Gaeta / Operazione “Coast to Coast”: i dettagli e le intercettazioni [VIDEO]

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GAETA – “Ma non va bene proprio un c…o proprio! Tu m’ha fa avè i seicento euro l’entro uno, forse non ti è chiaro sto fatto! Io ti ho parlato un mese fa e ti ho detto che non c’è margine di trasgressione, io vengo là, distruggo il ristorante e ti sfondo di mazzate pure a te e ti faccio fa una figura di merda e ti faccio piglià una denuncia, quindi o chiami prima tu i Carabinieri e li fai venire no, oppure li chiamiamo dopo insieme. A me tu mi hai rotto il c…o, io non so come te lo devo dì, tu sei un pezzo di merda, sei un drogato, sei un chiacchierone e io con la gente come te non ci voglio avere a che fare, io pretendo ciò che è mio! Che ti ho dato una vita fa, tu il problema non te lo devi fare oggi, alle dodici e trentaquattro del venti….mi hai capito…” E’ una delle inquietanti conversazioni raccolte nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare, 57 pagine una più raccapricciante dell’altra, con cui è proseguita la crociata, senza soste, del Commissariato di Polizia di Gaeta contro lo spaccio di sostanze stupefacenti in città, nei principali centro del Golfo e finanche nell’entroterra, a Cassino.

A distanza di quaranta giorni dai primi arresti – quando furono notificate 11 ordinanze di custodia cautelare, gli uomini del vice-questore Maurizio Mancini hanno eseguito ulteriori quattro misure restrittive con le ipotesi di reato davvero pesanti come un macigno: detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ma anche usura ed estorsione. L’operazione non poteva non avere un titolo analogo a quella di un mese e mezzo fa e la convinzione degli inquirenti è di aver smantellato forse definitivamente sul territorio del Golfo un’organizzazione criminale, indigena ma altrettanto pericolosa, che teneva sotto scacco il tradizionale tossicodipendente o anche l’insospettabile assuntore che poteva essere il ristoratore e il concessionario d’auto apparentemente senza problemi economici.

Nell’ambito dell’operazione “Coast to Coast 2” sono finiti in carcere Andrea D’Onofrio, di 27 anni di Fondi, il vero e temuto responsabile di quest’organizzazione, Luigi Edgardo Di Nitto, di 29 anni di Formia mentre hanno beneficiato degli arresti domiciliari Alessandro Lucreziano, di 41 anni di Gaeta e – a sorpresa – una quarta persona che non aveva sinora nulla a che fare il territorio, Marcello Di Zenzo, di 30 anni di Cassino. Le indagini culminate con i quattro arresti erano iniziate poco meno di un anno quando gli stessi agenti del Vice-questore Mancini avevano creato un vuoto nelle principali piazze di spaccio del Golfo con i primi arresti di un’organizzazione che aveva conosciuto una sorta di “iniziazione” tra i giovani studenti delle principali scuole di Gaeta e Formia e successivamente tra i frequentatori dei principali locali della movida locale. Fu il primo step di un sodalizio che aveva elevato la sua fama criminale nel mondo imprenditoriale, a favore di chi la droga – almeno sulla carta – poteva acquistarla in base alle proprie esigenze e richieste. E quest’organizzazione capace di sopravvivere agli arresti del 2018 e del maggio scorso sapeva che la Polizia di Formia e di Cassino era sulle sue tracce.

Lo si evince dalle 57 lunghe e dettagliate ordinanza di custodia cautelare che, emessa dal Gip del Tribunale di Cassino Francesco Armato, è stata richiesta dal magistrato che ha lavorato a stretto gomito con i bravi ed indomiti investigatori del vice-questore Mancini, il sostituto procuratore Alfredo Mattei. E così che i pusher e chi teneva le loro fila al telefono o nelle conversazioni ambientali in auto chiamavano la cocaina “bamba” e l’hashish “l’insalata da portare alla mamma”. La droga commercializzata al minuto in piccoli e modiche quantità arrivava sempre da Fondi ma l’organizzazione si era specializzata e ramificata sul comprensorio al punto da poter garantire il soddisfacimento delle principali piazze dello spaccio, oltre che di Fondi, di Terracina, Gaeta, Formia e – novità assoluta – anche di Cassino e della valle dei Santi. Il volume degli affari, ammontante a diverse migliaia di euro a settimana e per quantitativi rilevanti di stupefacenti, prevedeva anche che il gruppo degli spacciatori convincesse gli acquirenti obbligandoli a ricevere la droga a domicilio o in altro luogo sicuro di loro pertinenza.

Avv. Vincenzo Macari

L’ordinanza del Gip Armato è anche uno spaccato inquietante di come questa organizzazione preannunciasse anche metodi violenti in caso di mancato pagamento della droga a più riprese acquistata. Chi non riusciva a pagare diventava destinatario di ben precise richieste estorsive ed usuraie e quando la vittima non ce la faceva ad onorare i propri impegni economici lasciava il compito di “trattare” al proprio genitore (“…Lei lei dice che sta senza parole, figurami io che mo sto cadendo dal cielo, pero io lo voglio, lo voglio aiutare”) per lo più con Di Nitto che quasi quasi chiedeva scusa di aver coinvolto una terza persona (“…E mi dispiace anche questa situazione che si è venuta a creare che siete state coinvolto pure…”). All’attività di indagine tipica, quali pedinamenti e lunghi appostamenti, è stata affiancata una significativa attività tecnica, con intercettazioni telefoniche e ambientali, che ha consentito una definizione certa del quadro indiziario a carico degli arrestati. La posizione processuale più pesante è senz’altro quella a carico di Edgardo Luigi Di Nitto che, difeso dall’avvocato Vincenzo Macari (l’avvocato Giulio Mastrobattista assiste D’Onofrio mentre la difesa di Lucreziano è garantita dall’avvocato Maurizio Lollo), deve rispondere di nove capi d’imputazione, sette (datati tra l’aprile ed il maggio 2018) per la cessione di piccoli dosi di droga, soprattutto di cocaina, uno di estorsione e l’altro di usura.

Ecco i fatti. Un ristoratore Vincenzo F. avrebbe dovuto restituire una somma di danaro di 1500 euro erogata in un’unica soluzione agli inizi di giugno 2017. Quel prestito lievitò a 2000 e 2500 euro, comprensivo degli interessi, che il debitore si era impegnato a restituire nell’arco temporale di sei mesi prima e entro la fine di aprile 2018. E gli accordi furono rispettati. Di Nitto si fece consegnare la somma di 1900 euro alla fine di dicembre 2017 e i restanti 600, attraverso il padre della persona offesa, tra la fina di aprile e gli inizi di maggio 2018. Ma ci furono le minacce che vi abbiamo raccontato agli inizi del servizio. Furono captate il 20 aprile 2018 e Di Nitto costrinse il padre di Vincenzo F. a pagare dopo aver proferito le seguenti frasi “…Io vengo là, distruggo il ristorante e ti sfondo di mazzate pure a te… Io ti intorzo e ti intorzo ogni volta che ti vedo…” E infine, un aspetto collaborativo l’hanno offerto in questa triste e amara vicenda anche alcuni assuntori, noti nel medio panorama imprenditoriale di Formia. Lo scrive anche il Gip Armato nella sue 57 pagine di ordinanze di custodia cautelare: quando qualche assuntore, nel frattempo indagato a piede libero, si è visto arrivare la Polizia per qualche controlli amministrativi, in lacrime ha ammesso di aver consumato cocaina. Un tassello importante che ha consentito al vice-.questore Mancini di completare un puzzle difficile da costruire sino a qualche mese fa…
Saverio Forte

VIDEO Intervista al vicequestore Maurizio Mancini