Scauri / Operazione “Black Queen”, oggi gli interrogatori di garanzia

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MINTURNO – Una vicenda avrebbe dovuto conoscere un epilogo nell’arco di un paio di giorni nell’ambito di una normale verifica fiscale. Ma la caparbietà investigativa degli agenti del gruppo di Formia della Guardia di Finanza, dopo mesi di controlli e accertamenti, è stata premiata. E a scriverlo è niente meno che il Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera che, plaudendo all’attività probatoria prodotta dagli agenti del Colonnello Sergio De Sarno e del Capitano Nicola Maglione, ha emesso due ordinanze di custodia cautelare, una in carcere e la seconda ai domiciliari, che, richieste dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini con le pesanti accuse di riciclaggio e auto riciclaggio, sono state emesse rispettivamente a carico di due persone di Minturno, Mario Fazzone, di 44 anni originario di Capua e di Paolo Carnevale, di 55 anni.

Secondo la Procura di Cassino, dopo le numerose informative inviate dal gruppo formiano delle Fiamme Gialle, sarebbero stati loro, amministratori di fatto di una società di Scauri impegnata nel settore lattiero-caseario, la “R.T. srl”, ad “utilizzare beni aziendali “ereditati” da una precedente società operante nel medesimo settore, “La Filata Srl”, che, coinvolta in precedenza in una bancarotta fraudolenta, era riconducibile ai due indagati di 44 e 55 anni di Minturno”. Il provvedimento di custodia cautelare è stato notificato a Fazzone nel carcere di Frosinone dove si trova da tempo recluso nell’ambito di una delicatissima inchiesta per estorsione sul cui sfondo ci sarebbero niente meno che i tentacoli del clan dei Casalesi. Le due persone arrestate sono difesi dagli avvocati Gianfranco Testa e Michelangelo Soli che proveranno a ridimensionare, già in occasione degli interrogatori di garanzia fissati per questa mattina dal Gip Scalera, il castello accusatorio della Procura caratterizzato anche da un maxi sequestro per oltre un milione e duecentomila euro tra danaro in contante, beni ed immobili ubicati sul territorio di Minturno e Scauri. Chiederanno di essere ascoltate o presenteranno proprie difensive le altre persone coinvolte nella brillante operazione “Black Queen”: sono tre, sono di Minturno, Viterbo e Roma che, per lo più dipendenti della “R.T. srl”, sono considerati veri e propri prestanomi e pertanto sono indagati a piede libero per favoreggiamento e distruzione o occultamento di scritture contabili.

La brillante operazione economico-finanziaria – e lo evince dall’ordinanza del Gip Scalera – si è concretizzata dopo una lunga fase grazie alle intercettazioni telefoniche tra i cinque indagati che hanno permesso di individuare gli amministratori di fatto della società che – secondo la ricostruzione fatta dalla Procura – avevano costituito l’impresa utilizzando beni aziendali “ereditati” da una precedente società che gestisce, sull’Appia a Scauri, un altro noto caseificio. La Guardia di Finanza del gruppo di Formia non ha fatto che ribadire una sorta di continuità operativa aziendale tra le due imprese e la conferma era una soltanto: i clienti e i fornitori sono sempre stati gli stessi. Le indagini – secondo quanto è trapelato dalla Guardia di Finanza – proseguono a ritmo serrato monitorando il ruolo di Fazzone ed il suo presunto rapporto con la camorra mentre i tre indagati e piede libero non avrebbero fatto altro, a distanza di tempo, che riciclare e reimpiegare il denaro provento della bancarotta nella nuova società per reimmettere nel circuito legale dell’economia gli ingenti capitali, con la compiacenza di soggetti terzi a loro molto vicini. Insomma ingenti somme di denaro sono state riciclate sui conti correnti della società indagata, giustificandoli contabilmente quali ricavi di vendite al dettaglio, di fatto mai effettuate. Nello specifico questi proventi venivano artificiosamente annotati sui registri dei corrispettivi per rilevanti importi giornalieri, con la motivazione “mancato funzionamento del registratore di cassa”.

Saverio Forte