Operazione Dirty glass, Trano: “In provincia di Latina servono più uomini e mezzi”

Latina

LATINA – “Non è la prima volta che mi trovo a commentare inchieste in cui si trovano coinvolti imprenditori, professionisti, esponenti della malavita e anche qualche investigatore infedele in provincia di Latina. Sono vicende che spesso sono stato anche il primo a denunciare, mettendo tali denunce nero su bianco con alcune delle prime interrogazioni parlamentari sul tema. E temo che questa non sia neppure l’ultima volta”. Lo dichiara l’onorevole Raffaele Trano, membro della Commissione finanze alla Camera dei deputati in riferimento all’operazione Dirty glass che ha visto l’esecuzione di 12 misure cautelari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma , di cui quattro in carcere, 7 arresti domiciliari ed uno sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Latina, indagati a vario titolo per reati in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale,  turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco. “A Latina, complimentandomi con la magistratura e la squadra mobile per i risultati raggiunti con l’operazione Dirty Glass, vedo però ormai un problema più profondo: si arriva troppo spesso troppo tardi. Scattano sequestri e arresti per crimini compiuti da chi già da tempo è sotto la lente degli inquirenti. Il copione è sempre lo stesso. Vengono aperti numerosi fascicoli d’indagine, di frequente i tempi per arrivare a un processo sono lunghi e quando si arriva si discute di singoli casi, senza contare che gli stessi imputati hanno numerosi altri procedimenti. E come se non bastasse troppe volte i giudizi si concludono con proscioglimenti per intervenuta prescrizione. Proprio come è accaduto con Luciano Iannotta. Senza contare che spesso, e anche in questo caso è accaduto, basti guardare alla situazione del porto di Sperlonga, in numerose indagini vengono descritte dettagliatamente inquietanti operazioni senza che poi sulle stesse vi sia un intervento per fare completa chiarezza e ripristinare la legalità. Ritengo che tutto questo accada perché a Latina mancano uomini e mezzi, di cui da sempre sollecito un rafforzamento, e per la carenza di personale con cui mandare avanti gli uffici giudiziari. Sarà dunque mia cura chiedere nuovamente al ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, di potenziare il Tribunale di Latina. Non è accettabile che c’è chi può continuare a fare affari incassando una prescrizione dietro l’altra e neppure che uno sguardo globale sugli illeciti di determinati soggetti arrivi solo con inchieste dell’Antimafia. Serve però anche prevenzione. Non si può continuare ad assistere alla contiguità di un’ampia fetta del mondo delle professioni con la criminalità e la peggiore imprenditoria. In Dirty Glass ho avuto notizie pure di funzionari di banca che avrebbero ostacolato il lavoro di loro colleghi i quali avanzavano perplessità su operazioni opache. Gli istituti di credito devono essere un presidio di legalità e sarà mia cura coinvolgere Bankitalia e la stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche affinché vengano fatti accertamenti e presi opportuni provvedimenti per chi si è reso responsabile di simili condotte. Le sole inchieste non bastano a bonificare la terra pontina dal malaffare e il malaffare sta strozzando un territorio che ha invece delle enormi potenzialità ed intelligenze che meritano di essere valorizzate anziché costantemente mortificate dal criminale di turno. Una bonifica in cui è fondamentale la trasparenza. Alla luce di quanto emerso negli ultimi anni chiedo quindi – conclude Trano – che venga desecretata e resa pubblica la stessa relazione fatta dall’allora prefetto di Latina e attuale capo di gabinetto al Viminale, Bruno Frattasi, con cui due volte, senza successo, partendo dagli inquietanti rapporti tra politica, imprenditoria e crimine, l’allora ministro dell’interno Roberto Maroni aveva chiesto lo scioglimento del Comune di Fondi per mafia”.