Gaeta / Porto commerciale penalizzato dopo accordo con Civitavecchia, operatori delusi

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GAETA – Non è ancora Quaresima ma la classe politica della provincia di Latina e, soprattutto, del suo comprensorio meridionale reciti il suo mea culpa e se ha ancora la forza, ci cosparga la propria teste di cenere. Per gli operatori che gravitano intorno al porto commerciale di Gaeta è stato un altro schiaffo sui denti l’accordo raggiunto a Guidonia attraverso il quale Fabio Massimo Pallottini, direttore Generale del Car, e Francesco Maria di Majo, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale hanno, di fatto, dato seguito ai contenuti del protocollo d’intesa siglato nel 2018 per definire meglio lo sviluppo dei traffici dell’AdSP e della potente società consortile romana. In sintesi il porto di Civitavecchia diventerà l’unico hub per l’importazione e l’esportazione della merce diretta o proveniente dal Car, il centro agroalimentare di Roma.

Fabio Massimo Pallottini e Francesco Maria di Majo

Al presidente dell’associazione degli operatori portuali di Gaeta, il professore Damiano Di Ciaccio – docente in pensione e con un passato politico nella Margherita di cui è stato più volte consigliere e presidente del consiglio di Gaeta – hanno fischiato le orecchie quando ha letto le dichiarazioni del dinamico presidente dell’AdSp secondo il quale “Civitavecchia ha tutte le caratteristiche per diventare, ancor di più, il gateway dell’import/export intercettando, in particolar modo, le merci provenienti e dirette in Spagna e in nord Africa. Gli operatori del settore sono legittimamente incavolati perché questa “mission” – che secondo il presidente Di Majo soddisferà gli obiettivi di contenimento dell’impatto ambientale nei trasporti – avrebbe potuto perseguirla il porto di Gaeta in rapporto ed in funzione di quello che era (forse non lo è più) il secondo mercato ortofrutticolo d’Italia, il Mof di Fondi.

Di Ciaccio non vuole alzare bandiera bianca in segno di resa ma correttamente ammette come il protocollo firmato dall’avvocato di Majo e dal presidente Pallottini “non sia altro che la naturale conclusione di una valida idea di delocalizzazione dei vecchi mercati generali di Roma, dalla zona dell’Ostiense all’attuale area di Guidonia che è ottimamente collegata con l’Autostrada del Sole, con lo svincolo di Roma Est, il grande raccordo anulare e, dunque, per l’autostrada per Civitavecchia”. La politica pontina è rimasta inerme nel momento in cui il Car di Guidonia ha “svuotato”, quanto basta, il Mof di Fondi che invece aveva bisogno di un’inderogabile medicina: “il potenziamento infrastrutturale e viario con l’A1 attraverso la reclamizzata e mai realizzata Fondi-Ceprano da una parte e un asset di collegamento con il sud-pontino e, dunque, con il porto commerciale, nel frattempo ampliato, di Gaeta”.

Gli operatori portuali di Gaeta ma anche degli altri centri del Golfo hanno un diavolo per capello perchè il mercato ortofrutticolo di Fondi “ha una vita più lunga del Car di Guidonia” e poi perché “prima della realizzazione del Car il Mof aveva una rete di distribuzione fra le più importanti di Italia ora in sofferenza sia per merce in entrata che in uscita. Sicuramente la politica romana – osserva il presidente Di Ciaccio – è stata più lungimirante di quella nostra provinciale. Quando parlo di merce in entrata ed uscita mi riferisco a prodotti che arrivano da Sicilia, Abruzzo, Molise mentre in uscita grossi distributori acquirenti da Roma in su. Tutto questo quindi ancora una volta ci porta ad affermare che Civitavecchia la fa da padrone sul porto di Gaeta, struttura verso la quale, nonostante cospicui finanziamenti del Cipe per il suo atteso e non ancora completato potenziamento, si continua a disattendere in termini di adeguamento della rete infrastrutturale. Le conseguenze si leggono nell’accordo di Guidonia: l’ortofrutta arrivera a Guidonia dal porto di Civitavecchia mentre rimangono al palo, per responsabilità non proprie il Mof di Fondi e l’intero sistema portuale di Gaeta.

Un altro schiaffo arrivato al sistema porto di Gaeta in questi giorni ha fatto ancora più male. Con un gettito annuo di circa 580 milioni di euro, il porto di Civitavecchia è risultato sesto nella classifica dell’Iva sulle merci in importazione assicurata allo Stato dai vari scali marittimi. Il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha assegnato un bel gruzzoletto all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, 8,2 milioni di euro che restano a…Civitavecchia, in qualità di sesto porto in Italia ad aver versato più denaro nella casse dell’erario. Si tratta di fondi, per certi versi, già impegnati. All’anticipazione del presidente Di Majo si è affiancata la dolorosa conferma del presidente Di Ciaccio: dei fondi assegnati dal governo cinque milioni e 400 mila restano a Civitavecchia per migliorare la viabilità di raccordo a servizio della darsena traghetti e i rimanenti due milioni e 800 mila dovranno essere suddivisi tra i tre porti del network portuale: ancora Civitavecchia, Fiumicino e – cenerentola – lo scalo di Gaeta. Per farci cosa? La realizzazione di “opere di efficientamento infrastrutturale”.

“Da quello che io ho capito – rincara la dose ancora il presidente dell’associazione degli operatori portuali Di Ciaccio – si preannuncia ancora un altro bluff per Gaeta. I fondi sono destinati per finanziare la sola progettazione per la delocalizzazione degli attuali cantieri navali e per il miglioramento del waterfront. Neppure un euro per il porto, come se non esistesse. Hanno pure la faccia tosta di confermare che il contributo è frutto di entrate Iva in importazione a cui sicuramene lo scalo di Gaeta ha contribuito fortemente e, forse più di Civitavecchia, in quanto l’imposta si applica sulle merci e sui prodotti petroliferi. I miei colleghi ed il sottoscritto ci chiediamo: cosa significa progettazione per delocalizzazione cantieri? I dirigenti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale dovrebbero sapere, purtroppo per noi , che la delibera “Frattasi” (dal nome del commissario Prefettizio che guidò il comune tra il 2006 e 2007, poi nominato Prefetto di Latina e, successivamente, capo del dipartimento dei Vigili del Fuoco del Viminale e, da qualche giorno, alla testa dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) è completamente conclusa e c’è stata la presa d’atto da parte del consiglio comunale durante il mandato del sindaco Antonio Raimondi. La verità è un’altra: Comune l’ex Autorità portuale del Lazio sono fortemente inadempienti per la sua mancata applicazione. Anzi per questa omissione, l’Authority non può rinnovare le concessioni ai cantieri. Hanno forse intenzione di revocare la delibera e avanzare nuove proposte? – s’interroga concludendo il professor Di Ciaccio – Secondo noi è tutto fumo che viene fatto alzare per nascondere lo scarso peso che riveste il porto di Gaeta a favore di Civitavecchia. E poi è la solita mancia al Comune per contribuire a riqualificare il waterfront dimenticando le precarie condizioni in cui versa lo stato di completamento del porto, il nostro porto”.

Saverio Forte