Sperlonga / Giornalisti imbavagliati, interrogazione di Raffaele Trano

Attualità Politica Sperlonga

SPERLONGA – La libertà di stampa e l’uso disinvolto dello strumento delle querele sono al centro di una interrogazione presentata dal deputato Raffaele Trano. In particolare, prendendo spunto dal caso Sperlonga, il parlamentare sollecita il ministro dell’interno a prendere iniziative contro il clima da “querela preventiva” che colpisce l’intera categoria dei giornalisti italiani. Di seguito il testo completo dell’interrogazione.
“Premesso che: il clima da «querela preventiva» a cui sono sottoposti diversi giornalisti della provincia di Latina
è stato segnalato attraverso l’interrogazione a risposta scritta n. 4-00465 (seduta di annuncio n. 15
del 14 giugno 2018, Camera dei deputati, XVIII legislatura);
nella stessa interrogazione si elencano diversi fronti giudiziari aperti nel comune di Sperlonga e
nella successiva interrogazione n. 4-02679 (seduta di annuncio n. 157 del 5 aprile 2019) si specifica
come in realtà si paventino avvisaglie di infiltrazioni malavitose all’interno del cosiddetto «piano
integrato di Sperlonga» fin dal 2010;
tali timori sono declinati in successivi articoli di stampa e sostanziati da una informativa dei
carabinieri del comando provinciale di Latina diretta alla direzione distrettuale antimafia di Roma del
2016;
a seguito della richiesta del pubblico ministero di acquisire il documento nel processo «piano
integrato» e della relativa notizia divulgata da organi di informazione locali e nazionali, la giunta
comunale di Sperlonga in data 9 maggio 2019 ha deciso di dare mandato a un avvocato del foro di
Roma di procedere nei confronti dei giornalisti attraverso «le più opportune azioni legali a propria
tutela», arrecando gli articoli, a proprio giudizio, «grave lesione del diritto d’immagine»;
tra i destinatari indicati vi è anche l’associazione antimafia Antonino Caponnetto;
dalla prima versione della delibera pubblicata sull’albo pretorio comunale on line si evince che
trattasi dello stesso legale che ha assunto il patrocinio, nel summenzionato procedimento penale, del
sindaco Armando Cusani;
nel documento il primo cittadino è indicato quale presidente della seduta; in una seconda
versione, pubblicata in sostituzione e senza particolari formalità con identico numero, il sindaco
risulta invece assente e ad assumere la direzione è il vice sindaco Francescantonio Faiola;
contraddittoriamente sul quotidiano Il Messaggero si evidenzia come proprio il comune
nell’ultimo piano anticorruzione delinei un quadro territoriale soggetto a infiltrazioni camorristiche;
da altri articoli risulta che l’ente provincia di Latina e il suo presidente Armando Cusani
abbiano sporto nei confronti dei giornalisti 16 querele, coronate dall’esclusione di un cronista da una
conferenza stampa, nonostante le proteste dei colleghi. In relazione alle spese legali per tali querele
l’associazione Stampa Romana ha presentato un esposto alla Corte dei Conti;
altre 10 querele per diffamazione sono state inoltrate dal comune di Sperlonga nel 2015
nei confronti di due giornalisti del quotidiano Latina editoriale Oggi «rei» di essersi interessati alla
vicenda del «Piano integrato»;
precedentemente già nel 2013 secondo quanto riportato da articoli del Corriere della Sera e La
Repubblica la giunta aveva nominato un «delegato all’immagine» con funzioni di «querelatore»;
l’opposizione consiliare ha denunciato nel 2018 spese per 350.000 euro tra «avvocati e
consulenze di vario genere, senza contare le condanne e le spese che derivano dai contenziosi» –:
se il Governo non ritenga di attivare tutti gli strumenti di competenza compresa l’attivazione dei
servizi ispettivi di finanza pubblica, per verificare se le sostanziose cifre stanziate per spese legali
da un comune di poco più di tremila abitanti e definite in sede di approvazione del rendiconto 2016
«un buco nero», siano in linea con la corretta amministrazione finanziaria, anche in considerazione
dell’oggetto delle azioni giudiziarie intentate e della resistenza nei vari gradi di giudizio;
se, considerando le inchieste elencate nelle interrogazioni di cui in premessa e la sproporzione
nella possibilità di rappresentare le proprie ragioni da parte dei privati, il Governo non ritenga di
adottare iniziative normative per tutelare i più elementari diritti di espressione, intesi sia come diritti
costituzionali di cronaca e di critica tipici della funzione del giornalista, sia di mera opinione del
cittadino comune, ripristinando il normale gioco democratico.”