Sud pontino preda dei clan, interrogazione di Lannutti

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GAETA – Si complica il mandato delle amministrazioni comunali di Gaeta e Sperlonga. Il senatore Elio Lannutti, membro della commissione bicamerale antimafia, ha depositato in queste ore una interrogazione sulle sconvenienti presenze della criminalità organizzata nel Sud pontino. Nel documento, sottoscritto anche dalle colleghe Cinzia Leone e Daniela Donno, si passano in rassegna una serie di indagini, alcune piuttosto recenti, in cui compaiono ripetutamente rapporti tra criminalità organizzata ed affaristi locali.
Sempre più delicata la posizione del consigliere comunale Gino Gaetani e del sindaco Mitrano. Gaetani, in particolare, aveva negato la presenza della criminalità organizzata collegandola esclusivamente all’assenza di sparatorie in città, quando invece in provincia di Latina gli indici del radicamento mafioso sono legati agli investimenti ed agli immobili sequestrati e confiscati. Mitrano si era detto invece associato alla richiesta del consigliere comunale di valutare azioni legali contro il parlamentare Raffaele Trano per danno di immagine. La colpa? Aver chiesto insieme alla collega Ilaria Fontana al ministro dell’interno se ricorressero i presupposti per lo scioglimento o altri provvedimenti ai sensi degli artt. 141 e ss del Tuel.
Prima del deputato era toccato a giornalisti nazionali, locali e blogger essere minacciati di azioni legali, sempre per danno di immagine, questa volta dalla giunta di Sperlonga. Per Trano e Fontana, mettendo in pericolo la libertà democratica. Del resto l’associazione antimafia Caponnetto, in un comunicato stampa piuttosto piccato aveva paventato la possibilità di azioni penali, come previsto per coloro che tentano di limitare le prerogative parlamentari.
Ma ora a chiedere conto del comportamento della politica locale sono anche tre senatori. Al termine di una disamina piuttosto imbarazzante, soprattutto per chi continua a far finta di non vedere, Matteo Salvini viene invitato a compiere “verifiche sugli atti dei Comuni di Sperlonga e Gaeta, e quali controlli intenda avviare, anche patrimoniali, in relazione alle vicende segnalate, compreso l’anomalo investimento di circa 60 milioni di euro operato dalla Banca popolare di Fondi nel piano integrato di Sperlonga”. Allo stesso tempo è chiamato in causa anche il ministro della giustizia Bonafede “perché disponga le verifiche ispettive di propria competenza sugli uffici giudiziari coinvolti che hanno agito, ad avviso degli interroganti, in maniera inconsueta nelle vicende indicate”.
Sono davvero tante le circostanze che non tornano. La famosa “linea della palma”, di cui parlava Leonardo Sciascia per raffigurare la colonizzazione mafiosa verso il Nord Italia, ha raggiunto la Germania ed è andata oltre. Viceversa, a Gaeta, nonostante sia stato presentato il film “La Casalese – Operazione Spartacus” prodotto da una società riconducibile ad Angelo Bardellino, recentemente arrestato in esecuzione di una condanna a titolo definitivo, è possibile che proprio all’apertura della sede cittadina dell’associazione antimafia Libera, un assessore, sempre della giunta Mitrano, continui glissare queste problematiche?

LANNUTTI, LEONE, DONNO – Al Ministro della giustizia. – Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
nei territori del basso Lazio, in particolare a Formia, Gaeta, Minturno, Itri, Fondi, Terracina, Sperlonga, la camorra domina incontrastata con la presenza dei clan Bardellino, Esposito-Giuliano, Mallardo, Moccia, Bidognetti, Fabbrocino, Gaglione, Ascione, Nuvoletta, Zagaria, Maiale. Già nell’udienza del 3 marzo 2003 del processo “Spartacus”, il boss di Mondragone, Augusto La Torre, confermò la presenza criminale nei territori sud-pontini: “Nella zona di Formia, oltre a Guido Coppola, il clan dei casalesi poteva utilizzare Gennaro De Angelis e Armando Puoti. Che in passato aveva appoggiato il clan Bardellino”. L’appartenenza al clan dei Casalesi degli operanti nel basso Lazio era stata già confermata da Carmine Schiavone nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero Luigi De Ficchy il 22 marzo 1996 presso la Direzione nazionale antimafia a Roma; come riporta diffusamente un articolo de “il Fatto Quotidiano” del 27 aprile 2019, l’illegalità è presente anche nel Comune di Sperlonga. Il sindaco Cusani, plurinquisito per gravi reati, già arrestato, è stato coinvolto nella nuova operazione “Tiberio 2” del settembre 2018, che coinvolge gli imprenditori Pietro Ruggeri ed il figlio Francesco, titolari della società “Dr Costruzioni”, che è riuscita a vincere numerosi appalti pubblici corrompendo un tecnico comunale. Il sindaco Cusani, nonostante i precedenti, risulta essere tuttora al suo posto. L’associazione nazionale antimafia “A. Caponnetto” ha denunciato il profilarsi di un nuovo caso “Fondi bis”. In particolare, un’informativa dei Carabinieri di Latina inviata nel 2016 alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, a seguito di un esposto dell’associazione, dimostrerebbe come la Direzione distrettuale antimafia ritenga evidente l’interesse speculativo nel “piano integrato” della cittadina da parte di soggetti collegati alla criminalità organizzata campana. Informativa che la Procura di Latina ha chiesto di depositare agli atti del processo in corso contro Cusani + 2 per lottizzazione abusiva (proc. n. 3529/15). Nell’informativa risulterebbero decine di nomi di imprenditori, alcuni collegati al boss Carmine Alfieri, altre legate a Gabriele Brusciano, legato al pluripregiudicato Giuseppe Setola, affiliato al clan dei Casalesi o società direttamente legate al clan Moccia. La criminalità organizzata ha beneficiato dei collegamenti locali con l’imprenditore immobiliare Pierluigi Faiola, che realizzava e commerciava immobili nell’ambito del piano integrato, in affari con l’imprenditore Gaetano Salzillo, vicino al clan “Belforte”. L’infiltrazione criminale si è avvalsa anche di Nicola Pagano, personaggio accostato al clan Zagaria, che tramite la società “Kronos Srl” ed altre campane è riuscito ad acquistare preventivamente terreni necessari per realizzare la speculazione edilizia. L’operazione ha visto impegnati i vertici della Banca popolare di Fondi con investimenti di 60 milioni di euro, mentre le indagini della Procura di Latina si sono concentrate sui reati edilizi, trascurando eventuali collusioni di politici, affaristi e speculatori locali, ovvero la sussistenza di reati associativi (ordinanza del giudice per le indagini preliminari Mattioli del 4 maggio 2018 proc. n. 288/16 mod. 44 gip n. 1814/17 R.G.), benché l’informativa della Direzione distrettuale antimafia faccia emergere un disegno criminale attorno al piano integrato, con una conseguente ipotesi di riciclaggio dei proventi illeciti dei clan campani; anche il Comune di Gaeta desta seria preoccupazione, con politici, funzionari, tecnici locali attualmente sotto la lente della magistratura, e con la presenza della criminalità organizzata campana, nel settore dei rifiuti dove opera la società Ecocar colpita da interdittive antimafia. La Direzione distrettuale antimafia di Roma, dopo un esposto dell’associazione Caponnetto, ha aperto il procedimento penale n. 56190/14/21 RGNR, trasferito per competenza alla Procura di Cassino, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere, a concussione, corruzione, turbativa d’asta. Si adombra la presenza della criminalità organizzata anche nello scandalo delle sanatorie edilizie, con 11 persone indagate tra politici, amministratori, funzionari e personaggi accostati o sospettati di essere prestanomi del clan dei Casalesi nel basso Lazio. Un caso esplicito, riportato dall’associazione “Caponnetto” sul sito “comitato-antimafia”, ha riguardato la realizzazione di una struttura edilizia da parte dell’imprenditore Arcangelo Purgato, titolare della A&PP Group Srl; azienda con sede a Itri, paese in cui Purgato vanterebbe amicizia con un graduato dei Carabinieri del locale comando, che risulterebbe imparentato con l’ingegnere di Casapesenna, Antonio Magliulo, finito in inchieste di camorra, perché considerato organico agli interessi del boss Zagaria; l’infiltrazione malavitosa non ha risparmiato il Comune di Formia, come riporta un articolo di “Temporale.info” del 5 dicembre 2018, dove la gestione di appalti e consulenze sono finiti nel mirino della Procura di Cassino che, tramite la Direzione investigativa antimafia, ha acquisito documenti e delibere riguardanti tre sospetti incarichi avvenuti tra il 24 dicembre 2015 ed il 27 novembre 2017, per l’approvazione dei progetti d’incarico e determine di liquidazione, relative sia a un appalto vinto nel giugno 2005 dalla ditta casertana “Garofalo costruzioni” di Casapesenna per il rifacimento della pubblica illuminazione, sia per la consulenza attribuita nel 2016 alla società “Prometeo Srl” di Fondi per realizzare “smart city”, finanziato dalla Regione Lazio, denominato “Plus Appia via del mare”. L’accertamento della DIA di Roma è proseguita negli uffici Anas di Roma con l’acquisizione di documenti su un altro progetto per la realizzazione della Pedemontana, presentato dal Comune di Formia. Si sospetta che dietro all’opera possano esserci interessi della malavita campana, poiché risulterebbe coinvolto anche l’ex sindaco di un paese del casertano, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa; nel Comune di Itri si adombra la presenza di appartenenti al clan camorristico del salernitano Maiale, attivo nei settori dei rifiuti e lattiero-caseario, che, tramite emissari e prestanomi, sarebbe riuscito ad instaurare rapporti d’affari con imprenditori locali. Relazione comprovata da un’operazione della Guardia di finanza di Salerno, nelle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia salernitana, con sequestro di beni per 40 milioni di euro. Nell’inchiesta denominata “Amorzinha” figurerebbe quale prestanome un imprenditore di Itri per ipotesi di associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni, intestatario di fabbricati e terreni acquisiti anche ricorrendo a pagamenti in nero; nel mirino della magistratura è finito anche il Comune di Fondi. Si ipotizza, secondo quanto riportato da un articolo di “H24 Notizie” del 6 luglio 2018, che l’agriturismo “Tenuta Vento di Mare” si sia “allargato” grazie a lottizzazioni abusive. Nel giugno 2018 sono stati notificati avvisi di deferimenti all’autorità giudiziaria a carico di sei persone, tra cui il geometra che ha svolto i lavori e l’architetto Martino Di Marco, in quiescenza dal 30 aprile 2018 dal ruolo di dirigente del comparto urbanistica del Comune di Fondi, ruolo per il quale ha ricevuto l’accusa di abuso di ufficio per aver concesso autorizzazioni edilizie illegittime. L’agriturismo sarebbe stato polo di frequentazione di politici, generali e magistrati, con la presenza di personaggi appartenenti al clan Gaglione di Frattamaggiore; i Comuni che risultano più infiltrati dal malaffare, come Gaeta e Sperlonga, minacciano le vie legali per danno di immagine contro giornalisti, associazioni ed un deputato del M5S, Raffaele Trano, che ha presentato un’interrogazione alla Camera dei deputati (4-02679) chiedendo lo scioglimento per infiltrazioni dei due Comuni, si chiede di sapere:
se il Ministro dell’interno sia a conoscenza di fatti descritti e se ritenga utile disporre con urgenza verifiche sugli atti dei Comuni di Sperlonga e Gaeta, e quali controlli intenda avviare, anche patrimoniali, in relazione alle vicende segnalate, compreso l’anomalo investimento di circa 60 milioni di euro operato dalla Banca popolare di Fondi nel piano integrato di Sperlonga;
se il Ministro della giustizia intenda disporre le verifiche ispettive di propria competenza sugli uffici giudiziari coinvolti che hanno agito, ad avviso degli interroganti, in maniera inconsueta nelle vicende indicate.