Gaeta / Rifiuti pericolosi nel porto commerciale, chieste le condanne

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GAETA – Mano pesante della Procura della Repubblica di Cassino nei riguardi della gestione, illegittima, dei rifiuti ritenuti pericolosi sulla banchina del porto commerciale “Salvo D’Acquisto” di Gaeta. A quattro anni dall’emissione dei provvedimenti cautelari e dei clamorosi sequestri operati all’epoca dalla Guardia Costiera di Gaeta nell’ambito dell’operazione “Porto Sicuro” il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Alfredo Mattei, (partecipò personalmente l’8 agosto 2015 alla conferenza stampa di presentazione dell’operazione insieme all’allora capo della Procura di Cassino Paolo Auriemma e all’ex Comandante della Capitaneria di Porto di Gaeta Cosmo Nicastro) ha formalizzato le sue richieste di condanna nel corso del processo che si sta celebrando davanti il Tribunale di Cassino, presidente Capursio, giudici a latere Gioia e Manuel. E le ipotesi di reato sono davvero pesanti per come sarebbero state gestite 4500 tonnellate di materiali ferrosi provenienti dalle province di Latina e Frosinone e dalla vicina Campania, raccolti sulle banchine del porto di Gaeta per essere imbarcati alla volta della Turchia: corruzione, falso e traffico illecito di rifiuti.

Le indagini, sulla scorta delle segnalazioni di alcune associazioni e comitati civici, appurarono come fossero state nascoste sotto questa montagna di materiale apparentemente di scarto destinato a finire nelle fonderie turche 9 tonnellate di rifiuti pericolosi che le piogge ed il vento avrebbero fatto finire addirittura nel mare del Golfo. Chi avrebbe dovuto controllare e vigilare non l’avrebbe fatto e il Pm Mattei ha chiesto ora una maxi-condanna a sette anni di mezzo di reclusione nei confronti di Franco Spinosa, l’allora responsabile della filiale di Gaeta dell’ex Autorità portuale del Lazio che addirittura venne sospeso in via preventiva dalle sue funzioni dirigenziali. Sei anni di carcere sono stati chiesti per Nicola Di Sarno, l’allora amministratore unico della società di movimentazione di queste merci, la “Interminal srl” di Gaeta mentre di un anno e cinque mesi di reclusione è l’entità della requisitoria formalizzata sempre dal rappresentante della Procura rispettivamente nei confronti dell’intermediario siciliano Andrea Di Grandi e del professionista contabile Daniele Ripa di Castrocielo, in provincia di Frosinone. Il Pm Mattei per una serie di illeciti amministrativi – alcuni dei quali già prescritti – ha sollecitato la condanna alla sanzione pecuniaria di 630 mila euro ai danni della “Interminal” e alla confisca del presunto profitto del reato stimata in 685mila euro, di 405mila euro rispettivamente per altre due società legate alla movimentazione di questa merce, la “Ela srl” e la “Di Grandi srl”. Se il collegio giudicante dovesse accogliere questa istanza, per queste due società ci sarebbe un altro fardello economico da onorare: la confisca del profitto del reato stimata in quasi 364mila euro.

“Porto Sicuro” fu la conclusione di mirati accertamenti avviati, attraverso controlli ed intercettazioni, nel novembre 2013 quando alla Guardia Costiera di Gaeta arrivarono – come detto – segnalazioni circa la presenza presso lo scalo commerciale della città di “rottami ferrosi”. Gli inquirenti rinvenirono quelli che furono dichiarati corpi estranei che li hanno portati a dubitare della corrispondenza del prodotto dichiarato rispetto a quanto effettivamente conferito in ambito portuale. La vicinanza del prodotto contaminato alle acque del Golfo e la mancata adozione delle necessarie precauzioni, avrebbe comportato il loro “rotolamento” a mare. Oltre alla contestazione dei reati di carattere “ambientale”, la Procura di Cassino, che da meno di due anni era competente sul territorio di Gaeta e del sud-pontino, avviò un altro tipo di indagine per verificare le modalità di assegnazione delle aree portuali, classificate come pubblico demanio marittimo. Secondo gli inquirenti l’Ente pubblico gestore avrebbe applicato tariffe per l’occupazione del pubblico demanio marittimo portuale dieci volte inferiori a quelle previste. Illeciti vantaggi patrimoniali ed amministrativi che sarebbero stati ricambiati dalla società con assunzione a tempo indeterminato di personale indicato dall’ente pubblico. Il nutrito e agguerrito collegio difensivo – composto dagli avvocati Macari, Bazzoli, Ognibene, Iacono e Visocchi – interverrà nelle udienze già calendarizzate per il 3, il 17 ed il 31 ottobre mentre la sentenza è prevista il prossimo 21 novembre.

Saverio Forte