono indignata e arrabbiata – aveva detto – Non c’è stato nessun rispetto della nostra famiglia. Romeo a casa non c’è, il suo corpo è ancora sequestrato. Accendere la tv e sapere che questo ragazzo è ai domiciliari ci fa male. Se al posto di mio nipote ci fosse stato il figlio del giudice come sarebbe andata? Sono schifata. Non è giustizia. Il suo aggressore aveva con sé un coltello, non era in giro per una passeggiata”, aveva aggiunto concludendo. Dichiarazioni che se da una parte, dal punto di vista umano, sono state definite comprensibile, dall’altro, sul piano prettamente procedurale, hanno creato imbarazzo nel pool di legali che, rappresentando le famiglie delle parti offese, non avevano voluto rilasciare alcuna dichiarazione invocando “cautela e buon senso” nel momento in cui le indagini coordinate dalla Procura dei Minorenni sono ancora in una fase embrionale.