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Gaeta / Finti matrimoni, l’operazione della Polizia finisce su Rete 4

GAETA – La brillante operazione “Promessi sposi” promossa dal commissariato di Gaeta contro l’immigrazione clandestina sarà sullo sfondo della puntata di giovedì sera, alle 21.10, di “Viva l’Italia”, la nuova trasmissione di Rete Quattro ideata e condotta dal neo direttore del canale Mediaset, Gerardo Greco. Il collega Simone Carolli ha voluto incontrare il dirigente del commissariato di Polizia di Gaeta, il vice-questore Maurizio Mancini, l’investigatore che, più di tutti, ha permesso di smantellare un’organizzazione criminale che, composta da due cittadini stranieri e da quattro italiani, ha contribuito, grazie allo svolgimento di “finti matrimoni”, a favorire l’immigrazione clandestina sul territorio del sud-pontino.

Questo “modus operandi” ha incuriosito non poco la redazione di “Viva l’Italia che, dopo il nulla osta della Questura, ha chiesto ed ottenuto il via libera per ottenere un resoconto sull’operazione, soprattutto dopo la richiesta di rinvio a giudizio emessa nei confronti di tre persone di 49, 58 e 53 anni residenti a Gaeta, di una di 28 anni residente a Minturno, di due cittadini di origini marocchine di 52 anni residenti uno a Gaeta e uno a Sabaudia. Il vice-questore Mancini ha ricordato nell’intervista, in onda giovedì sera in prima serata, le modalità con cui i sei indagati, attraverso l’organizzazione di matrimoni simulati, compissero atti diretti a provocare illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato di cittadini stranieri, dietro un lauto compenso.

Le indagini erano state avviate nel 2017 e hanno permesso di accertare il modo attraverso cui operava ogni componente dell’organizzazione. Un cittadino marocchino, tale Franco, coadiuvato dal connazionale Said e dall’italiano D.I.P., reclutava uomini di una certa età, purché celibi ed in difficoltà economiche, da poter coinvolgere nei loro scopi”; ciascuno poi aveva un ruolo preciso da assolvere: chi si occupava delle incombenze burocratiche ed economiche, gestendo le pratiche ed anticipando le somme necessarie, chi reclutava i futuri sposi e li accompagnava all’aeroporto, favorendo ulteriormente la combine e chi, infine, esigeva dalle donne marocchine il corrispettivo in denaro.

Nell’intervista alla troupè di Rete Quattro il dirigente del vice-questore Mancini ha evidenziato, inoltre, come i riscontri effettuati dalla squadra di polizia giudiziaria, di natura documentale e anche mediante attività tecniche abbiano consentito di rilevare un giro di affari dalle proporzioni inaspettate. Ad ogni ingresso in Italia, a seguito di matrimonio fittizio, dovevano essere conferite dalla donne somme che si aggiravano intorno ai 10.000 euro, mentre solo il 30% veniva retrocesso ai “mariti compiacenti”.

Saverio Forte

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